Le ruote della motocicletta del Capitano scorrevano rapide sull'asfalto, disegnando su di esso segni scuri al loro passaggio. Erano trascorsi quattro anni da quando Lara era salita per la prima e ultima volta su quel mezzo, quando Rogers l'aveva riaccompagnata a casa dal centro Affari dei Veterani, permettendole addirittura di guidarla, eppure le sembrava che il tempo non fosse mai andato avanti, provava ancora le stesse sensazioni di quel giorno. L'aria le sferzava fastidiosamente il viso, i clacson delle macchine suonavano rumorosi quando passava tra i veicoli, e il sole ormai basso di Washington illuminava a tratti le strade, infiltrandosi tra i palazzi.
Era da parecchio che non tornava a Washington, temeva quasi di aver dimenticato dove si trovasse la sua abitazione, ma non appena si trovò di fronte al suo palazzo, i ricordi presero il sopravvento, e sentì una stretta al cuore.
Parcheggiò la moto con cura, accertandosi di lasciarla in un luogo sicuro, e salì piano le scale del vecchio palazzo, per raggiungere il suo appartamento. La porta in legno era polverosa, così come lo zerbino consumato ai suoi piedi, che ormai non riusciva neppure più a trattenere lo sporco. Sotto di esso, la chiave di riserva se ne stava nascosta dagli altri inquilini, anche se a dirla tutta, Lara non aveva mai avuto paura che qualcuno di loro potesse entrare nel suo appartamento, anche perché avrebbe trovato in esso solamente vecchi libri polverosi e qualche ricordo della sua vita passata, niente con un valore economico che lo rendesse degno di essere rubato.
Rientrare in casa propria dopo tanto tempo la destabilizzò un secondo, l'odore di chiuso e la poca luce che entrava dalle tapparelle abbassate, le ricordarono gli istanti prima di partire per il Wakanda, allora destinazione ignota, quando aveva preparato in fretta e in furia un borsone con lo stretto necessario, inconsapevole che non avrebbe rimesso piede in quell'appartamento per i successivi due anni. Spalancò le finestre, arieggiando le stanze e permettendo ai raggi del sole di illuminare i mobili impolverati, per poi poggiare sul tavolo la scatola datale da Natasha.
Si sedette di fronte ad essa, fissandola per minuti, o ore, sperando che qualcosa le infondesse il coraggio di aprirla. Ma le mani rimanevano salde sul coperchio, senza sollevarlo, per la paura di conoscere il contenuto dell'oggetto che, sicuramente, avrebbe risvegliato in Lara vecchi ricordi e riaperto ferite del passato mai davvero guarite.
Erano passati più di vent'anni dalla morte dei coniugi Hunt, ma il dolore era più vivo che mai, e Lara non voleva provare sentimenti che per anni aveva cercato di reprimere, non voleva esternare la solitudine e la nostalgia che provava per i suoi genitori, ma sapeva, in cuor suo, di dover aprire quella scatola. Era giunta a lei per un motivo, era passata perfino per le mani di Natasha, dalla Russia agli Stati Uniti, doveva essere molto importante, o Melina non l'avrebbe conservata per tutto quel tempo.
Sollevò finalmente il coperchio, trovando all'interno della scatola un biglietto, in lingua russa. Lara non conosceva una parola di russo, perciò si munì di traduttore, e digitando i caratteri dell'alfabeto cirillico sul portatile, riuscì a decifrare quanto scritto.
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𝙼𝚒𝚜𝚜𝚒𝚗𝚐 - 𝚂𝚝𝚎𝚟𝚎 𝚁𝚘𝚐𝚎𝚛𝚜
Fanfiction🏹 𝚄𝚗𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊 𝚌𝚊𝚖𝚋𝚒𝚊𝚝𝚊 𝚍𝚊𝚕𝚕'𝚒𝚗𝚌𝚘𝚗𝚝𝚛𝚘 𝚌𝚘𝚗 𝚞𝚗 𝚏𝚞𝚐𝚐𝚒𝚝𝚒𝚟𝚘 𝚂𝚝𝚎𝚟𝚎 𝚁𝚘𝚐𝚎𝚛𝚜 🏹 Tutti conoscono la storia di Captain America, l'eroe perfetto, il paladino, il primo vendicatore, ma quanti possono dire di conos...