Cap. 47 Esasperazione

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Oscar

Chiusa la portiera della macchina mi vidi venire in contro un mio uomo
"signore Luna non è rientrata, lei ne sa qualcosa?"
"no doveva rientrare tre ore fa"
"perché non mi avete avvisato che non è tornata a casa"
"ha avuto molto libero arbitrio ultimamente pensavamo ne fosse a conoscenza"
"vado a chiamare le sue amiche, per sicurezza chiama altri e tenetevi pronti per un possibile mio comando"
"si signore" rispose ubbidiente e nervoso.
Rapidissimo presi il cellulare e con le mani che mi tremavano un poco digitai il numero di Andrea "Ciao"
"ma oggi dove eri" dopo quelle parole capii che quel giorno non ci era proprio andata a scuola
"Sono il suo tassista, oggi non è venuta a scuola?"
"Oh scherzavo, è solo un gioco stupido che facciamo noi tranquillo" disse incerta per coprire la sua amica "Andrea è una cosa seria non è tornata a casa oggi, era a scuola o no?" ribadii di nuovo la mia domanda ma questa volta più serio e meno gentile
"No oggi non c'era a scuola e non mi ha neanche risposto ai messaggi e da stamattina che le scrivo e la chiamo ma niente"
"sicuramente non sarà nulla di grave, ma dobbiamo iniziare a cercarla"
"si provvedo subito" risposi solo attaccando la chiamata e avvisando i miei uomini di andare subito a cercarla dappertutto
"entrate in ogni locale scrutatelo tutto andate nei bagni e aspettate che le persone escano ogni vicolo cieco voi esploratelo guardate dentro le macchine e vedete chi ci sta dentro le case con le luci accese, trovatemela non venite finché non la avrete presa non accetto un riscontro negativo sappiatelo" ordinai minaccioso come non mai.
Io rimasi a casa, non ero andato con loro per non impazzire l'ansia mi stava divorando, lei non si era mai comportata così, da irresponsabile, non era da lei.
Mi sdraiai sul divano un paio di minuti ma non riuscivo a starmene li ad aspettare mi sudavano le mani mi passavano per la mente mille pensieri orribili dei pensieri che non si possono raccontare ad alta voce talmente sono brutti e soprattutto rabbia ne avevo così tanta dentro di me che in quel momento sarei stato capace di ridurre in brandelli chiunque mi avesse solo rivolto la parola cosi nonostante il lavoro dei miei uomini presi la mia macchina e mi misi anche io a perlustrare la zona. Proprio quella notte aveva deciso di scoppiare un terribile temporale estivo con tanto di tuoni potenti da far vibrare la terra.
Cercai tutta la notte più passavamo le ore e più non mi controllavo e non ero in me il sangue freddo se ne era andato ora ribollivo tutto come lava dentro a un vulcano in piena eruzione.
Tra strade e bestemmie finii la benzina, diedi un occhiata all'orologio, erano le quattro di mattina e la stavo cercando da quasi 10 ore mi sembrava passato pochissimo mi ero mangiato anzi divorato il tempo.
Quando la macchina si bloccò ero in un campo, i tuoni se ne erano andati lasciando spazio a secchi di pioggia che cadevano dal cielo mai visto piovere così tanto fino ad ora.
Preso dalla frustrazione mi misi a urlare a quel campo enorme "Luna"
"Dove sei"
come se lui avesse la risposta come se lei fosse nascosta in mezzo alle canne da zucchero, come se fosse colpa di quel campo iniziai a strappare tutto con una forza che non sapevo neanche io stesso di avere, strappavo e urlavo come un loop infinito fino a vedere l'alba che illuminava il mio volto e le mie molteplici ferite sulle mani che mi ero procurato con tutte le spine delle varie piante.
Ero in uno stato pietoso cinquanta e passa di chiamate perse dai miei uomini.
Non avevo mantenuto la mente lucida, forse dentro di me un po' lo sapevo che ormai lei se ne era andata, forse per quello avevo reagito così già sapevo e mi stavo solo sfogando in anticipo, già sapevo che non l'avrei più rivista.
Richiamai i miei uomini ma nessuno mi rispondeva stavano davvero giocando a nascondino con me a vediamo quanto manca a farlo impazzire.
Buttai il telefono in macchina incazzato quasi come se avessi paura di una possibile telefonata da parte dei miei agenti e andai a cercare una stazione di benzina. Dopo aver camminato un ora sotto il sole ne trovai una e comprai due taniche di benzina tornando alla mia postazione.
Incamminandomi verso la macchina vidi una luce dentro, il mio telefono che squilla pensai quindi misi per terra le taniche e di fretta mi precipitai dentro e risposi
"quindi?" chiesi impaziente
"mi dispiace signore è letteralmente scomparsa"
"idioti" urlai subito al telefono come se fosse il mio agente in persona
"ora vengo lì e vi licenzio uno ad uno"
"trovatela, fate i salti mortali non mi interessa, ma trovatemela
" "avete capito" urlai più forte di prima e attaccai.
Feci benzina e partii veloce come un fulmine, con gli occhi appannati dalla rabbia e con il cervello in ostaggio dal nervosismo.
La strada era il mio sacco da box l'asfalto andava in fiamme dopo che le mie ruote ci passavano rapide graffiandolo tutto, una curva dopo l'altra la velocita al massimo i rossi che per me erano diventati tutti verdi, fino a quando non sentii un rumore fortissimo accompagnato da un ronzio persistente e fastidioso alle orecchie e poi buio.
Mossi le sopracciglia di poco da sotto la palpebra vedevo luci a cui non sapevo bene dare un colore qualcuno farfugliava qualcosa mi sembravano un insieme di borbottii mi sentivo per terra con i vestiti bagnati quasi come stessi dormendo sopra una pozzanghera e puzzava tutto di bruciato e gomme consumate, la prima cosa che feci era stata cercare di alzarmi fallii miseramente e oltre al dolore, la frustrazione di nuovo divento regina dentro di me e dentro il mio corpo.
Ora non solo ero incapace di trovare l'amore della mia vita ma sembravo anche un invalido che non riesce a mettersi bene seduto.
Mi sentii trasportare da due infermieri "datemi qualcosa mi scoppia la testa" riuscii a mugolare e dopo vari tentativi aprii di poco un occhio l'altro non ne voleva sapere era tutto gonfio e dolorante. Ma guardati sembri un cucciolo ferito e indifeso la vocina era tornata mi sembrava di fare un viaggio nel tempo però all'indietro era come se di nuovo fossi solo e dovevo fasciare le ferite corporee e mentali anzi no dovevo bruciare il tutto in modo da avere subito delle cicatrici non potevo aspettare che il tutto guarisse lentamente con delle semplici bende.
"Ha qualcuno da chiamare?" chiese uno di loro una volta in ambulanza, un vuoto enorme e devastante mi prese il petto iniziando a divulgarsi dappertutto a piantare chiodi in ogni centimetro della mia pelle e dei miei organi e i chiodi sul cuore andarono in verticale e orizzontale come se volessero spezzarlo definitivamente senza possibilità di ricucire il tutto
"si l'ultimo numero chiami quello" pronunciai senza far trasparire alcuna emozione nemmeno il dolore, non lo sentivo più tanto.

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