Ora sai il mio nome

4.1K 217 187
                                    

-Ti sei fatta offrire il pranzo? -

-No, J. Mi sono dimenticata di pagarlo. E non era un pranzo, era un panino. -

-Cambia qualcosa? -

Sbuffai. Intollerabile la sua insistenza nell'aver ragione, in quel periodo.

-Grazie per aver accompagnato a casa Mattia - dissi, tentando di sviare.

-Prego, ma io e Bianca pensavamo di autoinvitarci a cena...-

Non mi preoccupò la loro permanenza, mangiavamo spesso insieme. Ma il tono con cui mi fece quella rivelazione era un pesante indizio per qualcosa di diverso.

-Che succede J? -

Vidi il suo sguardo velarsi di lacrime e tristezza.

-Oddio...- dissi, e iniziai a preoccuparmi seriamente.

-No, no tesoro non è così grave, tranquilla. In questi giorno non ho voluto assillarti con le mie scaramucce, hai ben altro a cui pensare.-

Capii. Ci ero passata anche io.

-Problemi con Ricky? - domandai.

-Già. Litighiamo spesso, e alla fine della discussione non ricordo più nemmeno come è iniziata, e perchè. Ci vediamo poco, e quel poco lo trascorriamo dedicandoci frasi al vetriolo. -

Le cinsi le spalle. Non era la prima crisi che affrontavano J e Ricky, ma ogni volta diventava più difficile tenere insieme i pezzi.

-Mi dispiace tesoro. Potete restare anche a dormire se volete. -

-Ci penserò. Ma ti conviene vuotare il sacco sul tuo sexy chirurgo, o ti tartasserò fino a notte per sapere tutto di lui. -

-Non ho mai detto che è sexy. -

-Deve esserlo per forza. -

-Troppe puntate di Grey's anatomy? -

-Perchè? Tu no? -

Scossi la testa, divertita.

-Non so nulla di lui, J. E' abbottonato, pieno di sé, orgoglio soportatore sano di una forma grave di egocentrismo. Si rivolge agli esseri umani come farebbe un addestratore di cani al suo esemplare più indisciplinato. Penso che nasconda una certa dose di umanità sotto la sua coperta di arroganza, o forse si preoccupa della salute delle madri solo per pareggiare il suo karma e allineare i suoi chakra. -

-O magari per portarsele a letto -

Scoppiai davvero a ridere. Mi sembrava un'idea ridicola. L'onnipotente chirurgo pediatrico era probabilmente immune a qualunque pulsione sessuale, almeno sul suo luogo di lavoro.

-Impossibile. Non si è nemmeno interessato di scoprire come mi chiamo. Di solito mentre visita Lucas si rivolge esclusivamente a lui. Mi parla il minimo indispensabile, e quando lo fa mi guarda ancora meno. Ad ogni modo ha un portamento inflessibile e un comportamento militare. Niente, e sottolineo niente, in lui, fa pensare che consideri un qualunque essere umano adulto degno della sua attenzione. -

J mi dedicò uno sguardo compassionevole.

-Guarda, mi hai proprio convinta. Hai descritto perfettamente il maschio alpha totalmente disinteressato...-

-Esatto! -

-Non si spiega quindi come mai questo invincibile capobranco votato esclusivamente alla salvezza dei bambini abbia condiviso un panino con te. Davvero poco virile da parte sua. -

Mi si prosciugò la lingua.

***

Nei giorni seguenti Lucas venne gradualmente liberato da flebo e catetere alimentare, ormai non più necessario grazie all'introduzione del cibo. Poteva camminare lungo il corridoio del reparto, anche se non lo faceva volentieri, e io potevo lavarlo e cambiarlo liberamente. L'apparato intestinale aveva ripreso la sua attività, e mio figlio venne definitivamente dimesso dopo 21 giorni di degenza complessiva. I miei contatti con il primario, dopo quell'incontro nel parcheggio, tornarono distaccati anche se cordiali, e gli lasciai pagate un paio di colazioni al bar per sdebitarmi di quel famoso sandwich senza dovergliene parlare apertamente.

La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora