(Maia) Niente di grave

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- Si sente bene? -

- In effetti no. -

Io e Falchi eravamo seduti nel suo ufficio. Avevo freddo, e tirai giù le maniche della felpa stringendomi le braccia intorno al corpo.

- Allora sarò breve. Ho visto una foto della sua socia, e sono certo che capisce a quale mi stia riferendo. Abbiamo un problema. -

- Quale problema, Alan? Sa meglio di me che al momento non c'è stata conferma da parte nostra su quella vicenda. -

- Non avete nemmeno smentito. -

Volevo disperatamente uscire di lì. Anche l'idea di affrontare il seppur breve viaggio in macchina fino a casa non mi faceva stare tranquilla.

- Stiamo valutando il da farsi. Ad ogni modo sa bene che quanto accaduto è illegale dato che non si possono condividere foto senza il consenso del proprietario del profilo e del soggetto ritratto. -

- L'illegalità della condivisione non mi riguarda. Le reazioni del pubblico al dilagare di quell'immagine, invece, potrebbe riguardarmi. -

S'interruppe e io mi spazientii.

- Alan, aveva detto che sarebbe stato breve. La prego di mantenere il proposito senza girarci troppo intorno. Mi dica cosa vuole. -

- Rivediamo in parte i termini dell'accordo. Siete fuori controllo senza un manager. -

- Un manager? -

- Sì, qualcuno che si occupi anche della vostra immagine, dei vostri profili social e del vostro blog. -

Non era quello che mi ero aspettata. Avrei scommesso sul ritorno di un coreografo e della cessione delle coreografie. Ma un manager?

- Prepari una proposta dettagliata - tagliai corto.

Vidi lo stupore sul volto di Falchi. Si era aspettato di dover discuterne molto più a lungo.

- Sarà pronta tra un paio di giorni. C'è qualcosa che ritiene di dovermi far sapere prima che io metta nero su bianco il tutto? -

Feci mente locale, per quanto possibile.

- Il manager ci può essere di aiuto, Falchi. Non ce la facciamo più a gestire i contratti con gli sponsor da rinnovare. Ci serve qualcuno di affidabile che vagli la qualità dei beni e dei servizi che andremo a pubblicizzare, per cominciare. Qualcuno che si occupi di filtrare le proposte, di rispettare le scadenze, di verificare i contratti. Quello che invece non solo non ci serve, ma non vogliamo assolutamente, è qualcuno che entri nel merito dei contenuti del nostro blog, dei nostri articoli, dei nostri video. Quella è una zona out. Se vorremo un aiuto, lo chiederemo. Il manager, se lo ritiene, può creare pagine social per la crew e gestirle con la nostra collaborazione attiva ma non esclusiva. Le pagine social personali, così come il blog, sono out. Questo è quanto mi viene in mente al momento. Lei prepari la proposta, io la sottoporrò alle ragazze. E, per l'amor di Dio, lasci che tutta questa stronzata della foto si sgonfi da sola. -

Falchi appoggiò i gomiti alla scrivania, raggiante.

- Questo piccolo scandalo potrebbe rivelarsi un'opportunità interessante per... -

- No. Non è il genere di opportunità che ci interessa. Vuole farci da manager? Bene, ci faccia lavorare meglio di quanto abbiamo fatto finora. Scovi sponsor di valore, trasformi la nostra popolarità in un vero e proprio fenomeno culturale. Questo è quello che mi aspetto da lei. Prima, però, ci convinca con la sua proposta. Ci convinca tutte quante, Alan. -

Il suo sorriso rapace non si spense. Non era spaventato dalla mia richiesta e questo, mio malgrado, mi piacque.

Lo salutai e salii in macchina in preda ai brividi, ai dolori e al mal di testa.

***

Mi godetti l'abbraccio affettuoso di Lucas e quello preoccupato di Mattia.

- Domani guarisci? -mi chiese Mattia.

- Non lo so, spero di sì. Ma non devi essere preoccupato, non è una cosa grave. -

- Non è come quello che è successo a me - intervenne Lucas. - A me hanno tagliato la pancia! -

Sorrisi.

- Certo che no. State tranquilli. -

Mi alzai e mi rivolsi ad Ale.

- Grazie. Sicuro di poterli tenere? Con una tachipirina mi rimetto in sesto -

- Non ho impegni, tranquilla. Preferirei che venissi anche tu a casa mia. Non mi piace saperti da sola con la febbre. -

- E' solo un'influenza, domani starò bene. Qua ho tutto quello che mi serve. -

Ale portò via i bambini, ma apprezzai la sua sincera preoccupazione nei miei confronti. In quel momento ero certa che me la sarei cavata con un po' di brividi e la febbre.

Un'ora dopo, vomitando nel water e incapace di reggermi in piedi, mi maledii per non aver accettato di andare da lui.

***

Sentivo lo squillo acuto del cellulare nell'altra stanza, a una distanza ridicola in condizioni normali, abissali in quel momento.

Attesi finché i getti di vomito smisero di seguire ogni sforzo dello stomaco, e quando ritenni di aver restituito alla tazza del water tutto quello che era possibile, mi trascinai, letteralmente, fino al cellulare.

Stava ancora squillando ma non volevo rispondere, volevo solo poter tornare in bagno e averlo con me.

Non mi sentivo tranquilla, lontana dal water: un pensiero che l'indomani mi avrebbe fatta sorridere. Avvertivo la vibrazione nella mano ma ero risoluta nell'ignorarla: la mia missione era tornare in bagno senza svenire. Il resto, dopo.

Esattamente come la suoneria dello smartphone, anche io mi presi qualche pausa appoggiandomi, sfinita, alla parete del salotto.

Quando tornai ad abbracciare la porcellana del cesso ero esausta.

Risposi a una chiamata dopo un'infinità di tempo, e senza nemmeno alzare la faccia dal bordo del water.

- Pronto. -

- Maia? -

Era Marco, e se non avessi esaurito tutte le mie forze mi sarei commossa nel sentirlo.

Invece ebbi l'ennesimo sforzo di vomito e rischiai di far cadere il cellulare nella tazza del water. Sentivo dall'altra parte della cornetta la voce concitata e preoccupata di Marco ma non capivo nulla di quello che mi stava dicendo.

- Sto di merda - biascicai. Mi resi conto che avevo il tono disperato di una moribonda anziché di un'adulta con l'influenza.

- Arrivo subito -mi disse Marco, apparentemente incapace di accogliere qualsivoglia replica da parte mia.

- Non riuscirei ad aprirti. -

- Qualcuno con la copia delle tue chiavi? -

Mi scervellai, ma la testa era così vuota...e io ero così stanca. Volevo solo dormire e smettere di vomitare.

- Maia? Ci sei? -

Quella di Marco era una preoccupazione dosata e controllata. Quanto sarebbe stato rassicurante averlo con me in quella situazione? Desiderai non essere sola. Forse quel bisogno così impellente divenne la folata di vento che spazzò via la nebbia dal cervello.

- Jennyfer. Jennyfer ha le chiavi. -

- Sto arrivando -ribadì.

Marco interruppe la comunicazione e io desiderai di addormentarmi fino al suo arrivo.

SPAZIO AUTRICE

Ciao amici lettori, Maia non se la passa benissimo ma l'accordo raggiunto con Falchi sembra interessante.
Sarebbe tutto perfetto se la sfigata non stesse vomitando l'anima nella tazza del cesso.
Vogliamo sentire la diagnosi di Marco?

La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora