(Marco)Fantasmi

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Quella sera non mancò l'occasione di fare sesso anche nel suo letto. Senza dubbio risultò più comodo del divano, ma decisi di concedere a entrambi una prestazione più rilassata. Mi dedicai a un piacere più riflessivo, a movimenti meno prepotenti. Maia si adattava a qualunque ritmo, sapeva abbandonarsi al piacere indipendentemente dalla forma con cui glielo proponevo. Le sue mani tra i miei capelli, la sua bocca sul mio collo e la sua lingua sulla mia si muovevano con un'ingordigia tale da offrire costante conferma della sua attiva partecipazione al godimento.

Maia si lasciava andare sotto il mio tocco con una fiducia totale. Era quello di cui avevo bisogno io ed era quello che più faceva impazzire lei.

In poche parole, funzionavamo dannatamente bene.

Alzarmi dal suo letto per rivestirmi in piena notte fu un sacrificio così doloroso che da solo dovrebbe essermi valso il perdono da tutti i peccati passati e futuri.

Non guardai nemmeno l'orologio, era indiscutibilmente molto più che tardi.

La baciai sul collo e sull'orecchio, bisbigliandole che stavo per uscire.

Commentò con un "uffa", ma dopo pochi secondi ricadde nel sonno.

Scesi al piano di sotto facendomi luce con il display del cellulare. Giunto alla porta d'ingresso mi accorsi di aver ricevuto alcuni messaggi nelle ore precedenti.

Cliccai per vedere il mittente.

Mi aveva scritto uno dei miei fantasmi.

Quando lasciai la casa di Maia sentii di aver lasciato dietro la porta anche quella meravigliosa sensazione di pace.

SPAZIO AUTRICE

Ehilà, capitolo brevissimo, non ho idea del perché io non lo abbia unificato col precedente ahahaha!
Forse dovrei farlo.
Comunque... Finalmente qualcosa si smuove nel recondito passato di Marco.
Cosa dobbiamo ancora conoscere di lui?


La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora