Chapter fifty nine

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Rimanemmo a letto ancora per qualche istante, poi recuperai i miei indumenti intimi. Vidi i jeans ancora ai piedi del letto e mi venne da ridere. Li raccolsi e scesi per vestirmi con ciò che la sera prima Filippo aveva trovato per me. Non appena lo sentii scendere a sua volta, mi appoggiai all'isola della cucina come aveva fatto lui alcune ore prima. Tesi nella sua direzione la mano con la quale sostenni i pantaloni ancora umidi e, quando fece capolino nella stanza, cominciai a parlare. "Qual'era l'affermazione di ieri sera? Ah, già, "Quelli non li tocchi"!" inarcai un sopracciglio e sorrisi vittoriosa. "Sono stata brava" continuai voltandomi e appoggiandoli a cavallo dello schienale di una sedia che si trovava lì vicino. Filippo mi cinse da dietro e mi baciò il collo. "Molto, Signorina Simpatia-Portami-Via" rispose e in viso diventai rossa temendo di aver associato il commento sbagliato alla situazione sbagliata. "In entrambi i casi" si chiarì e, a quel punto, diventai color porpora. Sentii le sue labbra ancora appoggiate sulla mia pelle incurvarsi in un sorriso compiaciuto, cosa che mi contagiò nonostante l'imbarazzo. "Cosa vuoi per colazione?" mi chiese slegando le sue braccia da me e passando dall'altro lato della cucina. "Quello che c'è, non ho preferenze" gli dissi. Andò verso il frigorifero e lo aprì. "Ho dello yogurt, frutta, marmellata, il latte e del succo d'arancia. Nel mobiletto di fianco a te ci sono biscotti, fette biscottate, pane in cassetta e cereali". Alla fine scelsi uno yogurt, una mela e del succo d'arancia, mentre lui si preparò il caffè. "Sicura di non volerne un po'?" domandò versandoselo in una tazza dentro alla quale ci mise anche il latte e io annuii con il cucchiaino in bocca.

Nel giro di una giornata tutti vennero a conoscenza del fatto che non eravamo più solo migliori amici. Gingy e Yle mi tartassarono di domande e furono ben felici di cambiare il suo soprannome in "cognatino" - sarebbe troppo ovvio scrivere che a Filippo non piacque? -. Per quanto riguarda la mia migliore amica, ciò che successe fra me e Filippo la incentivò a buttarsi con Alberto. Chiamammo Chris e Amy su Skype e demmo anche a loro la bellissima notizia. Rimproverai il ragazzo dagli occhi verdi non appena venni a scoprire che lui era sempre stato a conoscenza di come stavano le cose e, terminati i brevi battibecchi fra lui e Amanda che, nonostante fosse la sua ragazza non era venuta al corrente nemmeno lei dei sentimenti di Filippo per me, i due ci etichettarono scherzosamente come "amici con benefici".


"Vieni su!" lo esortai a scendere dall'auto con la quale mi accompagnò a casa. Vestita in quel modo sembravo una sfollata, perciò non mi azzardai a fare il tragitto a piedi. "Sicura? Non sarebbe meglio se venissi un altro giorno?" mi chiese stranamente teso. "I miei ti adorano, ti hanno sempre adorato" richiusi la portiera che pochi secondi prima avevo aperto. "Mi adoreranno anche dopo essere venuti a conoscenza del fatto che, beh..." fece una pausa e inforcò le dita di una mano nei capelli. "Che non sei più vergine a causa mia?" concluse la frase timoroso. "La mia verginità non è affar loro, tanto più che sono maggiorenne, vaccinata e responsabile per le scelte che prendo" gli diedi un bacio casto sulle labbra. "Poi, vorrei anche vedere!" mi lamentai "Sono rimasta vergine fino ai diciannove anni e mezzo, avrò il diritto di divertirmi ora?" lui rise. "Comunque mia mamma pensa che ci sia del tenero fra noi due da quando ti ha visto per la prima volta. Ricordi quando ci siamo abbracciati al Venice?" mi misi a ridere "Per non parlare di quando ti feci la torta per il compleanno: mio padre si sarà fatto certi viaggi...! E pensa che in quel periodo non venivi nemmeno a casa mia. Sarebbe palese il loro giudizio su di te anche se non me lo avessero mai detto o fatto capire con commentini sottobanco" gli alzai il mento con un dito e lo baciai, quella volta con più trasporto. "Andiamo, su!" esclamai e, più convinto, lasciò l'auto. Salimmo in casa. Era domenica, perciò, poco dopo, Filippo mi avrebbe dovuta lasciare per andare a fare la rifinitura mattutina degli allenamenti pre-partita con i ragazzi della squadra. Presi le chiavi dalla borsa e infilai quella giusta nella toppa. "Ciao!" salutai. La televisione era accesa e un odore di caffè invase le mie narici. "Ehi!" esclamò mamma senza guardare nella nostra direzione. "Ciao, Mia" disse papà intento a guardare il telegiornale. Presi per mano il mio ragazzo che mi sorrise. "C'è Filippo" mi schiarii la voce ed entrambi si voltarono di scatto per salutarlo come si doveva. Arrivammo in cucina e mamma si voltò sorridente una seconda volta con una tazzina in mano. "Tutto bene? Cos'è successo ieri?" "Sì! Niente. Ero fuori, ma, non avendo l'ombrello, il temporale mi ha fatto la doccia. Casa di Filippo era la più vicina, perciò l'ho chiamato e gli ho chiesto di ospitarmi. Devo mettere a lavare i vestiti" le dissi indicando la sporta che avevo in mano ed eclissando ciò che era successo per davvero, chiaramente. Alla fine, un fondo di verità c'era. "Lasciali pure qui sul tavolo, tanto è la prossima cosa che farò" mi rispose in tono tranquillo. "Se mi date tre minuti, vado a cambiarmi, così gli restituisco i vestiti" dissi ai due cercando lo sguardo di Filippo che mi fece un cenno. "Certo, ma non è un problema. Puoi darmeli quando vuoi" rispose, ma, come al solito, feci di testa mia. "Ci metto poco, promesso!" affermai correndo in camera. Presi dall'armadio le prime cose che trovai e tornai in cucina in un battibaleno con la maglietta, la felpa e i pantaloni piegati e infilati in una sporta. Ai due si era aggiunto anche mio padre che sembrava molto coinvolto dall'argomento di cui avevano cominciato a parlare. "Eccomi qua" dissi interrompendoli. "Bene, allora vi lascio. Il mio compito di riportare a casa vostra figlia sana e salva l'ho svolto. Ora vado a lavorare, o, meglio, a far lavorare i ragazzi" sorrise radioso e fui estremamente felice di vederlo in quel modo. "Mia, stasera sono tutti in TV!" esclamò mamma entusiasta "Vi guarderemo di sicuro" continuò mio padre stringendogli la mano per salutarlo. Lo accompagnai alla porta con il sacchetto in mano "Grazie" gli dissi sorridendo. Lui mi abbracciò e ci demmo un ultimo bacio sullo stipite. Quando richiusi la porta, mi lasciai andare contro di essa e appoggiai la testa chiudendo gli occhi. Sospirai. "Anche questa è fatta ed è andata piuttosto bene" dissi fra me e me. Non appena riaprii gli occhi vidi i miei genitori guardarmi l'uno affianco all'altra a braccia conserte sotto all'arco che divideva l'entrata dalla zona che portava alla cucina e al salotto. "Ops".

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora