Cap. 48 Telefonata salva vita

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Oscar
Una volta in ospedale ci misi un giorno e una notte per rimettermi in forze ovvio non del tutto ma mi ero quasi ripreso completamente.
"Praticamente dalla telecamera di sicurezza si vede lei che colpisce un albero, se mi posso permettere è molto strano come video perché sembra quasi la faccia apposta e non ha cercato minimamente di deviare, vabbè comunque lei meglio di tutti noi saprà con precisione cosa è successo, appena si scontra con l'albero per l'impatto e la forza lei cade due metri lontano dalla macchina che intanto è divisa in due sempre per colpa dell'albero un fulmine colpisce proprio tra l'albero e il motore del veicolo e inizia tutto ad andare a fuoco se non fosse per quel vecchietto che ha chiamato l'ambulanza e per il fatto che è balzato fuori dalla macchina forse oggi non sarebbe in questo letto oppure si sarebbe salvato ma in condizioni gravissime, è stato molto fortunato signor Oscar."
"Fammi vedere il video" tagliai subito corto; dopo averlo visto mi sorpresi di me stesso sembravo davvero un altro in quelle riprese così fragile e insignificante, come avevo permesso per la seconda volta che le persone o meglio una ragazza mi facesse questo era riuscita a farmi diventare un altra persona, una femminuccia piangnucolona è una bella cosa provare sentimenti forti diceva sempre, tutte cazzate ecco a cosa portano i sentimenti forti a delusioni e ferite che non guariscono ti segnano la pelle come un tatuaggio e poi invecchiano con te, non avrei mai dovuto permetterle di entrare nella mia vita o meglio nella mia testa, che grande errore che avevo fatto dopo tanto tempo a essere sempre vigile e pronto a riconoscere la falsità e le promesse date solo per rendere indimenticabile il momento.
"Basta è finita" mi dissi ridando il tablet alla mia guardia
"Sta sera vieni con delle birre, voglio bere un po' questo sopravvissuto vuole festeggiare"
"ma signore è vietato portare all'interno della struttura be..."
"è un ordine se qualcuno ti vede risolvi col denaro o donali un rene non mi interessa le voglio alle 8 sii puntuale"
"si signore" rispose uscendo.
Volevo solo rilassarmi un po' niente di che, poi a dirla tutta le birre neanche mi davano così tanto alla testa piuttosto la vodka o altre bevande più forti.
"Buon pomeriggio le ho portato le medicine che deve prendere oggi"
"gra..." mi bloccai e giusto per cambiare ebbi l'ennesima coltellata al cuore, il letto sembrava divorarmi come sabbie mobili però senza fondo.
"Quella collana"
"Dovè l'ha comprata è..., è molto particolare"
"Oh questa" rispose fiera indicando il ciondolo
"me l'ha regalata mio padre amo leggere e lui ha pensato bene di metterci un libro"
"le piace?"
"si originale, le medicine grazie" troncai la conversazione, volevo stare da solo.
Dopo aver mandato giù quello schifo presi il telefono e digitai
"cambio di programma le birre mi servono ora, fai presto, aggiungi anche una bottiglia di vodka" inviai e come un bambino mi avvolsi nelle coperte cercando di ricreare un suo abbraccio ma niente, nessun oggetto o persona aveva il suo calore, era un calore speciale e strano sapeva viaggiarti dentro esplorarti delicato, lasciando tanti segni man mano avanzava era sempre tutto più intenso ma rimaneva così limpido e leggero faceva un lungo percorso tutto pulito non lasciava tracce, iniziava dalle dita dei piedi e te le formicolava tutte ma un formicolio piacevole come quando fai una lunga corsa e dopo tanto ti siedi in qualche panchina poi continuava nelle gambe e un poco ti tremavano ma cercavi di controllarti infine lo stomaco lì lasciava una traccia, eccome se la lasciava ti sentivi sulla giostra più alta del mondo lo stomaco andava giù e giù per poi risalire come una molla e insieme alla salita rilasciava tante farfalle che giocavano lì proprio dentro di te poi infine finiva il suo percorso e andava piano piano a sedersi delicatamente proprio sul cuore, scaldandolo tutto.
Mentre ero in preda ai ricordi il mio uomo finalmente arrivò
"dammele, devo dimenticare due anni sarà una nottata interessante" dissi strappandogli il tutto dalle mani
"non credo..."
"dai esci" ripetei spazientato
"si signore" commentò congedandosi.
Aprii la prima bottiglia chiusi gli occhi e la scolai tutta d'un fiato poi la seconda sta volta con i denti, avevo troppa fretta, poi la terza e già un pochino ci vedevo doppia, non la finii arrivai a metà quando le mie mani presero il sopravvento e iniziarono da sole a digitare il numero di un mio vecchio amico, finito di digitare chiamai e guardai inclinando di poco la testa confuso e disorientato il mio telefono che effettuava il tutto.
"Pronto?"
"Amico, come staii" domandai allegro di risentire la sua voce
"bene, bene tu?" rispose lui riconoscendomi subito
"da quanto tempo, dove eri coglione" continuò scherzoso
"sai lavoro ecc" per ecc intendevo mi ero illuso di aver incontrato l'amore della mia vita, ma non lo specificai, almeno non subito.
"Dai vieni a farti due birre con me, cosi parliamo per bene, ho anche una vodka" aggiunsi con la voce da ubriacone convinto di averla fatta franca "va bene dimmi dove sei"
"ah, in ospedale, una lunga storia, dici che sei un ospite haha" finii con una risata alquanto fastidiosa e non mia.
"Perché ti stai ubriacando in un ospedale, che succede, mi sto incominciando a preoccupare" commentò; passai dall'essere scherzoso e menefreghista al cadere in un abisso di cupezza e tristezza. Alcool maledetto alcol all'inizio ti fa stare bene ma poi appena sta per finire l'effetto ti piomba tutto addosso ricordi tutto allora dici devo berne un altra infatti io dissi
"eh eh aspetta devo stappare il pezzo forte la vodka, se no riaffiora tutto, devo spingerlo in fondo sotto i piedi, e poi calpestarlo" esordì convinto
"cosa dici non capisco non ha logica tuttò ciò"
"fermati un attimo ti prego dimmi che sta succedendo" proprio mentre stavo per prendere la bottiglia mi fermai a osservare l'etichetta smarrito rimisi la mano dove era e sentii un sentimento che sentivo solo con lei, mi stavo come spogliando, arrendendo, stavo digerendo il fatto che stavo soffrendo e solo il tempo o neanche lui lo avrebbe curato.
Odiavo soffrire preferivo la rabbia, digerire la rabbia era facile la sfogavi su altri e lei se ne andava come quando mangi troppo e vomiti veloce e indolore, ma quando soffri digerisci un mattone scende dopo tanto tanto tempo e nel mentre ti lacera tutte le interiora, poco a poco, pezzo per pezzo.
"Colpa sua" sputai mettendomi una mano nei capelli e tirandoli un poco
"di chi" chiese il mio amico confuso
"di una ragazza"
"la prima che io abbia mai amato" ripetei,
ad alta voce faceva ancora più male, ma ormai non mi controllavo più non ero più padrone neanche della mia bocca
"mi amava anche lei"
"lo vedevo dai suoi occhi ì, dal modo in cui mi guardava, da come mi toccava, accarezzava, tutto di lei mostrava amore nei miei confronti"
"e ora dove sta" chiese innocente presi una pausa mandai giù il magone e dissi
"non lo so, è scappata via da me"
"cazzo ti ha fottuto per bene la testa sta ragazza"
"l'ho trattata come una regina"
"era la mia regina effettivamente"
"non capisco cosa ho sbagliato sta volta"
"forse sono solo sbagliato io"
"merda dai non dire cosi" "domani vengo, non so perché stai in ospedale ma sto con te finché non esci e ci facciamo una vacanza solo noi due, zero pensieri solo relax"
"ora devo andare, ma ho già rintracciato l'indirizzo domani mattina presto sarò da te" attaccò probabilmente capendo che non ero in me e non volendo mettermi in ulteriore imbarazzo.

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