𝟷𝟿 - 𝙳𝚊𝚖𝚊𝚛

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L'attacco a Beirut aveva scombussolato la squadra più del dovuto

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L'attacco a Beirut aveva scombussolato la squadra più del dovuto. Natasha era rimasta ferita, e ora contava una brutta bruciatura sul fianco destro, Sam aveva rischiato grosso, perdendo addirittura un'ala, mentre Steve se l'era cavata solo con un timpano danneggiato, che in pochi giorni era tornato come nuovo, grazie al suo metabolismo.

Quanto a Lara, ancora una volta lei si trovava abbastanza distante da subire fisicamente meno danni di quanto si aspettasse, e ancora una volta, aveva dovuto guardare i suoi compagni feriti. Nonostante questo, era forse quella che ne portava le conseguenze più di tutti, visto che i giorni seguenti aveva dormito ininterrottamente e aveva dovuto fare i conti con i ricordi del passato, che erano ritornati a galla in maniera prepotente. Rogers era riuscito un po' a calmare i suoi incubi e il suo dolore, quando la sera precedente si era ritrovato a dormire nel suo letto e a stringerla tra le sue braccia. Non era accaduto nulla tra i due, per quanto entrambi lo desiderassero, era stato un momento intimo ma senza alcuna malizia, volto solo a dare un po' di pace ad un cuore martoriato dai sensi di colpa.

«Sei sicura di essere pronta?»

«Sam, me lo hai già chiesto dieci volte. Sto bene. Voglio solo mettere fine a questa storia una volta per tutte.» Wilson sbuffò, ma non c'era modo di far cambiare idea a Lara. «Qual è il piano?»

Natasha e Steve si lanciarono delle occhiate, e quando il Capitano capì cosa la bionda stava per dire, alzò gli occhi al cielo e si appoggiò contrariato al muro dietro di sé, incrociando le braccia al petto. Quel movimento che si ostinava a fare continuamente, non faceva che mettere in risalto i pettorali scolpiti e i muscoli allenati delle braccia, il che fece vacillare per un momento la concentrazione della bruna.

Fu la Romanoff a richiamarla, proponendole velatamente di prendere il suo posto nella missione. «Volevo infiltrarmi nella rete di Khaled, interloquendo direttamente con lui, ma date le circostanze...» lasciò la frase in sospeso, attendendo una risposta che non tardò ad arrivare.

«Ci vado io, nessun problema.»

«Lara...» la chiamò Steve. «Non sei obbligata, troveremo un'altra soluzione.» A lui, l'idea di saperla sola con quell'uomo, non piaceva per niente. Temeva per l'incolumità della ragazza, ma a dirla tutta era preoccupato ancora di più per quella di Damar Khaled. Era pur sempre il terrorista che l'aveva privata di tutto, lasciarla con lui poteva rivelarsi una scelta totalmente sbagliata, soprattutto dopo quello che lei aveva detto la sera prima.

«Rogers» si avvicinò a lui, portando la mano vicino alla sua e accarezzando impercettibilmente le dita callose con le sue, lunghe e magre. «So quello che faccio.» Gli sorrise, per poi allontanarsi verso la propria camera e lasciare il Capitano a bocca asciutta, per quel tocco quasi inesistente che gli aveva mandato in cortocircuito il cervello. Per una volta, Steve Rogers, che aveva sempre la risposta pronta, era rimasto senza parole.

Quando Lara raggiunse la camera, si portò le mani al volto e soffocò un urlo, per scaricare tutta la tensione di quei giorni. Si buttò sul letto, inalando il profumo di Steve che era rimasto impregnato sul cuscino e ripensando a quanto lui fosse troppo buono, troppo perfetto per una come lei. Aveva visto negli occhi del Capitano la paura che potesse succedere qualcosa, non a lei, a Khaled, ma la cosa che l'aveva sconvolta, era che non aveva avuto la minima esitazione nel pensare che lui avesse ragione. Ora che in Siria alle basi erano state tutte distrutte, l'obiettivo rimaneva solo Damar, la mente di tutto, e Lara non poteva farsi sfuggire l'occasione di guardare, una volta per tutte, gli occhi di chi l'aveva dilaniata.

𝙼𝚒𝚜𝚜𝚒𝚗𝚐 - 𝚂𝚝𝚎𝚟𝚎 𝚁𝚘𝚐𝚎𝚛𝚜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora