𝟷𝟼 - 𝚂𝚒𝚊𝚖𝚘 𝚞𝚗𝚊 𝚜𝚚𝚞𝚊𝚍𝚛𝚊

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«Tu ancora mi devi spiegare perché ti trovavi in camera con Steve mezzo nudo

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«Tu ancora mi devi spiegare perché ti trovavi in camera con Steve mezzo nudo.»

Alzò gli occhi al cielo, stufa di Sam che le aveva chiesto almeno dieci volte la stessa cosa. Non bastava l'immagine del corpo scultoreo del Capitano, che le tornava in mente già da sola, ci mancava solo Sam che le ricordava ogni istante come li avessero beccati. Non era successo nulla tra i due, nonostante Lara stesse combattendo con tutte le forze per non avvicinarsi ancora di più a Steve, ma doveva ammettere che visti dall'esterno sembravano piuttosto equivoci. «Te l'ho già detto, mi sono appoggiata alla porta, era socchiusa, e sono caduta nella sua stanza. Non era voluto che fosse appena uscito dalla doccia, fine della storia.»

«Scommetto che ti è dispiaciuto tantissimo.» la prese in giro, facendola diventare paonazza.

«Sam!»

«Che c'è? Mi hai già detto che ti piace, non scopro niente di nuovo.»

Stava per controbattere, ma l'ingresso di Natasha e soprattutto di Steve, la ammutolì. Sembrava avessero visto un fantasma, forse era la prima volta che li vedeva con un'espressione tanto dura da quando li aveva conosciuti. Aveva l'impressione che quella missione si stesse rivelando più complessa del previsto, e se davvero come diceva la Romanoff, Khaled aveva già avviato la produzione, avevano pochissimo tempo a disposizione. Sam e Natasha erano riusciti in quelle settimane, a limitare gli attacchi in Siria, ma la portata di quelli in Libano si prospettava molto più grande; gli uomini di Damar avevano avuto più tempo per analizzare e manipolare la tecnologia dei Chitauri, riuscendo di sicuro a sviluppare armi più potenti e pericolose.

«Da dove partiamo?» chiese la ragazza, cercando di togliersi dalla testa il Capitano, seppur non fosse un compito semplice, visto che la sola vicinanza al biondo la faceva letteralmente prendere fuoco. «Non ho intenzione di starmene ancora con le mani in mano.» puntualizzò.

«Nemmeno io, Lara, ma dobbiamo comunque agire con cautela.» la Romanoff se ne stava poggiata con la schiena contro il muro, pensierosa su quale fosse la strategia migliore da attuare, quando le urla della gente provenienti dalla strada attirarono l'attenzione di tutti e quattro.

Lara si avvicinò alla finestra, per capire il motivo di tanto baccano, osservando le persone che terrorizzate correvano da una parte all'altra delle strade. La polvere si innalzava in seguito a serie di esplosioni, che non lasciavano scampo a chi si ritrovava sul cammino degli uomini di Khaled, i quali avanzavano prepotentemente distruggendo tutto quello che gli capitava a tiro.

Non avevano più tempo, la gente stava morendo sotto i loro occhi. Sconvolti, ma decisi a scendere in strada il più veloce possibile, afferrarono le prime armi che avevano a fianco, indossando con fretta le uniformi e preparandosi all'attacco. Solo una persona sembrava non reagire alla cosa, Lara. Era rimasta immobile di fronte alla finestra, con gli occhi pieni di rabbia e terrore per lo spettacolo impietoso che si trovava davanti. Le grida delle persone, dei bambini per le strade, non facevano altro che ricordarle quei momenti che per anni aveva vissuto, combattendo tra le strade dell'Iraq, e come se il suo corpo non volesse dar retta al cervello, era rimasta piantata lì, a guardare la morte scorrerle davanti agli occhi.

𝙼𝚒𝚜𝚜𝚒𝚗𝚐 - 𝚂𝚝𝚎𝚟𝚎 𝚁𝚘𝚐𝚎𝚛𝚜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora