Chapter thirty nine

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L'enorme auto ci fece scendere proprio di fronte al nostro lussuoso hotel. Recuperammo tutti i bagagli e ci dirigemmo verso la hall dove venimmo accolti con calici di champagne fresco. Un quarto d'ora dopo la visita ai principali spazi a cui avremmo potuto accedere, ci furono mostrate le camere. Ragazze insieme, ragazzi insieme, stanze adiacenti: tutto era stato studiato alla perfezione. Non svuotammo nemmeno le valigie, ma prendemmo tutto l'occorrente per scendere in spiaggia che, fra l'altro, era a pochi passi dal nostro alloggio. La sabbia bianca e l'acqua limpida mi fecero subito pensare di essere approdata in paradiso. Prenotammo sdrai e solo due ombrelloni giusto per riposarci quando il sole sarebbe diventato troppo caldo. Ci svestimmo e abbandonammo le nostre borse da mare all'ombra per andarci a tuffare in quelle acque cristalline. Le nostre risate e i nostri schiamazzi si fecero largo in quella silenziosa lingua di terra paradisiaca. Di lì a poco cominciammo a giocare, fino a quando tutti i miei amici decisero di andare a stendersi per prendere un po' di sole. Tutti tranne Filippo. In mare rimanemmo solo noi due, stranamente – scherzo, ovviamente -. Le altre persone erano andate a pranzare oppure a riposarsi all'ombra di una palma. Abbassai gli occhi sullo specchio accecante nel quale ero immersa e fissai i miei piedi muoversi lentamente per mantenermi a galla. Piccoli pesci colorati guizzarono qua e là pieni di energia. Poco a poco vidi la figura dell'imponente ragazzo venire nella mia direzione, fino a quando anche la luce del sole si oscurò sopra di me. Rimanemmo in silenzio per alcuni lunghi secondi e i nostri occhi si fissarono seri come poche volte era successo, anzi, probabilmente come mai era accaduto. Sospirai. "Ora possiamo parlare?" mi domandò con un tono lieve, non sembrò essere arrabbiato o turbato come all'aeroporto. "Non so, di cosa?" aggrottai la fronte. "Smettila, lo sai benissimo" questa volta vidi Filippo infervorarsi leggermente. "Cosa vuoi che ti dica?" gli chiesi incrociando le braccia sul mio petto. "Perché è tutt'oggi che ti comporti così, magari?" chiese a sua volta allargando le braccia e piegando leggermente la testa all'indietro. "Forse perché è da stamattina che non mi consideri? Forse perché hai passato ogni singolo istante con quella là e ti sei ricordato di me, Mia la ruota di scorta, solo quando se n'è andata? Ma stai tranquillo, prima o poi mi passerà" sentenziai scostandomi dal ragazzo per andare verso la spiaggia a mia volta, tuttavia venni fermata da un suo braccio. "Mia la ruota di scorta? Sul serio? Dimmi che stai scherzando" rispose "Certo che sto scherzando, non vedi? Ora prendo fuori il naso rosso da clown e lo indosso, aspetta solo un attimo..." dissi spingendo l'avambraccio contro Filippo per spostarmi in modo da andarmene. Iniziai a nuotare, ma pochi secondi più tardi sentii la sua presa attorno al mio bacino. Le mie braccia cominciarono a muoversi con l'intento di scappare, chiaramente invano. "Mia, smettila" la sua figura torreggiò ancora sopra di me. "Smettila? Smettila hai detto?" mi arrabbiai e tentai di divincolarmi con tutte le forze che avevo in corpo. Filippo mi afferrò forte per i polsi e mi bloccò. "Finiscila." mi ammonì. "Ora noi due chiariamo perché non voglio che questa situazione si protragga per l'intera settimana. E' la nostra vacanza e dobbiamo divertirci, in più ci sono i nostri amici e non è giusto che anche loro si rovinino tutto questo per colpa nostra e di un nostro battibecco" mi calmai, in fondo aveva ragione. "Quindi?" chiese "Quindi cosa?" ribadii io "Ricominci?" domandò accigliato. "Cos'altro vuoi sapere da me? Ti ho già detto ciò che mi ha dato fastidio" risposi. "Mia, si tratta di una ragazza e basta. Mi è capitato di conoscerla e ci siamo messi a chiacchierare. Il caso ha voluto che avesse il posto di fianco a me in aereo, fine della storia" fu essenziale. "Filippo, il problema non è quello. Mi ha infastidito il fatto che tu sia venuto da me solo quando lei se n'è andata. In ogni caso, ripeto, non c'è problema. Mi passerà anche questa, ho superato situazioni ben peggiori" lo guardai dritto negli occhi e non seppe più come rispondere. Passati pochi secondi aprì le labbra, ma non emise nessun suono. Affinché ricevessi una risposta, dovetti aspettare ancora un minuto. "Scusami, non volevo" notai nel suo sguardo un vero dispiacere. La mia intenzione fu inizialmente quella di tenerlo un pochino sulle spine, ma non ci riuscii. Volevo troppo bene a quel disgraziato. "Vieni qui" dissi infine allargando le braccia, poi, mi attaccai al suo collo mentre sentii le sue incrociarsi dietro la mia schiena. Appoggiai la mia guancia contro la sua ed entrambi sorridemmo. "Mi sei mancato, stupido" ridacchiai "Anche tu, stupida". Mi stampò un bacio sulla guancia e, nella mia mente, tornò a farsi vivo il ricordo della serata passata al River. Sentii le mie guance avvampare e ringraziai il sole cocente per avermi salvata da una situazione che in altri contesti sarebbe stata inopportuna. Mi voltai per ricambiare il bacio, ma, per qualche motivo, lui si spostò e le mie labbra finirono per posarsi a un centimetro dalle sue. Il mio cuore sobbalzò e mi imbarazzai irrimediabilmente. Sentii il mio respiro farsi più veloce, ma sperai che lui non se ne fosse accorto. Ci guardammo a vicenda e, con una nonchalance imprevista, scoppiammo in una risata fragorosa. Scomparii sott'acqua e arrivai a nuoto sulla spiaggia. Lì, aspettai per pochi secondi Filippo che, quando arrivò, mi cinse le spalle con un braccio, dopodiché ci dirigemmo verso i lettini.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora