𝟹𝟶 - 𝙸𝚕 𝚝𝚞𝚘 𝚗𝚘𝚖𝚎

302 20 118
                                    

Erano passati due giorni da quando avevano raggiunto la casa fuori città di Henry, eppure sembrava di essere bloccati lì da un'eternità

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Erano passati due giorni da quando avevano raggiunto la casa fuori città di Henry, eppure sembrava di essere bloccati lì da un'eternità. Le ore scorrevano lente, Natasha e Sam giocavano continuamente a scacchi o dama, o guardavano la TV, mentre Steve si allenava sollevando, come fossero piume, i sacchi di concime in giardino, in attesa di un momento in cui avrebbe potuto parlare con Lara di quello che era successo tra loro. Quanto a lei, stava vivendo con la paura che tutto crollasse da un momento all'altro, che Felici tornasse e soprattutto che Steve scoprisse quanto accaduto con l'uomo.

Da quando si era risvegliata, non aveva trovato il coraggio di parlare con nessuno della violenza subita, e si era chiusa in se stessa, convivendo ancora una volta con un dolore più grande di lei. Non era tanto il non voler condividere la sofferenza, era il costante senso di colpa che non la abbandonava, perché sì, era convinta di aver sbagliato, di aver rischiato troppo, e che Felici fosse riuscito a farle tutto quello solo perché lei era caduta nella sua trappola come una stupida.

Per di più, a confonderle le idee, si aggiungeva il binomio Steve-Henry, sempre più incasinato. C'era una sola persona che aveva desiderato vedere in quegli attimi bui nell'appartamento di Felici, e quella era Steve, ma poi Henry le aveva confessato di amarla, e lei non se l'era sentita di spezzargli il cuore, non un'altra volta.

Ma cosa doveva fare? Continuare a stare con un uomo che non amava, illudendolo, o cercare di capire cosa provasse davvero per il Capitano?

Non aveva ancora trovato la risposta a quella domanda, ma sapeva per certo che ogni volta che lei e Rogers si trovavano nella stessa stanza, le budella le si attorcigliavano, fino a farle perdere il fiato, e che bastava un suo solo sguardo a farle svanire ogni certezza, a far crollare l'intero muro che aveva eretto come protezione. Lo aveva provato in missione, al club, e ne rese conto ancor di più quella mattina, quando entrando in cucina aveva trovato Steve appoggiato all'isola, con un bicchiere di latte in mano, e aveva perso un battito al solo sentire il suo profumo che si insinuava nelle narici; era sempre lo stesso, alla menta e con una punta agrumata, ma non si stancava mai di percepirne l'odore.

«Buongiorno.» quasi sussurrò, come se non volesse farsi sentire, ma la verità era che Steve l'aveva già riconosciuta prima che parlasse, anche se teneva ancora lo sguardo basso, perché tra tutti era l'unica ad avere quell'andamento leggero e pesante allo stesso tempo, e l'avrebbe scovata anche tra mille altre persone, solo sentendo il rumore dei suoi passi.

«Buongiorno.» le rispose, non distogliendo un secondo lo sguardo da lei, dopo averlo alzato dai propri piedi. L'ingresso della ragazza aveva interrotto i suoi pensieri, ma non ne aveva alterato l'oggetto, perché era lei la protagonista di ogni suo dubbio, ogni suo sogno o incubo, ogni sua riflessione. Lara era la costante in un mondo che mutava, era l'oggetto del desiderio di un uomo che mesi prima era codardamente scappato, credendo di fare la cosa giusta, e rompendo due cuori che avevano solo bisogno di ricucirsi a vicenda. Forse, però, quello strappo aveva ancora la possibilità di essere riparato, se solo avessero parlato di quanto accaduto non molti giorni prima. «Senti, Lara...» tentò, ma l'ingresso di Henry interruppe il suo tentativo di aprire il discorso.

𝙼𝚒𝚜𝚜𝚒𝚗𝚐 - 𝚂𝚝𝚎𝚟𝚎 𝚁𝚘𝚐𝚎𝚛𝚜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora