Chapter thirty six

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"Oddio, no" "Cos'è successo?" chiese incuriosito. Accanto a un albero un po' distante da noi, vidi il ragazzo con la camicia bianca e il suo gruppo fissarmi. "Cosa vogliono ora?" chiesi guardandoli a mia volta, ma continuando a parlare con Filippo. "Pensavo di essere stata chiara". Anche lui si voltò e li vide. "Non si arrendono" sorrise "Tipico. Posso fare una cosa?" domandò cercando i miei occhi. "Cosa?" chiesi per accertarmi "Tu lasciami fare, solo...stai al gioco" rispose. Mi alzai in piedi e lui mi fece sedere sulle sue gambe. In un attimo mi ritrovai completamente rivolta verso il ragazzo. Filippo posò una mano sulla schiena, mentre con l'altra si preoccupò di tener leggermente inclinato il mio collo. Lo guardai interdetta e lui mi fece un occhiolino. Posò le sue labbra proprio nell'incavo e, da lì, prese a baciarmi. Il mio battito accelerò e sentii le mie guance avvampare.

"Fermati. Fermati subito. Ora." dissi mentalmente, ma, come mi aveva chiesto lui, dovetti stare al gioco. La sua barba come al solito pizzicò la mia pelle sensibile. Avvicinai al suo viso i miei polpastrelli e gli accarezzai una guancia facendo sfregare le mie unghie con la peluria prima di riportare la mano appoggiata al mio ventre, dopodiché mi abbracciò e inviai un sorrisetto compiaciuto verso il gruppetto che ci stava osservando nervosamente. Avvicinai le mie labbra a un suo orecchio. "Può bastare" gli sussurrai con voce tremolante per ciò che era appena accaduto e lui mi diede retta. Dopo quella sceneggiata decidemmo di alzarci e tornare a casa. Entrambi eravamo un po' stanchi.

Arrivammo davanti a casa sua e lo abbracciai forte come ogni volta. Inaspettatamente si fiondò nello stesso punto in cui, poco prima, aveva giocato e mi schioccò un altro bacio, mettendosi successivamente a ridere. Inutile dire che rimasi stranita dalla situazione. "Non voglio che torni a casa da sola a quest'ora" affermò. "Filippo, vai a letto" lo esortai "Domani hai l'ultimo giorno di allenamento prima delle ferie e ti dovrai svegliare presto" continuai. "Se è per questo, mi dovrei portare i libri a Ibiza per poi tornare e dare gli ultimi esami, ma non lo farò. Aspetteranno come il mio letto in questo momento" rispose.

Più testardo di un mulo. Se avesse deciso qualcosa, nessuno sarebbe riuscito più a fargli cambiare idea.

"Forza, andiamo! Prima arriveremo, prima tornerò e per la tua felicità andrò a dormire" mi voltai con un'espressione desolata, ormai la decisione era già stata presa. Camminammo fianco a fianco parlando inesorabilmente. Non importava se non avessimo avuto argomenti particolarmente interessanti, noi riuscivamo a parlare nonostante tutto. "Posso farti una domanda?" mi chiese all'improvviso. "Me l'hai già fatta" risposi stringendo la lingua fra i denti sorridendo e socchiusi gli occhi. "Dài, dimmi" dissi infine. Sentii il respiro di Filippo tanto fu il silenzio che ci circondò. "Come mai hai detto al gruppo che io ero il tuo ragazzo?" arrossii. "Te l'ho già detto, non sapevo cos'altro dire. Perché?" "Così..." "No, dimmelo. Sul serio." "Niente! Chiedevo soltanto" "Ho detto ai ragazzi che eri il mio ragazzo perché siamo migliori amici e sapevo che avrei potuto contare sul tuo appoggio. So che tu ci sei, ci sei sempre per me" gli spiegai cercando a mia volta una spiegazione per la mia affermazione che gli aveva dato tanto a cui pensare. Lo vidi sorridere, un sorriso pensieroso, per l'appunto. Velocizzai alcuni passi e mi fermai di fronte a lui. Mi avvicinai e mi alzai sulle punte dei piedi per potergli afferrare il viso e stampargli un grande bacio sulla guancia. Presi la sua mano facendogli alzare il braccio e, tornando al suo fianco, mi feci avvolgere dalla sua ala protettrice tenendo le dita incrociate con le sue. "Quando arrivi a casa mandami un messaggio, non si sa mai" lo avvisai bisbigliando prima di entrare all'interno del palazzo.

Andai subito a letto in attesa del fatidico giorno in cui avrei scoperto il voto di uscita dal Liceo. Aspettai il tempo necessario per far sì che Filippo arrivasse a casa sua, ma, a quanto pare, ne impiegò troppo, visto che mi addormentai.

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