Chapter forty one

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"Mia, fa freddo e abbiamo tutti sonno!" esclamò Ginevra. Anche lei era vicina alla sua condizione. Tutti lo eravamo un pochino, ma in pista avevamo smaltito la maggior parte dell'alcool. "Ragazzi, non preoccupatevi. Mi occupo io di lei, andate a letto" rassicurai tutti. Chris aveva praticamente preso in braccio Amanda e Ylenia per poco non si era addormentata fra le braccia di Davide. Mia sembrò essere l'unica con alcune energie in più rispetto agli altri, nonostante il suo stato. "Sei sicuro?" mi chiese Chris. "Sì, sì! Ci vediamo domani mattina" risposi. "Esatto. A domani, io vado a fare il bagno ora. Non sapete cosa vi state perdendo!" esclamò lei ridendo e affondando la testa nel mio petto. Salutai i ragazzi e li vidi allontanarsi mentre io e Mia ci dirigemmo verso la spiaggia. Fu l'unico luogo che mi venne in mente che avesse dei lettini. "Facciamo il bagno di mezzanotte!" disse sragionando. "Mezzanotte è passata da un pezzo" risposi prendendola in braccio. "Lasciami. Sto bene! Riesco a camminare con le mie gambe" protestò, anche se l'alcool non le permise di usare la forza su di me. "Tranquilla" "Sono tranquillissima. Voglio andare a fare il bagno" agitò le gambe. "Lo facciamo fra poche ore" "No! Lo voglio fare adesso". La discussione si protrasse per altri cinque minuti e, nel frattempo, arrivammo alla spiaggia in cui avevamo passato il pomeriggio. La lasciai appoggiare a terra e andai a recuperare un lettino che misi vicino a un ombrellone chiuso. Trovai un asciugamano abbandonato lì vicino e, vedendo che era pulito, lo recuperai. Nel frattempo Mia si alzò e cominciò a togliersi i vestiti ancora bagnati dalla schiuma della festa. "Ehi, ehi, ferma" andai da lei per rimetterle la maglietta. "L'acqua è fredda. Se ti bagni, sarà anche più freddo". Le sue braccia lottarono contro le mie. "Lasciami fare" protestò di nuovo. La paura che potesse affogare fu tale che decisi di accompagnarla e di immergermi con lei. "Visto? Non è fredda" mi fece notare e, anche da ubriaca, aveva ragione. "E' stato talmente caldo oggi che l'acqua non ha avuto il tempo di raffreddarsi. Ma sto parlando di meteorologia? Perché parlo di meteorologia? Sono ubriaca e parlo di meteorologia, meraviglioso" continuò e mi misi a ridere, era davvero tenera la sua sbornia. "Non ne vuoi parlare?" le chiesi "No, mi fa schifo scienze" rispose secca "Bene, allora parliamo d'altro". L'afferrai per il bacino non appena vidi che si stava allontanando troppo dalla riva e la feci sedere sulle mie gambe. Guardò in alto. "C'è la luna piena stasera e Marte è visibile" disse. "Ma anche questa è scienze" si corresse voltandosi a guardarmi con occhi vitrei, ma ancora vivaci. "Amo la luna e le stelle. Starei ore e ore a guardarle" non smise di parlare. "Questo non lo sapevi, ma sai molte altre cose di me. Forse sai anche più di ciò che dovresti sapere. Per esempio, sai quando mi viene il ciclo, anche se l'hai scoperto per colpa mia, ma sei il mio migliore amico, perciò sei perdonato. Sì, sei il mio migliore amico e ti voglio un bene che probabilmente non ho mai voluto nemmeno a me stessa. Se questo non è amore, allora non so proprio cosa sia" si dilungò. L'ultima frase mi colpì dritto al cuore. "Mia..." fui solo capace di dire. "Ma perché non piaccio a nessuno, secondo te? Intendo...a nessun ragazzo. Perché nessuno mi viene a cercare? Perché?" appoggiò la testa nell'incavo del mio collo e cominciò a singhiozzare. "Ehi, ehi!" presi ad accarezzarle i capelli umidi e lisci per cercare di tranquillizzarla. "Perché?!" strillò. "Vorrei solo che ci fosse qualcuno che mi amasse per davvero e non intendo qualcuno della mia famiglia o dei miei amici. Intendo proprio un ragazzo. Perché non è possibile?" in quel momento si aggrappò al mio collo cingendolo con le braccia. "Perché ci sono già io" risposi cercando di dare una risposta ad ogni suo interrogativo, nonostante fosse talmente ubriaca che il giorno seguente si sarebbe svegliata chiedendosi il motivo per il quale ci trovavamo in spiaggia. Lentamente si sollevò dalla mia spalla e mi guardò negli occhi con ancora le lacrime che le rigavano il viso. "Cosa vuoi dire?" domandò "Voglio dire che non c'è nessun altro ragazzo perché ci sono già io ad amarti. Tu sei mia, Mia". In quell'istante fu come se il mio corpo si fosse liberato di un enorme peso. Io l'amavo, non mi importava cosa ne pensasse, anche se non ero mai riuscito a dirglielo in faccia, anche se lei ad ogni mio gesto diceva che ero il suo migliore amico. Certo, lei era la mia, ma, i miei sentimenti, non sarebbero cambiati.

"Baciami" rispose dopo aver analizzato ogni minima parte del mio sguardo. Rimasi in silenzio. La tensione e la tentazione si fecero padrone di me, ma non cedetti. "No" dissi guardandola negli occhi. "Sarebbe troppo semplice. Sei ubriaca, domani non ricorderai niente. In ogni caso, ricordi? A te non piacciono quelli che affrontano situazioni semplici. Me l'hai detto tu" le sorrisi e il residuo di una lacrima le rigò di nuovo una guancia che asciugai accarezzandola con il palmo di una mano. "Andiamo ora" ci avvicinammo a riva e la portai in braccio fino al lettino sul quale stesi l'asciugamano. "E' freddo" si lamentò e vidi la sua pelle incresparsi per i brividi. "Te l'avevo detto, Signorina Tre-Anni-E-Non-Sentirli. Oggi hai preso il mio nome" le sorrisi. "No, tu sei l'unico e il solo" rispose sdraiandosi su un lato. Mi misi accanto a lei che si rannicchiò contro di me e si coprì con un mio braccio. "Non ti piacciono le situazioni semplici" disse ad alta voce, probabilmente stava pensando fra sé e sé. "Mai piaciute" risposi "Sei come Indiana Jones" rispose e, a quell'affermazione così sicura, non riuscii a trattenere una sonora risata. "Indiana Jones?" ripetei "Sì. Ma ricorda che nessun eroe vince per caso. C'è sempre qualcosa che lo aiuta in qualche modo" suggerì "Ah, sì?" le domandai "Quindi? Vuoi questo aiuto?" mi chiese incrociando le dita della mia mano fra le sue. "No, niente scorciatoie" le risposi. "Beh, io te lo do ugualmente" fece di testa sua. "Fammi ingelosire, di solito funziona". Mia si voltò un'ultima volta verso di me. "Comunque, per la cronaca, tu mi hai conquistata molto tempo fa" disse infine annullando la distanza fra le nostre labbra.

Quel bacio. Così inaspettato, così piacevole. Dolce come lo zucchero e leggero come una piuma. Mi sarei voluto poter abituare così tanto alle sue labbra...se solo lei me lo avesse permesso. "Buonanotte Mietta" le sussurrai all'orecchio stringendola ancora di più a me. La mia migliore amica mi aveva fatto perdere la testa, la ragione, il senno. Ciò che era rimasto dentro di me era l'amore incondizionato. Era davvero possibile provare così tante emozioni e sentimenti per una persona sola? Certo, lei ne valeva mille, diecimila, anzi, fosse stato per me, sarebbe valsa gli interi sette miliardi, compreso me stesso.

Ciò che fu ovvio, almeno per quella sera, fu che, anche con tutta la sua riluttanza da sobria, avrei continuato a portare avanti il mio piano per conquistarla, per farla mia.

Cazzo, Filippo, ora ripigliati.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora