Chapter sixty nine

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Arrivammo con qualche minuto di ritardo, ma dovemmo comunque aspettare l'arrivo degli altri. A coppie, in una quindicina di minuti, si presentarono tutti. L'enorme costruzione illuminata da mille luci colorate si affollò velocemente. "E' freddissimo" tremai leggermente parlando con Viola, Luce, Amy e Yle e, in quel preciso istante,Filippo e gli altri ragazzi ci abbracciarono da dietro. "Quanto romanticismo" affermò ironicamente la promessa di Edo "Siete voi che vi lamentate sempre" obiettò Tom "Quoto" rispose Chris "Io non mi lamento" disse Yle guardando di sottecchi Davide che le fece un occhiolino "Nemmeno io, non ce n'è bisogno" conclusi meritandomi un bacio da Filippo. "Ragazzi! Scusateci" Gingy scese in fretta e furia da un'auto che ci posteggiò di fianco. Sul cartello appeso al muro c'era scritto in rosso scarlatto "Parcheggio riservato agli organizzatori". Alberto le fece da seguito. I due ci raggiunsero subito. "Ragazzi, andiamo dentro, altrimenti le donzelle congeleranno" disse il nuovo arrivato sorridendo e facendo cenno con la testa verso l'entrata. I controllori cercarono i nostri nomi su una lista infinita che era stata decisa dagli amici di Albi per evitare che qualcuno si imbucasse. Grazie a Gingy, alla fine,riuscimmo a prendere parte alla festa senza pagare.

La calda atmosfera dell'ambiente che ci circondò sembrò scaldarci quasi per riflesso. Lunghe tende di velluto rosso che scendevano da ogni parte, luci soffuse di enormi lampadari in cristallo, musica già alta e barman operativi a ogni angolo di ogni stanza. Per il resto,fiumi di persone che continuavano ad arrivare per festeggiare Capodanno in quel luogo strabiliante. Gingy, non appena lasciò Albi,saltò letteralmente addosso a me, Amy e Yle. "Io non vi faccio più andare via" affermò con gli occhi lucidi e stringendoci a sé. "Ho bisogno di tornare indietro. Anche solo a un anno fa" continuò e ci stringemmo in un forte abbraccio che, se avesse potuto, ci avrebbe riportate fra i banchi di scuola. "Venite, vi faccio gli onori di casa" disse sorridente coinvolgendo anche Viola, Luce e i ragazzi."Ma Albi?" le chiese Chris "Deve tenersi in contatto con gli altri organizzatori per mantenere il controllo. Ci eravamo già messi d'accordo, ci raggiungerà nel salone degli affreschi" rispose risoluta.

Il tour di quella fantastica villa sembrò non finire più da quanto era maestosa. Il giardino interno e le sue rose Dorlobla sbocciate come se fosse stata primavera furono una visione per tutti. Passeggiammo per i lunghi corridoi principeschi decorati da ornamenti floreali e vegetali, visitammo tutte le stanze al piano superiore a cui agli altri era stato proibito l'accesso e, infine, come aveva detto la mia migliore amica, ci trovammo nella stanza degli affreschi con Alberto.Questa, era un'enorme sala da ballo il cui pavimento in marmo lucido rifletteva l'immagine della luna che, alta nel cielo, entrava all'interno della stanza tramite le gigantesche porte-finestre ad arco disposte solo su un lato di essa. Degli affreschi, che ritraevano dei cherubini intenti a giocare in cielo fra le nuvole,decoravano la parete opposta fino al soffitto a volta. "Niente male, eh?" disse il ragazzo di cui Gingy era perdutamente innamorata e tutti ci voltammo verso di lui. "Affatto" rispose Filippo, mentre gli altri, ancora impressionati dalla bellezza della stanza, si limitarono ad annuire. "Grazie per averci invitati tutti" Luce approfittò dell'occasione "Dovere" le fece un occhiolino. "Ragazzi, immaginerete il motivo per il quale stasera non sarò molto presente. Tirare avanti una festa di questa portata è un'impresa anche se siamo in cinque" proseguì "Vi lascio in custodia Ginevra, so che è in buonissime mani" i due si sorrisero a vicenda. Filippo mi guardò e vidi le sue labbra incurvarsi verso l'alto. Forse anche lui aveva pensato alla sera in cui ero andata a casa sua per conto di Gingy anche se, alla fine, era andata in un altro modo. Mi avvicinai al mio migliore amico per cercare un contatto che non si fece attendere. Mentre Alberto finì di parlare,Filippo avvolse un braccio dietro alla mia schiena agganciando, poi,la mano al mio bacino. Appoggiai la testa sulla sua spalla e, proprio in quell'istante, l'organizzatore, o, almeno, uno di essi, ci augurò una buona serata scomparendo dalla stanza. Gingy ci fece da guida per tornare al piano inferiore dove la festa era già cominciata. Una distesa infinita di persone ballavano a ritmo di quello che era un mash-up dell'anno appena trascorso. Decidemmo tutti di andare a prendere qualcosa da mangiare al buffet allestito in una delle sale secondarie, giusto per cominciare bene. Successivamente, la fila ai bar non fu lunghissima, dato che ce n'erano tanti e sparsi un po'ovunque. Con i drink in mano ci dirigemmo nel cuore della pista e ballammo, ballammo, ballammo fino allo sfinimento. Ridemmo e ci divertimmo come pazzi fino agli ultimi secondi che separarono il vecchio anno da quello nuovo. Le coppie si riformarono velocemente e Alberto ci raggiunse per festeggiare con noi.

Cinque, quattro, tre, due, uno...

Filippo mi prese fra le sue braccia come se non fossi potuta essere di nessun altro. Solo sua. Non appena scattò la mezzanotte le nostre labbra si cercarono e si trovarono, come sempre, desiderose le une delle altre."Buon anno, amore mio" mi sussurrò all'orecchio con un tono abbastanza forte che potesse sovrastare quello dello speaker che stava già cantando Disco Samba nella speranza che qualcuno cominciasse un trenino senza precedenti. "Buon anno!" gli risposi allo stesso modo e, dopo un "ti amo" detto a fior di labbra,ripresi a baciarlo. Facemmo gli auguri a tutti i nostri amici, poi uscimmo tutti insieme per ammirare i fuochi artificiali che vennero sparati in cielo da molteplici parti della città. Ballammo ancora per un'ora e, nel frattempo, ritrovai Gingy che per qualche decina di minuti avevamo perso di vista. La mia migliore amica mi prese permano e, avvisati gli altri, scomparimmo nella folla per trovare un posto tranquillo per parlare. Non trovando altri luoghi liberi,salimmo le scale e tornammo al piano superiore. "Beh, dove ti eri cacciata?" le chiesi affannata correndole dietro. Ginevra mi guardò per qualche secondo senza proferire parola. "Pronto? Terra chiama Ginevra, Terra chiama Ginevra. Ci sei?" chiesi scherzosamente e lei mi guardò con sguardo quasi sconvolto. "Mia, mi ha baciata". A quell'affermazione improvvisa rimasi interdetta. "Chi?" domandai aggrottando la fronte "Alberto!" rispose lei allargando le braccia e sedendosi con fare teatrale appoggiando la schiena contro al muro. La seguii a ruota. "Quindi cos'è successo?" continuai a chiederle non capendo il suo comportamento "Non capisci? I miei sentimenti sono ricambiati. Come faccio? Lui è il mio migliore amico. Cosa farei se lo perdessi?" le domande che uscirono dalla sua bocca immaginai che venissero direttamente dal suo cuore. Le presi il viso fra le mani. "Ora ti calmi" mi imposi inginocchiandomi davanti a lei. "Quando io ho avuto lo stesso problema con Filippo, tu mi hai detto: "Stai a vedere cosa succede e prendi la vita come arriva", no? Ti trovi esattamente nella stessa situazione. Filippo è il mio migliore amico e il mio ragazzo.Non penso possa esistere benedizione più grande. Lui mi conosce più di me stessa a momenti e, nonostante tutto, ha comprato il pacchetto intero. Pregi, difetti, anzi, più difetti che pregi. Lui si è innamorato di me per come sono e basta". Gli occhi della mia migliore amica si agganciarono ai miei. "Smettila con le paranoie.Ti ricordo che qualche decina di giorni fa avevi programmato di dichiararti. Lui ha fatto il lavoro sporco per te, ringrazialo!" le sorrisi "Ora alzati, vallo a cercare e..." lasciai la frase in sospeso per tirarla su di peso. "...e vai a far vedere in giro che lui è solo tuo" conclusi. Ginevra mi sorrise e fu solo capace di abbracciarmi fino a togliermi il fiato. "Hai capito? Niente paranoie. Stai tranquilla che non lo perderai" le dissi prima di lasciarla per tornare dagli altri che intravidi in mezzo alla pista.Non appena riuscii a raggiungerli, chiesi a Chris dove fosse finito Filippo, dal momento che sembrò essersi volatilizzato. "Ha detto che aveva caldo e che aveva bisogno di aria. Saranno cinque minuti che se n'è andato, vai a vedere se lo trovi. E' andato di là" mi fece segno con un braccio indicando l'uscita. Scavalcata la miriade di persone le une appiccicate alle altre, mi liberai dalla bolgia infernale per avvicinarmi alla porta principale dalla quale proveniva il gelo della notte invernale del nuovo anno. Anche lì si erano formati piccoli gruppi, per lo più di ragazzi che erano usciti per fumare una sigaretta. Cercai di alzarmi in punta di piedi nonostante i tacchi per sovrastare tutti quei corpi più alti di me. Nulla.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora