Chapter thirty eight

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"Ma quando si parte?" chiese insistentemente Ginevra voltandosi più volte all'indietro per vedere se altre persone sarebbero dovute entrare in aereo. "Fra poco" risposi leggermente seccata, non tanto per la sua impazienza, quanto per ciò che era successo poco prima e perché, oltretutto, a Filippo era stato assegnato un posto mediano due file più avanti di noi. Di fianco a me, dove si sarebbe dovuto sedere lui, c'era infatti un ragazzo con degli occhiali da sole terribili inforcati fra i capelli. Gli altri passeggeri dovevano scavalcare la sua mano sinistra lasciata penzoloni in mezzo al corridoio da perfetto maleducato. "Questo puzza da morire!" mi lamentai a bassa voce con la mia migliore amica. Portai un lembo della mia maglia al naso per cercare aiuto nel profumo che quella stessa mattina mi ero spruzzata ripetutamente. Ginevra rise, ma, probabilmente, troppo forte perché il ragazzo potesse non sentirla. A un tratto si chiusero le porte dell'aereo e, dopo alcuni collaudi di routine, il veicolo cominciò a spostarsi sulla pista di asfalto già rovente. Accelerammo e il decollo confermò l'inizio di una delle vacanze che non avremmo mai e poi mai dimenticato: il nostro primo viaggio da neo-diplomate. Cercai con lo sguardo la testa di Filippo che non feci fatica a trovare, svettante, fra le altre. Quella mattina non ci eravamo considerati più del necessario, soprattutto per colpa della distrazione ricaduta sulla "gatta morta 2, la vendetta" e mi mancava, ma avremmo rimediato in spiaggia, non gliel'avrei fatta passare liscia. Nello stesso istante si voltò verso di me e, non appena i nostri sguardi si incontrarono, ci scambiammo una delle nostre solite smorfie strane, ma buffe.

Spesi il tempo del volo a dormire e, così, fecero anche Gingy, Yle e Davide, mentre Amy e Chris chiacchierarono per tutto il tempo. Mi svegliai di soprassalto quando uno degli assistenti di volo fece il consueto ringraziamento al citofono dopo l'atterraggio che, successivamente, mi resi conto di non aver percepito. Diedi una gomitata a Ginevra che stava iniziando a russare e dovetti fare lo stesso con il mio fetido vicino. Lanciai un'occhiata dietro di me per controllare che tutti i miei amici fossero svegli, dopodiché cercai Filippo. Non appena mi voltai, sentii una squillante risata femminile provenire proprio dalla persona di fianco a lui con la quale stava parlando. Mi alzai sulle punte dei piedi e cercai di scansare con gli occhi ogni corpo che si frappose fra me e quella ragazza, ma, nulla, mi fu impossibile. Guardai ancora una volta dietro di me e cercai fra i passeggeri la spagnola che aveva conosciuto. "Chi cerchi?" chiese Gingy sbadigliando "Nessuno" risposi concentrata nella ricerca. "Allora chi non stai cercando?" domandò di nuovo ridacchiando. Abbassai lo sguardo su di lei e la vidi con un sopracciglio sollevato in segno di sfida. Sospirai. "Lo sai che a me non puoi mentire, ormai non dovresti nemmeno provarci!" esclamò la ragazza stiracchiandosi e sollevandosi dal sedile per abbracciarmi. Finalmente aprirono le porte e, quando fui libera di recuperare il bagaglio a mano nella cappelliera sopra alla mia testa, riuscii finalmente a intravedere la figura della compagna di viaggio del mio migliore amico. Per la mia felicità, era lei, proprio lei. "Quindi? Rispondimi" mi impose Gingy riprendendo il discorso. "Te lo spiego dopo" risposi infilandomi nello stretto corridoio affollato per dirigermi all'uscita dell'aereo.

Quando il nostro gruppo fu riunito, andammo a recuperare i bagagli nell'area adibita. La mia amica continuò per molto a infilzarmi malamente il gomito nelle costole e, a ognuna di esse, le lanciai un'occhiata fulminea. "Ho detto dopo!" esclamai a bassa voce, dato che proprio dietro di noi si trovavano i due. "Davvero? Ah...se solo riuscissimo a rimanere in contatto, vi porterei a vedere il posto più bello delle Baleari" la voce dell'attraente ragazza ispanica guizzò velocemente nelle mie orecchie. "Sarebbe perfetto! Di sicuro anche i miei amici ne sarebbero entusiasti. Se vuoi e se non è un problema per te, posso lasciarti il mio numero di cellulare" rispose Filippo con un tono vitale. Perfetto, mancava giusto quello. Non mi sarei meravigliata se Amy si fosse girata verso di me e mi avesse chiesto come mai il colore della mia pelle stesse diventando viola. Ginevra mi raggiunse dopo essersi fermata per riallacciarsi una scarpa e mi cinse le spalle con una delle sue braccia. Ci fermammo davanti alla piattaforma rotante che non era ancora stata messa in funzione e aspettammo. Tentai con tutte le mie forze di non far entrare alcuna parola dei loro discorsi nelle mie orecchie, ma più mi sforzai, meno la mia impresa riuscì. "Maledizione! Gingy, parlami di qualcosa, qualsiasi cosa!" sbottai a un certo punto. Perfino Yle, che mi aveva sentita, si voltò preoccupata e mi chiese se stessi bene. La mia migliore amica lasciò la valigia per abbracciarmi forte e cominciò a parlare. Chiusi gli occhi per qualche secondo e mi concentrai sulle parole che stavano uscendo inesorabili dalla bocca della ragazza dai capelli perfettamente ondulati, anche se non ebbero alcun senso per me, non in quel momento. Non riuscii nemmeno a prestare attenzione, tanto i miei pensieri mi confusero. A un tratto, un rumore assordante e intermittente riuscì a fermare tutto. La sirena che annunciava l'avvio del nastro rotante cominciò a suonare e a lampeggiare. "Le nostre valigie, finalmente!" esclamò Amy prendendo per mano Chris che si affrettò ad afferrarne i manici. Alcuni secondi dopo, anche le nostre arrivarono e, non appena feci atterrare le rotelle sul suolo, tornai alla realtà. Deglutii e, con molta fatica, mi voltai verso il mio migliore amico. Selene era sparita, non era più al suo fianco. Feci scorrere velocemente i miei occhi sulle persone rimaste a fissare le valigie che uscirono dalla bocca del nastro, ma non la trovai. "Finalmente!" esultai e Gingy mi guardò con aria interrogativa. "Che c'è?" chiese "Se n'è andata" risposi liberandomi da un fardello più pesante di me. Subito dopo la mano fresca di Filippo si appoggiò alla mia spalla destra. Fui costretta a voltarmi. "Cosa complottate voi due? E' tutto il giorno che siete attaccate come cozze allo scoglio" domandò riferendosi a me e a Ginevra "Parla l'altro" sbuffai scrollandomi di dosso il palmo che era diventato fastidioso. "Io?" chiese inarcando un sopracciglio. "Esatto" risposi con tono arrogante. Feci scattare il pulsante della maniglia del bagaglio a mano per far sì che potessi trascinarlo senza tanta fatica e raggiunsi gli altri mollando a metà il discorso con il mio migliore amico. Ginevra fece lo stesso inseguendomi, ma Filippo ci raggiunse subito dopo.

Maledette gambe lunghe.

Mi afferrò un braccio con una forza che per poco non mi fece sollevare. Mi fece voltare verso di lui a ogni costo. "Adesso mi spieghi il tuo comportamento" disse autorevolmente. Non avevo mai visto nei suoi occhi quell'espressione infastidita. Continuammo ad avanzare fino all'uscita dell'aeroporto. "Cosa ti dovrei spiegare?" domandai sinceramente. "Cos'ho fatto?" replicò lui "Niente, tranquillo. Tutto a posto." dissi eufemisticamente. Non appena fummo ai parcheggi dei taxi e facemmo caricare le valigie, Filippo mi prese il viso fra le mani. "Non ora, non qui" ringhiai e mi lasciò. Per fortuna nel veicolo l'aria condizionata funzionava. Il calore estivo era triplicato rispetto a quello italiano, ma presto ci saremmo trovati in spiaggia a fare il bagno, a prendere il sole e a giocare a beach volley oppure a carte sotto agli ombrelloni colorati. Dovetti ammettere che ciò che era successo mi aveva infastidita tanto, ma dovetti anche riconoscergli il fatto che lui non era di mia proprietà, non fino a quel punto, almeno. Ogni persona è chiaramente libera di avere amici, solo che il fatto che mi avesse lasciata da sola per tutto il tempo per chiacchierare amabilmente con quell'altra non mi andò a genio, diciamo così. Filippo era entrato prepotentemente nella mia vita e la nostra amicizia era maturata così in fretta che sembrò quasi essere stato qualcosa di magico ad averci fatto incontrare. Mai al mondo sarei stata disposta a farmelo portare via da una gatta morta qualunque.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora