Cap. 52 3 anni dopo

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Luna

Mi svegliai presto, era lunedì e come sempre dovevo andare a lavoro.
La mia sveglia era davvero insopportabile quindi daddy infastidito nascose la testa in mezzo al mio seno solleticandomi un poco, io risii intenerita da quella scena, era il mio bambino troppo cresciuto.
Ci alzammo e cercammo di fare la doccia insieme senza mangiarci a vicenda; fallimmo miseramente dopo di che daddy si offrì di cucinare la colazione e promise che aveva visto tanti tutorial e sapeva come fare.
Lo lasciai e andai a svegliare jhonny ma mentre lo vestivo e pettinavo sentimmo puzza di bruciato allarmata andai a controllare con il bambino in braccio e lui si giustificò ancora prima che io parlassi con "ho già ordinato la colazione, sembrava più facile nei video"
risi di gusto e convolsi il piccolo con un "guarda papa non sa cucinare"
"sa fare tante altre cose papà" disse malizioso prendendomi per un fianco,
"che cosa" chiese nostro figlio innocente mentre io sapendo la risposta diventai un peperone
"sa gestire i soldi" disse fiero
"wooww" disse nostro figlio che probabilmente non aveva neanche capito.
Fummo interrotti dal suono del campanello; ammisi che era tutto buonissimo poi daddy si offrì di accompagnarmi sia a lavoro che all'asilo "va bene" risposi intenerita.
Solo quando fummò lì capii, come sempre voleva marchiare il territorio e far capire cosa era suo, appena il bambino andò dalla maestra lui mi prese per i fianchi sorprendendomi con un bacio improvviso
"i bambini scemo" sussurrai contrariata
"i padri single che ti guardano scemotta" mi fece il verso lui.
Mentre eravamo in macchina disse
"la tua casa è molto graziosa, ma sai ho preso una villetta qui vicino potremmo stare lì con maggiordomo ecc"
"non ti piace la mia casa?" chiesi delusa, avevo fatto tanti sforzi per permettermela e arredarla ecc, stavo rimanendo parecchio scontenta dalla sua offerta
"no è solo che dico sarebbe più facile gestire lavoro il bimbo ecc" mi sentii un poco sottovalutata e offesa dissi
"no grazie la nostra casa ci piace anche senza maggiordomo, se vuoi non dormire più da me io lo capirò" finii in un sussurrò triste
"che dici sciocca, dormirei abbracciato a te anche in una caverna nudi al freddo lo sai"
"allora perché dici questo" ribadii capricciosa
"niente pensavo volessi qualche confort in più lascia stare, io non ne voglio mi basti tu" vittoriosa lo guardai sta volta sorridente scendemmo dalla macchina e sta volta mi limonò appoggiato alla portiera.
Entrai in ufficio frastornata e rossa in viso.
Mentre correggevo il suo libro lessi tutti i suoi successi e quanto era cresciuto di fama, in così poco era riuscito a fare così tanto, a volte non mi accorgevo a pieno di che uomo intelligente e ambizioso avessi vicino, mi consideravo molto fortunata e speciale.

Passarono le settimane, dopo i mesi, e infine un anno, seguito subito da altri due.

Ben tre anni pensai mentre posizionavo le candeline sulla torta di nostro figlio che intanto ne aveva fatti 5, era diventato un bambino ancora più bello e intelligente.
Parlava tanto con il suo papà, che pazientemente dopo le lunghe giornate di lavoro lo ascoltava sinceramente interessato ad ogni parola che diceva e ad ogni collegamento strano che faceva rispondendo a tutte le sue domande curiose.
Ero riuscita a convincere daddy a rimanere un poco con me in Giappone finché non mi sentissi pronta, a lui piaceva la vita frenetica e senza mettere mai le radici, ma quando glielo chiesi acconsentì rivelandomi subito che lui le radici ormai le aveva fatte ma non in un posto, in un cuore disse puntando il dito verso il mio petto.
Ogni giorno era più dolce, riconoscevo il vecchio lui solo a letto, le punizioni c'erano ancora ma solo perchè divertivano entrambi, ogni tanto ci piaceva fare un tuffo nel passato.
"Venite bambini" incoraggiai sorridente i suoi amichetti, si radunarono tutti impazienti di assaggiare la torta.
Iniziammo la canzoncina "tanti auguri a te..." mentre la cantavamo in coro mi persi con gli occhi a cuoricino a guardare il mio ometto, stava crescendo in fretta, troppo in fretta per i miei gusti, poi il mio sguardo riccadde su lui cantava imbronciato e mi venne da sorridere, amava jhonny ma odiava le feste di compleanno e tanti bambini urlanti, diceva sempre gli amerò solo se usciranno da te. "Mamma spengo" mi chiese mio figlio risvegliandomi dai miei pensieri "certo amore" risposi dolce accarezzandogli i capelli setosi, prese aria e soffiò energico verso le candeline spegnendole tutte e 5. Seguii un applausone da parte dei suoi compagni e mangiarono tutti la torta infine ci fu la parte dei regali che erano davvero tantissimi era un bambino amato da tutti e con tanti amici, aveva preso dalla mamma pensai modesta.
"Divertitevi bambini io vado a rifornire" avvisai lui e i suoi amici ma mentre riempivo le ciotole mi sentii due braccia possenti cingermi i fianchi e sussurrare
"anche io voglio divertirmi con la mia bambina" diventai rossa e posai quello che avevo in mano "amore ci stanno i suoi amichetti di là non possiamo.." prese a baciarmi il collo e mi spostai
"amore" dissi un poco severa a bassa voce
"non riesco a controllarmi babygirl, sto vestito ti sta davvero troppo bene è più forte di me voglio seguire i percorsi che fa la stoffa con il pollice poi andare sotto"
"grazie daddy anche tu sei bellissimo" gli sussurrai anche io all'orecchio sincera cercando di tralasciare quello che aveva detto dopo, era vestito elegante, io un poco meno avevo un vestito con le bretelline a fiochetto e la parte sopra stroppicciata mentre quella sotto leggera che cadeva fino a sopra il ginocchio decorato con tanti fiorellini rossi e i capelli sciolti.
"Guarda mamma" ci interrompò nostro figlio da quel discorso bollente
"che bella te la apro?" mi offrì gentile
"sii" urlarono tutti i bambini compreso lui entusiasti di provare tutti insieme i nuovi giochi che avevano scelto per lui con cura.
Salutammo tutti i bambini ringraziando i rispettivi genitori di averli portati, poi mi girai e sbuffai pensando al caos che ora mi toccava pulire.
Daddy gentile come sempre si offrì di farlo con me sapevo quanto avrebbe voluto chiamare un qualcuno che facesse le pulizie ecc. ma anche se faticosi volevo condividere quei momenti insieme, io e lui da soli dopo una lunga giornata a buttare bicchierini di plastica e resti di cibo.
Mentre raccoglievo l'ultimo avanzo mi prese una fitta allo stomaco e corsi in bagno sentendo il bisogno di rigettare tutto, mi piegai in due e iniziai a vomitare sentendomi due mani che mi tenevano i capelli inizialmente sciolti.
"Forse ho mangiato troppo" dissi imbarazzata una volta finito
"no, sarà stato solo un mal di pancia di routine"
"dai andiamo a dormire" finii daddy il più delicato possibile, nonostante sapevo che volesse solo strapparmi quel vestito di dosso, ma l'amore fece si che invece mi coccolò tutta la notte fino a farmi addormentare col sorriso stampato in volto.
Passò una settimana e continuavo a vomitare lo facevo a lavoro la mattina, non dissi niente a daddy non volendo allarmarlo inutilmente ma per togliermi il dubbio decisi di andare a comprare un test di gravidanza.
Quel venerdì uscii prima da lavoro e andai a casa chiudendomi in bagno feci il tutto attendendo con ansia e come la prima volta a distanza di 5 anni comparve incita di 2 mesi.
Accarezzai il test come fosse stato il bambino che avevo in grembo, lo guardai sorridente e felice, poi lo appoggiai delicata non volendo fare il minimo rumore, volevo godermi quel momento, mi accarezzai il ventre immaginando come sarebbe stata bellissima e spensierata questra gravidanza, all'uscire dal bagno mi guardai allo specchio e mi scese una lacrimuccia pensando a cosa avevo passato la prima volta e di come stavo male, quasi mi sentii la tristezza divorarmi ma scacciai il tutto decidendo di essere felice.
La prima a saperlo fù Andre una delle cose principali che feci dopo aver incontrato daddy era stato scriverle una lettera chilomentrica chiedendo scusa e pregandola di ricucire i rapporti lei in una videochiamata con le lacrime agli occhi mi disse che le ero mancata tanto e non vedeva l'ora di sentire tutto quello che mi era successo.
Le mandai la foto del test dicendole che volevo fare una sopresa a daddy e insieme decidemmo che dato che l'ndomani saremmo andati a fare rifornimento io e lui avrei comprato delle scarpe da neonato bianche con sopra il test tutto legato insieme con un fiocchetto sempre bianco.
"Fatti aiutare"
dissi rimproverando daddy che stava prendendo in mano contemporaneamente 5 buste della spesa
"ma va ce la faccio" disse orgolioso volendo fare il gentiluomo
"va bene almeno dammene due mentri apri il bagagliaio no?"
"tieni le più leggere" disse esasperato ridendo.
Io le presi ma il mio sguardo andò su di lui, non volevo perdermi nemmeno un secondo della sua reazione, aprì e mise una busta non facendo caso a niente ma poi quando volle mettere la seconda vide che cosa c'era lì, lo prese meravigliato e come se non ci credesse chiese "cos'è" "leggilo" ordinai leggera e felicissima ed emozionata, rimise gli occhi sul test e con sguardo incredulo chiese
"sei incita?"
esclamò perplesso facendo cadere le buste per terra
"si di due mesi" risposi con gli occhi lucidi facendo per abbracciarlo ma lui mi precedette venendomi incontro e facendomi cadere le buste di mano mi premette contro il suo corpo per un infinita di minuti commuovendosi nell'incavo del mio collo mentre ripeteva scettico il fatto che avremmo avuto un altro bambino.
Quando si staccò aveva la faccia rossa e gli occhi lucidi e sognanti come i miei.
"Non trovo le parole per definirti quanto mi hai reso e mi stai rendendo felice quindi farò quello che faccio sempre" mi prese una mano e la mise sul suo cuore e batteva all'impazzata
"ti amo" dissi in un sussurro troppo commossa
"anche io, vi amo tanto" rispose accarezzandomi il ventre.
Dopo ci fu un bacio lungo e pieno di amore, un amore che aveva fatto un vero e proprio percorso partendo dall'essere malato e possessivo che non sapeva come esprimersi poi timido era iniziato a crescere ma proprio quando stava per avere il suo colore migliore venne rotto e rimasero solo cocci per terra da pestare e attraversare lacerandosi i piedi, voleva solo graffiare ferire e tagliare era senza pietà ma alla fine della camminata nonostante ora avessimo entrambi graffi e ferite causate dai vetri ne era valsa la pena perché li si nascondeva il vero amore quello che aveva dato già una vita e ora ne stava dando un altra quello che non sapevamo esprimere a parole e allora lasciavamo parlare le anime per noi.

La mano non voleva staccarla dal mio ventre, anche in macchina la tenne lì, guidai io lui era troppo spaesato e felice.

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