𝟸𝟶 - 𝙽𝚘𝚗 𝚙𝚛𝚘𝚟𝚘 𝚗𝚒𝚎𝚗𝚝𝚎

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«Sta bene

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«Sta bene. Non è suo quel sangue.» Rogers alzò una mano in aria, fermando Lara, prima che una sola parola potesse lasciare le sue labbra. La guardò ancora una volta con occhi che parvero fuoco, incenerendola, e lasciò la stanza, sbattendosi violentemente la porta alle spalle. Anche Natasha e Sam avevano guardato Lara a lungo, con preoccupazione e tristezza, ma la ragazza non se ne curò più di tanto. Il suo pensiero andava alla propria pelle, che ancora bruciava sotto gli occhi azzurri del Capitano, di colpo diventati incredibilmente cupi e spenti.

A testa bassa andò dritta in camera sua, chiudendosi a chiave nel bagno. Si sfilò di dosso quel vestito ormai intriso di sangue, in parte anche suo, e osservò la lunga ferita sul braccio, che nessuno sembrava aver fortunatamente notato. Non voleva che Sam si allarmasse, anche perché non era la prima volta che veniva ferita, preferiva curarsi da sola e continuare a nascondergli quanto accaduto.

Si buttò nella doccia, sedendosi a terra e facendo scorrere su di sé il getto d'acqua, che lentamente lavò via tutto il sangue sul suo corpo, tingendo l'acqua stagna di rosso. Sperava che quel gesto lavasse via anche tutte le immagini che le si ripresentavano in maniera ricorrente nella testa, ma sapeva benissimo che non sarebbe andata così, che avrebbe rivisto il volto di Damar, ancora e ancora. Quando era partita per quella missione qualche ora prima, non lo aveva di certo fatto con l'intento di uccidere Khaled, doveva solo scoprire la sua prossima mossa, ma poi il fatto si era rivelato necessario, e lei era uscita da quella villa con le mani sporche di sangue e il rimorso di aver agito ancora una volta come un'assassina.

Non era fuggita di soppiatto dall'abitazione, al contrario era passata come se nulla fosse davanti agli scagnozzi di Damar, forse per andare incontro al proprio destino, o forse ancora semplicemente sotto shock per l'aver sgozzato un uomo. Eppure, nessuno aveva osato toccarla, nessuno le si era avvicinato, l'avevano fatta andare via come nulla fosse. Del resto, quegli uomini erano semplici pedine al servizio del terrorista, non credevano nei suoi stessi ideali, erano mercenari, tutto quello che volevano erano soldi e ricchezze. Khaled ne era pieno, il suo palazzo era una miniera d'oro, e la sua morte non era che un lasciapassare per appropriarsi di quei beni.

Era tutto finito, Damar Khaled era morto, l'ISIS era caduta, e nessun altro avrebbe perso la vita per mano di quegli attentatori, eppure nonostante ciò Lara non riusciva proprio a darsi pace. Era convinta che la morte di Damar le avrebbe finalmente dato un po' di sollievo, ma si era presto resa conto di come nemmeno l'averlo ucciso potesse sistemare quel casino che la sua testa e il suo cuore erano diventati con gli anni. La morte di Khaled non avrebbe di certo riportato indietro i suoi compagni, non avrebbe restituito a Penelope un padre, ad Allie un marito.

Una volta fuori dalla doccia, si fermò davanti allo specchio, seminuda, ad osservare i segni di una vita troppo dura. La ferita infertale da Khaled quel pomeriggio non era nulla in confronto a ciò che si portava dietro da anni, a quelle cicatrici di guerra visibili sulla pelle chiara e a quelle invisibili sul cuore. Le dita passarono su ogni rilievo, tracciando il contorno di quei segni biancastri, arrivando fino al punto in cui cominciava la protesi. Fu in quell'istante, che Lara si lasciò andare ad un pianto liberatorio, facendo scendere sulle proprie guance lacrime salate, che si mischiarono alle gocce d'acqua provenienti dai capelli bagnati.

𝙼𝚒𝚜𝚜𝚒𝚗𝚐 - 𝚂𝚝𝚎𝚟𝚎 𝚁𝚘𝚐𝚎𝚛𝚜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora