(Marco) Niente che mi sembri inopportuno

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Feci la doccia con lei. L'acqua era senza dubbio troppo calda per me, ma Maia era freddolosa e mi adattai. Il bagno si riempì di vapore nel giro di dieci minuti, e d'altra parte dopo dieci minuti eravamo entrambi ben lontani dal voler uscire dal box.

Non avevo nessuna intenzione di fare l'amore con lei lì dentro: ero abbastanza adulto da sapere che certe posizioni sono efficaci solo nei film, ma nulla mi avrebbe impedito di abusare della sua nudità per studiare con le mani e con la lingua ogni piega del suo corpo. Nulla, tranne Maia stessa.

Aveva altri piani e mandò a monte i miei, ma fu una piacevole sorpresa scoprire che la sua intenzione comprendeva l'uso della sua lingua e dei miei organi genitali.

Anche Maia era abbastanza adulta da sapere che la doccia non era il luogo più comodo per il sesso convenzionale, ma un luogo estremamente pratico per quello orale.

Col senno di poi posso affermare che da seduti ci si può godere meglio l'evento, ma in quell'occasione l'effetto sorpresa rese la cosa molto più che piacevole.

Potei liberare il mio orgasmo senza preoccuparmi di sporcare in modo controllato e poi resi il piacere a Maia con un uso delle mani che sperai risultasse sapiente. Dal modo in cui la sentii ansimare giudicai efficace anche la mia prestazione.

Come previsto da lei, la doccia durò senza dubbio più del normale. Nessuno dei due se ne lamentò.

Maia si avvolse in un accappatoio color senape e mi porse un asciugamano blu. Aveva ancora i capelli fradici quando mi si avvinghiò di nuovo addosso.

- Asciuga i capelli- mi raccomandai. Fece il broncio, come una bimba.

- Ma io voglio infilarmi la tuta e farmela di nuovo sfilare da te... -

- Prenderai un accidente. Asciuga i capelli. Infila la tuta. Poi penserò io a darti tutto ciò di cui abbiamo entrambi bisogno. -

Mi fece la linguaccia, ma obbedì e prese il phon.

La osservai poi mentre si prendeva cura del suo corpo con creme, olii e altre diavolerie. Se la stava prendendo comoda, probabilmente per ripicca. Ma nel prendersela comoda rimandò di parecchio il momento della vestizione, e la sua ripicca fu un balsamo per i miei occhi. Maia era a suo agio nel corpo che madre natura le aveva donato. Mi aveva detto di aver perso tono nelle braccia ma la linea di spalle e bicipiti era invidiabile: i suoi muscoli erano perfettamente equilibrati con la corporatura. Aveva il ventre sostanzialmente piatto e quando faceva qualche sforzo, anche piccolo, vedevo spuntare i contorni della parete addominale. Vidi le smagliature bianche intorno al suo ombelico, il ricordo delle gravidanze; ma sul corpo di Maia non c'era nulla che mi sembrasse inopportuno, e adorai anche quelle.

Il tatuaggio sulla sua schiena esile era sinuoso come le sue curve. Le due fossette sopra le natiche furono come benzina sul fuoco per il mio corpo voglioso di lei.

Ricordai che avevo desiderato affondarci la lingua, alla serata di beneficenza. Presi l'appunto mentale di farlo non appena fossimo usciti da quel bagno.

Maia aveva gambe tutt'altro che lunghe, ma la loro forza nel sostenerla durante le acrobazie ai teli e ai pali era testimoniata da una massa muscolare importante. Forse leggermente sproporzionata rispetto alle spalle strette seppur toniche. Ma, come già detto, non c'era niente nel corpo di Maia che non mi mandasse in tilt.

Indossò uno slip di cotone semplice e anonimo, e un top dello stesso tenore. Non mi guardò finché non prese una tuta che avrebbe effettivamente potuto smontare i desideri di parecchi pretendenti, ma non i miei. Il suo sorriso birichino nell'indossare quegli abiti così poco generosi sopra un corpo che avrebbe potuto permettersi quasi qualunque cosa, era più sexy di qualunque prezioso pizzo in vendita nelle boutique.

- Avevo ragione io -mi disse.

- Su cosa? -

- Con te nel bagno la procedura è stata molto più lunga. -

La presi per mano e uscimmo dal bagno.

***

Entrambi reduci da un recente orgasmo sotto la doccia, optammo per accomodarci prima sul divano. Maia appoggiò la borsa a terra e ci infilò anche il cellulare.

Prese la coperta e ci si avvolse, proprio come faceva da me.

Io non trovai subito la posizione più comoda, era diverso dal mio divano. Come sempre, ritrovai la pace non appena Maia si appoggiò al mio corpo e mi adattai subito all'ultima posizione che avevo assunto. Con lei addosso, tutto assumeva la piega migliore.

Il ricordo delle due fossette alla base della schiena di Maia bruciava ancora tra i miei pensieri, ma tenni a bada ogni mio istinto: lei aveva bisogno di uno spazio emotivamente nostro, prima di fare l'amore. Io probabilmente non ne avevo bisogno, ma sapevo apprezzarlo lo stesso.

A luci spente, l'unica fonte d'illuminazione proveniva dalla tv, accesa su un canale che trasmetteva musica ma a cui Maia aveva abbassato completamente il volume. Le accarezzai i capelli e il viso e nessuno dei due sentì il bisogno di parlare. Qualche volta lei interrompeva il mio treno di coccole per soffiarmi un bacio sul collo o sulla mano: un'attenzione che accoglievo sempre con un sorriso.

Maia era una donna che aveva bisogno di calore umano: mi chiesi quanto le fosse costato restare sola per due anni, dopo la separazione.

Al quel pensiero dovetti soffocare il fastidioso ricordo di lei che se ne andava a letto con l'ex marito. Tutto sommato era un atteggiamento non del tutto estraneo per una donna come Maia: il suo bisogno di ricevere affetto si scontrava necessariamente con la sua assoluta convinzione di concederlo solo a chi era in grado di accendere qualcosa in lei. Eventualità evidentemente nient'affatto comune. Detto questo, la carne ha i suoi bisogni e io lo so meglio di lei, quindi rifugiarsi nel corpo più che disponibile e non inaffidabile del padre dei suoi figli non era certo una soluzione poi così discutibile.

Restammo abbracciati sul divano per parecchio tempo e fu anche quella sera un'occasione rinfrancante e piacevole.

Non mi sarei stupito di sentire il suo respiro assumere il ritmo stabile e lento tipico di chi dorme sonni tranquilli, né mi avrebbe infastidito concederle di riposare accoccolata tra le mie braccia.

Ma Maia non si addormentò: quando ritenne esaurito il suo bisogno di una lunga pausa da qualunque attività, drizzò lentamente la schiena fino a ritrovarsi seduta. Era stanca, e si stropicciò gli occhi; ricordo che anche Lucas lo faceva spesso, in ospedale, quando passavo a visitarlo nel primo pomeriggio, e compiva quel gesto semplice nello stesso identico modo.

In quell'attimo Maia mi parve infinitamente piccola e fragile ed ebbi nei suoi confronti un irresistibile moto di tenerezza e amore profondo. Sapevo di non avere davanti a me una donna piccola né fragile, ma accolsi la mia ondata di tenerezza nei suoi confronti con gratitudine: ero ancora in grado di provare qualcosa di profondo.

Aveva gli occhi arrossati di sonno: chissà che ora era, ormai.

Mi parlò con un tono che mi fece stringere lo stomaco.

- Puoi restare ancora un po'? -

Mi drizzai anche io e l'abbracciai di nuovo.

- Sì, ancora per un po'. Se potessi, resterei per sempre. -

Maia sciolse l'abbraccio, con un ghigno delicato a piegarle la bocca. Si sfilò la felpa.

L'immagine delle sue fossette sopra le natiche tornò a lampeggiare nel mio cervello e la mia ondata di tenerezza dovette soccombere all'ondata di desiderio che mi portò a fare l'amore con lei su quel divano con un impeto che probabilmente stupì entrambi.

SPAZIO AUTRICE

ciao amici lettori, in questo capitolo i nostri disgraziati protagonisti si limitano a qualche coccola.
In pratica... Non è successo niente ahahaha!
Spero di non avervi annoiati.
Se avete suggerimenti, critiche, curiosità o anche solo la voglia di scambiare due chiacchere, scrivetemi tranquillamente nei commenti oppure inviatemi un messaggio privato.
Cercherò di migliorare seguendo i vostri consigli preziosi.

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