Chapter thirty three

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Erano le 9:00 di mattina e, sinceramente, non avevo nemmeno programmato di alzarmi dal letto. Primo giorno di libertà dopo la scuola e mi sarei dovuta svegliare presto? Neanche morta, o, almeno, quello era il mio pensiero prima che il mio cellulare cominciasse a squillare insistentemente. La mia mano tastò ovunque tentando di trovare il malefico aggeggio per silenziare la chiamata, anche se, con gli occhi chiusi, si sa, è un'impresa impossibile. Quando alzai la testa dal cuscino e aprii in una minuscola fessura un occhio, la suoneria smise di "urlare". "Grazie al cielo" pensai e tornai ad abbassare la testa, ma il fastidioso e ripetitivo suono cominciò a torturarmi le orecchie un'altra volta. "Pronto?" dissi stizzita con una voce assonnata senza precedenti. Non guardai nemmeno chi fosse stato a telefonarmi, mi preoccupai solo di far stare zitto quell'aggeggio. "Mia, sono qui sotto. Scendi?" era Filippo. "Sono a letto, sali tu" non gli diedi neanche il tempo di replicare e, due minuti più tardi, sentii suonare il campanello. Vi è mai capitato di avere tanto (ma tanto) sonno e di volere poter dormire con tutte le vostre forze, ma i suoni prodotti in casa o fuori dalla finestra vengono amplificati in un modo tale che siete costretti, sebbene contro la vostra volontà, ad alzarvi? In ogni caso, anche se non fosse stato per il suono molesto, mi sarei dovuta alzare per andare ad aprire la porta, dato che mamma e papà erano usciti da un pezzo, ormai. Lo feci entrare e, senza neanche salutarlo, mi diressi di nuovo verso la mia camera da letto. Una rara ventata fresca di aria entrò dalla finestra che avevo lasciato aperta durante la notte tanto faceva caldo. Sentii la porta chiudersi e i passi del ragazzo seguirmi. Mi buttai ancora una volta sul morbido materasso che, per mia sfortuna, non si era raffreddato molto in pochi secondi. Mi stesi prona, misi le braccia sotto al cuscino, vi appoggiai un lato del viso e chiusi gli occhi. Sentii la presenza di Filippo sulla porta e, dopo alcuni secondi, avanzò sedendosi di fianco a me. "Ti svegli?" chiese prendendo fra le mani i miei capelli. "No" risposi arricciando il naso. "Ti prego!" esclamò "Sono stanca. Mettiti giù e dormi anche te, è l'alba" si mise a ridere. "Sono le 9:00" ripeté "Non è l'alba" continuò. "Fidati che, per una maturanda il giorno dopo aver finito la scuola, lo è" sospirò "C'è una sorpresa per te" disse e aspettai qualche attimo prima di rispondere. "Non è vero" "Certo che è vero" ribatté "No" "Bene, allora me la vado a godere io. Ci vedremo quando ti sarai stancata di stare a letto" rispose alzandosi, ma, prima che potesse sfuggirmi, gli afferrai un polso. "Ah, ti interessa ora?" chiese ridacchiando con sguardo beffardo. "Cos'è?" domandai sempre ad occhi chiusi "E' una sorpresa, non te lo posso dire" "Allora avevo ragione. Non esiste" mi lamentai. Il ragazzo non rispose. Tornò ad avvicinarsi e, senza che me lo potessi aspettare, mi sollevò di peso e mi prese in braccio. "Ehi! No! Ehi, che fai? No!" urlai ridendo e divincolandomi. "Ti porto dalla sorpresa, così non puoi dirmi che sono un bugiardo. Spero che non ti vergogni ad uscire vestita così" disse guardando le pecorelle disegnate sui pantaloncini del pigiama e le nuvolette che decoravano la canottiera. "Okay, okay, ti credo. Ora lasciami andare!" esclamai di nuovo e, delicatamente, mi posò a terra. "Buongiorno anche a te" mi sorrise dopo averla avuta vinta su di me. Gli feci una linguaccia "Fai veloce che è tardi" mi esortò "Tardi per cosa?" "Non te lo dico, è inutile. Vai a vestirti, ora". Andai in camera e cercai un paio di shorts che accompagnai con una maglietta leggerissima a maniche corte e le mie immancabili Vans nere. Corsi in bagno per pettinarmi e truccarmi, volevo evitare di uscire proprio acqua e sapone. Presi dal frigorifero uno yogurt e una pesca e feci colazione quasi fosse diventata una gara di velocità. Filippo, infatti, fece il countdown fino a quando non uscimmo di casa. Scendemmo le scale correndo. "Allora? Che sorpresa è?" "Fra tre secondi lo scopri" annunciò. Andammo verso la sua macchina e, voltata di spalle, vidi una figura che conoscevo bene. "Chris!!!" esclamai saltandogli addosso. Mi aggrappai alla sua schiena e lui, ridendo, mi fece fare alcune giravolte. Scesi e lo abbracciai forte. "Come sta la piccola Signorina Simpatia-Portami-Via?" mi chiese "Benissimo! Tu?" "Anch'io" sorrise felice "Forza, andiamo ora" disse Filippo montando in auto. "Chris? Sai di che sorpresa si tratta?" gli chiesi tentando di fregare il mio migliore amico. "Sono offeso" si sbottò il ragazzo dagli occhi verdi inarcando un sopracciglio. "Sono io la sorpresa". Lo fulminai con lo sguardo. "Ah!" mi lamentai "Voi e il vostro complotto malefico fra uomini" dissi stizzita. "Scherzo! Dài..." ridacchiò alle mie spalle e un pugno sul braccio non glielo tolse nessuno. Ci attesero una trentina di minuti in macchina che passarono in un battibaleno chiacchierando con quei due disgraziati.

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