cap. 46 Piano di fuga

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Luna

Fissai daddy in trans fino a che la notte tenebrosa non lasciò posto alla luce.
Mi svegliai mettendo in atto il mio piano cioè rubare i soldi che erano chiusi in cassaforte, Oscar aveva ed ha un ego smisurato e ogni tanto gli piaceva aprire quella cassaforte e rifarsi gli occhi con tutti quei mazzi impilati uno sopra l'altro e io per fortuna avevo visto e memorizzato il codice poi avrei messo tutti i soldi nello zaino e un paio di cambi con del cibo nel borsone usando la scusa di ginnastica; appena allontanata dalla villa e dalle telecamere avrei preso un taxi che mi avrebbe portato a Torino una citta qui vicino dove avrei comprato una parrucca e vestiti nuovi per non farmi riconoscere da possibili telecamere, sapevo di cosa lui era capace, per poi ultima tappa un aereo non molto fidato perciò il nome non era nella bocca di tutti e non lo conosceva neanche Oscar.
Questo mezzo mi avrebbe portato molto lontano dall'amore della mia vita per far nascere il secondo amore della mia vita.
Dopo aver preso tutte le cose diedi a daddy un ultimo bacio dicendogli che volevo allenarmi prima di scuola e poi ci sarei andata direttamente. Appena uscita dalla villa nonostante era quasi estate e faceva caldino una ventata di aria gelida mi colpì in viso facendomi raddrizzare tutti i peli che avevo in corpo quasi come se anche la natura fosse contro la mia scelta e percepisse la mia ingiustizia e egoismo.
Riuscii a chiamare un taxi, ed entrata come distinto mi accarezzai il ventre immaginando già il bambino e come sarebbe stato identico a daddy.
Si qui grazie, pagai e uscii, mettendo piede sull'asfalto sentii un vuoto allo stomaco Rimorso? Paura? Indecisione?
Non sapevo decifrare il tutto così mi limitai a camminare verso il primo negozio di vestiti che trovai. Scelsi una parrucca nera e vestiti appariscenti per niente abbinati. Mi diressi verso l'aeroporto molto impaurita dalla situazione andai nella zona oscura di quel posto e rinunciai a più della meta dei soldi che avevo portato.
Finalmente dentro l'aereo diciamo al sicuro meditai su tante cose mentre stringevo la collana che mi aveva regalato al mio compleanno come se ci fosse un poco di lui lì dentro fra quelle due pagine, per esempio a cosa la disperazione mi aveva portato a fare non ero una fifona ma quel giorno rischiai grosso, niente gli avrebbe impedito di farmi fuori avevo fatto in modo di non essere nessuno e loro potevano intuirlo ma per fortuna mi era andata bene ed ora ero li con la mano sul mio pancino, già due mesi pensai sorridendo alla mia mano come una scema.

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