LUGLIO

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(MARCO)


Operavo. Operavo un sacco di bambini, a Rochester, e intanto spiegavo cose a quelli che erano lì per imparare, per capire, per individuare la differenza tra me e loro.

La sera Sharon mi preparava una cena di merda, ma fa niente, si impegnava. Poi si faceva sesso, ma non sempre, a volte. E io lo sapevo che lei aveva capito. Ma la sera la trovavo lo stesso in cucina o in camera da letto, e forse stava bene così a entrambi.

Nient'altro da segnalare.



(MAIA)

Sold out anche l'Olimpico.

Ci offrirono la conduzione di un talent per l'autunno. Accettammo.

Su Tik Tok sfondammo i 5 milioni di follower.

I miei bambini mi dissero che siccome ero famosa avrei dovuto fare autografi per le compagne di classe.

Lucas mi chiese di insegnare la parola scorreggia ai miei follower stranieri sui social.

J mi ribadì che avrei dovuto chiamare Marco prima del suo ritorno in Italia.

Insistette parecchio.

Anche Christian era d'accordo.

Disse che siccome Marco era un'emerita testa di cazzo (testuali parole), era meglio se ci pensavo io, che ero solo una cogliona di dimensioni normali.

Non lo chiamai.


SPAZIO AUTRICE

Personaggi in condizione paranoica ne abbiamo?

Sì, ne abbiamo, ma i capitoli sono talmente brevi che spero porterete pazienza. Che volete farci, so ragazz... ah no scusate, sono adulti e vaccinati. 

Va beh niente, teniamoceli così.

La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora