Chapter ninety two

54 6 0
                                    

Il tempo passò in fretta, troppo in fretta. Come ogni volta in cui mi trovavo con lui, d'altronde. Sentii bussare alla porta della mia camera, segno che i miei genitori erano tornati a farmi visita. Segno che Filippo se ne sarebbe andato. Sbuffai leggermente dentro di me, ma, dopo aver visto chi si nascondeva al di là dello stipite, saltai giù dal letto. "Amore mio!" urlai finendo fra le braccia di Gingy. Ci stringemmo per qualche secondo, dopodiché anche Filippo si avvicinò per salutarla. La scena di loro due che si abbracciavano mi stranì, per me era tutto così nuovo. "Bene, ragazze. Ora vado, così potrete sparlare di me quanto vorrete" Filippo mi fece un occhiolino e io gli sorrisi "Sarai l'argomento principe della nostra conversazione, quindi non ti preoccupare, in caso ti fischiassero le orecchie" lo punzecchiai e tutti e tre cominciammo a ridere. "Fai il bravo, eh!" si raccomandò Gingy riducendo gli occhi in fessure e indicandolo "Sempre" le sorrise lui congedandosi subito dopo.

"Cos'è questa sorpresa?" le chiesi entusiasta riavvicinandomi al letto "Ho chiamato i tuoi per avvisarli che sarei venuta io a farti da balia stasera". La ragazza dai castani capelli ondulati mi fece una linguaccia. "E che balia, oserei dire" commentai salendo finalmente sul materasso già freddo. Nel frattempo un'infermiera mi portò la cena che mi ridussi a mangiare solamente perché, altrimenti, sarei svenuta. "Tu hai già cenato?" le chiesi guardando l'orario dal cellulare "No, più tardi dovrò uscire con Albi e alcuni suoi amici" rispose lei facendo spallucce "E io che pensavo che ti fossi vestita così bene solo per me. Povera illusa" scossi la testa fingendo sconsolatezza. Ginevra rise a gran voce. "Stupida eri e stupida rimarrai" si avvicinò per darmi un bacio sulla fronte "Il lupo perde il pelo, ma non il vizio" le feci un occhiolino. Successivamente le dissi di accomodarsi e, mentre il mio pasto si consumava piano, iniziammo a chiacchierare – come se per tutto il giorno non avessi fatto altro -. "Come va con la memoria e tutto il resto?" domandò guardandomi dolcemente negli occhi "Ho cominciato oggi la riabilitazione. Per ora non saprei dirti se ci sono progressi" abbassai la testa per guardarmi le mani. Una breve pausa fermò la conversazione. "Tu sai cosa mi è successo?" le chiesi alzando il volto per guardarla. Il suo sguardo mi disse tutto: nemmeno lei ne aveva la minima idea. Sospirai affranta. "Nessuno lo sa, Mia. Qualcuno ti ha vista mentre ti allontanavi dalla villa, ma nessuno credeva che ti sarebbe successa una cosa simile". Ginevra si strinse nelle spalle, poi, allontanato il carrellino della cena, ormai finita, mi abbracciò quasi fino a togliermi il respiro. Gli occhi mi si inumidirono, ma, quella volta, non dalla tristezza. Ero così felice di aver trovato una persona che mi volesse così tanto bene e che questa facesse parte della mia vita. "Vuoi che ti racconti com'è andata la serata?" mi chiese "A meno che non l'abbia già fatto Filippo" aggiunse sorridendomi in modo provocante. Risi. "No, non ci siamo ancora arrivati. Oggi abbiamo parlato di tutto fino alla nostra vacanza a..." mi bloccai. Nella mia mente si fece largo il vuoto, un vuoto che rimbombò per alcuni lunghi secondi. La mia migliore amica non distolse i suoi occhi da me per un momento, mentre io strinsi i miei e portai le mani alla testa. "...fino alla vacanza a..." ripetei dandomi dei colpetti sulle tempie con i palmi. "Possibile che fosse a Maiorca?" le chiesi mordendomi le labbra "N-no, salvo che tu e Filippo ci siate andati senza dirci niente" rispose delicatamente. "No! C'eravamo io, tu, Amy, Yle, Filippo, Davide e il migliore amico di Filippo di cui non mi ricordo il nome, in questo momento" risposi determinata "Ah, la vacanza a Ibiza!" sorrise dolcemente e il mio viso si illuminò "Ecco, sì". "Christian, comunque" mi disse ancora "Vero". "Quindi avete parlato di Indiana Jones e di tutto il resto?" iniziò a ridere e io la seguii dopo aver annuito. "Bene, allora non vi manca molto per arrivare a oggi" mi fece un occhiolino "Già. Il problema è che vorrei sapere la telecronaca di ogni giorno di questo anno e mezzo che mi è scivolato fra le dita" confessai. "Non ce n'è bisogno". Il suo palmo freddo incontrò il dorso tiepido della mia mano. "Alla fine diventerebbe noioso sapere quante volte sei andata in bagno, cos'hai mangiato e bla bla bla. Filippo ti sta raccontando tutto ciò che c'è di importante da sapere, tutto ciò che riguarda voi e anche noi. Se ci pensi, non ricordiamo mai cosa facciamo. Ricordiamo solo le esperienze che ci segnano particolarmente. Se il nostro cervello non facesse così, prima o poi scoppierebbe. Ciò che sto cercando di farti capire è che è inutile disperarsi se non ricorderai cos'hai mangiato il giorno in cui hai fatto la terza prova dell'esame di Stato. Devi solo gioire pensando al fatto che sei uscita dal Liceo con un fantascientifico cento e che hai iniziato a frequentare l'Accademia del Cinema per poter diventare la migliore regista e scenografa al mondo. Ti basti pensare a Filippo, uno dei ragazzi più fighi e allo stesso tempo premurosi che siano mai esistiti su questo pianeta che ti adora come nessun'altra all'universo. Un Filippo che, tra l'altro, ti ha fatto una dichiarazione da paura in cima alla ruota panoramica di Parigi. Dovrai solo essere pronta a ricordare i momenti più belli che hai vissuto quest'anno, il resto lascialo andare nel dimenticatoio. Ti meriti di vivere di sola felicità. Io credo che, se ti è capitato tutto questo, un motivo ci sia. Penso che fossimo già destinati a farti ricordare solo le parti migliori di questo frenetico anno, ma...chi lo sa?". Il discorso della mia migliore amica si concluse così. Già, chi l'avrebbe mai saputo? Nessuno.

In quel momento non mi venne nient'altro da dire. Null'altro se non un: "Grazie" che venne direttamente dal profondo del mio cuore. Non le dissi che era stata l'unica a farmi un discorso del genere, l'unica che mi avesse veramente aiutata in quella complicata situazione nella quale mi ero andata a ficcare. Ginevra era stata la sola a riuscire a farmi aprire gli occhi per la prima volta.

Alla fine decidemmo di non parlare della serata di Capodanno e incaricò Filippo della missione. Come promessogli prima che se ne andasse, iniziammo a parlare di lui che, ben presto, diventò per davvero il protagonista delle nostre chiacchiere. Lei mi raccontò tutto ciò che lo riguardava, ogni singolo commento che avevo fatto su di lui, com'ero impazzita dopo il nostro primo incontro...insomma, Ginevra mi raccontò tutto di noi due dal mio punto di vista. Iniziai a considerarla la benedizione che qualcuno lassù che mi voleva bene mi aveva mandato, non che prima di quel momento non l'avessi pensato. "Ah, quindi l'abbiamo..." dissi inebetita senza nemmeno riuscire a connettere più parole insieme "...fatto? Sì" mi fece un sorriso a trentadue denti. "E..." la mia voce tremolò "Più di una volta" disse lei risoluta. Il sorso d'acqua che avevo appena mandato giù mi fece tossire brevemente. Guardai la mia migliore amica negli occhi e vidi il suo ghigno malefico spuntare all'istante."E..." ripetei quella volta ridacchiando nervosamente "E il tuo commento è stato: "Oh mio dio" ." rispose inarcando le sopracciglia e ammirandosi le unghie colorate. Sgranai gli occhi e forse anche la bocca si aprì, poi lei mi fissò e scoppiò a ridere. La ragazza si alzò dal letto "Ma ha qualcosa che non va?" le chiesi appena riuscii a recuperare quel poco di me stessa che mi era rimasta dentro. "Mmh, vediamo..." alzò gli occhi al soffitto"Ah, già!" esclamò tornando su di me. In quello stesso istante avvicinò una mano all'altra porgendone una a palmo all'insù."Quando si fa la doccia, va in giro per casa ancora bagnato e sgocciola ovunque. Testardo che più di così non si può. Anche se vi perdeste in Uzbekistan, stai tranquilla che lui non vorrà chiedere mai informazioni. Odia lo shopping, ma per te si è fatto due ore di Galeries Lafayette, quindi, forse, questo non è un difetto. E per ultimo, beh, è un pazzo scatenato. Come te!". Scoppiammo a ridere e ci abbracciammo per salutarci. "I prossimi giorni sarò un po' impegnata, ma, se riuscirò, verrò a trovarti e ad assicurarmi che tutto vada bene, okay?" mi diede un bacio sulla guancia "Forza Mietta, ora riposati. Ti abbiamo strapazzata abbastanza, oggi" "Odio quel nomignolo, lo sai!" "Giusto. Altro difetto? Lui ti chiama così" mi fece una linguaccia. Dopo qualche altra frecciatina e almeno alti tre abbracci, la lasciai andare a cena, ovviamente in ritardo di un quarto d'ora – ops! -.

Mille volte ancoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora