(Maia)L'arma con cui distruggere la mia amica

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J sembrava imbarazzata: torturava con le dita l'etichetta della bottiglia d'acqua posata sul tavolo, mi guardava di sfuggita e si mordeva il labbro.

Dopo l'incontro con Alan Falchi mi ero fatta una doccia calda ed ero andata a casa della mamma di Jennyfer senza nemmeno avvertire.

L'ultima volta che io e J ci eravamo sentite era stato via whatsapp e mi aveva spiegato con qualche messaggio quanto accaduto con Ricky.

Quel pomeriggio ad aprirmi la porta era stata la madre di Jennyfer, che sembrava affranta quanto la figlia. Mi era parsa comunque felice di vedermi. Mi aveva fatta accomodare in cucina e ci aveva lasciate sole dopo averci preparato due tazze di the.

- Ehi, J, come sta andando? -

Mi rispose con una serie di singhiozzi violenti. Quasi mi lanciai dalla sedia per andare ad abbracciarla.

- Oh tesoro...-

Aveva il corpo scosso dal pianto. Trattenni a stento le mie lacrime: era terribile vederla così. Jennyfer era una donna emotiva ma non l'avevo mai vista farsi abbattere in quel modo. Tra un singhiozzo e l'altro cercò di parlare ma non capii nulla.

- Prima calmati, - le dissi - tira fuori tutte le lacrime e i singhiozzi che hai tenuto in ostaggio finora. Dopo ne parleremo. -

Le accarezzai i capelli e la tenni stretta finché iniziai a sentire le sue spalle rilassarsi e la sua schiena perdere rigidità. Ci volle un po', ma alla fine si calmò del tutto e la lasciai andare.

Mi parve un cucciolo indifeso mentre si soffiava il naso arrossato, con gli occhi verdi gonfi e lucidi e le guance rigate di lacrime.

- Raccontami - la incoraggiai.

- Non so da dove iniziare. Non volevo...non pensavo...-

Si bloccò, incapace di proseguire e sfoderando altri due grossi lacrimoni.

- Qual è la situazione attuale? Dov'è Bianca? -

- E' a casa con Ricky, dice che me la farà rivedere ma che per ora è meglio di no... -

- Cosa? Ma sei sua madre! Non può! J, non può farlo! -

Jennyfer bevve un sorso di the prima di rialzare lo sguardo e incontrare il mio.

- Ho fatto una cosa orribile, Maia. -

- Hai fatto una cosa stupida. Le cose orribili sono altre, J. Orribile è impedire a una brava madre di vedere la figlia!-

Ero furibonda. Ero pronta ad uscire e fiondarmi a dirne quattro a Ricky.

- Ricky adesso è troppo arrabbiato e deluso. Comunque mi ha detto che appena sarò più presentabile potrò vederla. -

- Capisci che non può essere lui a prendere queste decisioni? -

Tirò su con il naso. Era a pezzi, ferita, umiliata. Non sarei stata a guardare mentre Ricky faceva di un errore l'arma con cui distruggere la mia amica.

- Sì, lo so. Ma adesso non sono comunque nelle condizioni di vederla. Vedi anche tu come sono ridotta. E cosa dovrei dirle? Eh? Che esempio sono per lei? -

Le presi il volto tra le mani, inchiodando il mio sguardo al suo.

- Stammi a sentire, J. Io non so perché hai fatto quelle foto, né perché le hai pubblicate. Ma non hai commesso nessun reato, chiaro? Non le hai vendute, non sei minorenne, non hai nemmeno svelato la tua identità in quel profilo e non hai messo a rischio la privacy della tua famiglia. Non biasimo Ricky per essere furioso per quello che hai fatto. Non starò a sindacare sul tuo ruolo di moglie, ok? Ma tutto questo non ha a che fare con Bianca. Lei non c'entra, e dovete esserne pienamente coscienti entrambi. -

La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora