(Maia) Cosa diavolo è appena successo?

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Non ebbi modo di appartarmi con J durante le prove, ma la vidi serena seppur concentrata. Provammo i nuovi costumi di scena. Erano deliziosi e comodi.

Trucco e parrucco furono per noi i momenti di maggior relax. Ci concedemmo una piccola merenda a base di frutta secca gentilmente fornita dallo staff del teatro.

Il nostro chiacchiericcio di smorzò fino a scomparire del tutto man mano che sentivamo il pubblico prendere posto.

Iniziammo a esibirci in perfetto orario e presentammo per la prima volta le nuove coreografie.

Pump it dei Black Eyed Peas fu in assoluto il pezzo che ricevette l'ovazione più entusiasta e mi ripromisi di spostare quell'esibizione in fondo alla scaletta, per chiudere col botto le date successive. Avrei discusso con J la decisione appena possibile. Aprire lo spettacolo con Pensiero stupendo di Patty Pravo era stata una scelta azzeccata e ritenni, tra me e me, di confermare quella decisione per le date future.

L'applauso a fine serata ci parve figlio di uno spettacolo dall'eccellente riuscita.

Io e J ci scambiammo uno sguardo più che soddisfatto mentre incassavamo la standing ovation del pubblico.

Ricordo che, una volta sotto il getto della doccia troppo freddo degli spogliatoi, mi sentii come se ormai mi fossi lasciata l'intera giornata alle spalle e non restasse che trascinarsi stancamente fino al tavolo dei tramezzini prima e a casa poi.

Ricordo anche che pensai che sarei riuscita a prendere J in disparte mentre mettevamo a tacere la fame con i panini.

Ero sostanzialmente convinta che Christian fosse solo un pretesto come un altro per dare un nome alla sua crisi con Ricky, e che il vero problema da affrontare non fosse realmente quella che mi pareva poco più di una cotta.

Avevo molte convinzioni, sotto la doccia di quello spogliatoio. E rimasero con me anche dopo che mi fui asciugata e vestita.

Ero pronta a stare accanto alla mia migliore amica durante la separazione, e a elargire anche qualche consiglio. Non ero pronta, invece, a trovare un Ricky particolarmente incazzato subito fuori dagli spogliatoi.

Io e J uscimmo insieme e avvertii distintamente il panico prendere possesso dell'intero ambiente.

Jennyfer impallidì nel vedere l'espressione furente sul volto del marito.

- Ricky... - bisbigliò.

Sentivo la paura nella sua voce e di riflesso, senza conoscerne il motivo, ebbi paura anche io. Era successo qualcosa. Decisamente.

Ricky ci venne incontro e si fermò a un palmo dal naso della moglie. Non mi spostai solo perché la tensione mi aveva inchiodata lì dov'ero.

- Adesso sali in macchina. Devi spiegarmi parecchie cose. Se quello che mi dirai non sarà di mio gradimento, ti lascio da tua madre e tornerai a casa nostra solo per riprendere la tua roba e farla sparire dalla mia vista. -

J sbattè gli occhi e ne scesero un sacco di lacrime. Io non ci stavo capendo nulla. Il mio sguardo passava da lei a Ricky in cerca di una risposta che non venne.

Lui si girò e si incamminò verso l'uscita. Lei fece lo stesso, senza aggiungere una parola. Senza guardarmi. Senza girarsi indietro.

Ritrovai la lucidità solo dopo qualche minuto.

Mandai un messaggio ad Ale chiedendogli se sapesse qualcosa di quella storia.

Poi uscii anche io, salutando con un filo di voce i presenti e senza degnare di uno sguardo il cibo presente sul tavolo.

Cosa diavolo è appena successo?

***

L'amicizia che mi legava a J aveva radici così datate che ero certa di conoscerla meglio di chiunque altro. Senza dubbio meglio di suo marito, probabilmente meglio di sua madre.

La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora