Il cellulare cominciò a vibrarmi in mano e la suoneria partì a tutto volume: era Filippo. "Dimmi" dissi io quasi preoccupata. "Ehi!" "Che succede?" gli chiesi spostandomi in camera mia per parlare senza avere in sottofondo il rumore della televisione e mamma che origliasse. "Selene mi ha dato buca perché ha una cena di lavoro di cui è venuta a conoscenza oggi pomeriggio" "E...quindi?" "Non lo so, ti ho chiamata proprio per questo" "Ah!" risi "Mi è venuta un'idea. Arrivo fra dieci minuti" gli risposi infine. Andai in cucina, presi dalla credenza alcune cose che sapevo non avrebbe avuto in casa e le misi all'interno di una sporta di plastica. Andai in bagno a truccarmi un'altra volta perché non sarei mai e poi mai uscita senza eye-liner, sciolsi il batuffolo che mi ero fatta in testa dopo la doccia e andai in camera per vestirmi. Prima di uscire dalla porta di casa salutai mamma e le dissi che sarei andata da Filippo e, lei, mezza addormentata, non fece molte domande. Corsi in cantina a recuperare una bottiglia di vino rosso, poi salii in macchina e parcheggiai poco lontano da casa del mio migliore amico. Citofonai per tre volte. "Cosa stavi facendo? E' freddo fuori!" lo rimproverai sullo stipite della porta. "Avevo acceso lo stereo a volume troppo alto, solo che non riuscivo a trovare il telecomando per abbassare" si giustificò stringendosi nelle spalle e abbracciandomi successivamente. "Uh!" disse vedendo la bottiglia di vino "Non si può cucinare senza un buon calice di questo" lo alzai per mostrarglielo meglio. "Chris approverebbe" "Lo so, sono una buona intenditrice" mi vantai e gli sorrisi. "Improvviso qualcosa qui fuori, oppure mi fai entrare?" domandai ridendo "Posso scegliere?" chiese trattenendo una risata "No" alzai gli occhi al cielo ed entrai nell'appartamento con la forza. "Wow! Si vede proprio che hai fatto pesi oggi" ridacchiò "Non prendermi in giro, caro" risposi dirigendomi in cucina e lasciando il ragazzo alle mie spalle. Filippo mi seguì e non appena appoggiai la sporta sull'isola, sbirciò al suo interno. Mi tolsi il cappotto e lo appoggiai insieme alla borsa sul divano. "Bene. Cominciamo!" esclamai sorridendogli "Cosa devo fare io?" "Stappa la bottiglia e versa un po' di vino in due bicchieri, io penso al resto". Una canzone nel frattempo terminò e nell'appartamento si fece largo la voce di Adam Levine dei Maroon 5 con Maps. "L'adoro" dissi entusiasta tornando dal mio migliore amico e lui mi sorrise versando il liquido bordeaux all'interno di uno dei due calici. Mi accostai a lui e presi dalla sporta tutto l'occorrente per preparare dei tortini al cioccolato con cuore morbido, uno dei miei classici. Presi dal frigo le uova e il burro, dal mobile sopra di me la farina e lo zucchero, mentre da casa avevo recuperato il cioccolato, il cacao, la vanillina e lo zucchero a velo. Mi misi a lavorare sul piano sgombro. Filippo mi porse il bicchiere mezzo pieno e, prima di sporcarmi le mani, bevvi un sorso. Si sedette sullo stesso sgabello sul quale si era seduto la sera prima per mangiare la pizza e mi osservò rimanendo in silenzio. Canticchiai nonostante avessi compagnia proprio a un palmo dal mio naso e terminai l'impasto in pochissimo tempo. Accesi il forno a centottanta gradi e ripulii tutto ciò che avevo sporcato. "Come sei silenzioso" gli feci notare asciugandomi le mani con lo strofinaccio che trovai sul piano di fianco a me. Mi voltai e lo vidi fissarmi con sguardo serio, si era incantato. Schioccai le dita un paio di volte davanti ai suoi occhi. "Ehi? C'è nessuno in casa?" chiesi spettinandogli un po' i capelli. "Sì, sì! Ti stavo guardando lavorare" rispose "A cosa stavi pensando?" gli domandai avvicinandomi a lui e appoggiando la schiena all'isola. "A niente, ti stavo solo osservando" disse di nuovo. Sollevai un sopracciglio, ma non indagai oltre. Mi voltai all'indietro per recuperare il mio bicchiere e bere un altro sorso, poi lo appoggiai di fianco al suo. Con gli occhi seguì ogni mio movimento e, pensieroso, mise la mia mano sulla sua. La osservò e la rigirò un paio di volte, poi se la mise sulla testa, quasi come un bambino. Sorrisi quando i nostri sguardi si incrociarono. "Stasera non va, eh?" dissi e lui scosse la testa socchiudendo poco dopo gli occhi. Feci scivolare la mano sulla sua guancia e gliel'accarezzai. La peluria si sollevò leggermente e tornò al suo posto istantaneamente. "Vieni con me" gli dissi, poi, afferrandogli la mano risoluta e conducendolo in salotto.
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Mille volte ancora
RomansaMia, una diciannovenne alle prese con una vita da liceale che verrà stravolta dopo un incontro/scontro. Vi racconterà la sua storia, o, almeno, tutto ciò che è accaduto da un anno e otto mesi a questa parte. Se ne avete voglia, preparatevi un the e...