Epilogo- Il tema ricorrente non è l'amore. Neanche il sesso. Ma inizia con la S

3.9K 158 142
                                    



MAIA

Convincere Lucas e Mattia a stare seduti sul divano, in fiduciosa attesa di qualcosa che non comprendevano, era stata un'impresa. E un'impresa era stata anche organizzare tutto quanto, cercare un orario consono per molti, inviare i messaggi vocali con la pronuncia corretta, ringraziare anticipatamente i partecipanti e Dio solo sa cos'altro.

Jennyfer, ancora agile nei movimenti nonostante un pancino ormai ben più che evidente, stava consegnando l'immancabile birra a Christian e a Marco, accomodati in cucina, mentre io mi ero convertita ai succhi di frutta per spirito di sorellanza con la mia migliore amica.

- Tu, primario dei miei stivali, vieni ad aiutarmi a collegare il tv per la diretta, sai che sono pessima in queste cose - ordinai, cercando di nascondere una certa tensione, a Marco. Forse per uno sconcertante e imprevedibile effetto osmosi, si alzò anche Christian, che andò ad armeggiare con il wi-fi e il TV insieme al suo compagno di merende. Io e J ci scambiammo un'occhiata quasi sconvolta.

- Credo che due paia di braccia siano sufficienti, siediti qui con me, stronzetta - mi disse lei, accomodandosi al tavolo di Marco, che ormai era anche il mio tavolo. Lasciare casa mia era stata una scelta sofferta solo per poco tempo: lo Zar dei manuali aveva liberato una buona parte di scaffali per lasciare il giusto spazio al mio disordine e ai miei libri. Mattia e Lucas avevano apprezzato quasi subito le dimensioni del TV, l'adozione di una playstation che era spesso motivo di discussione tra me e Marco e una cameretta che il mio primario aveva fatto dipingere di nero e decorare con pianeti e costellazioni, restituendo ai miei figli l'impressione di dormire sospesi nello spazio profondo.

Lucas, inoltre, sosteneva che Marco cucinasse decisamente meglio della sua mamma. Mattia, troppo sensibile per condividere a voce alta l'idea del fratello, mi aveva rassicurata sul fatto che come spalmavo la nutella sui Pancacke del Mulino Bianco io, nessuno mai.

- Hai scelto il nome? - le chiesi, sorseggiando il mio succo di frutta e rimpiangendo la birra.

- Resto della mia idea, Maia. È un nome bellissimo. -

Sbuffai.

- Non puoi avere una figlia di nome Bianca e un'altra figlia di nome Viola, dai! Che madre sei se bullizzi i tuoi figli prima ancora che vengano tutti al mondo? -

- Mi piace anche Chiara... - aggiunse, con meno convinzione.

- Bianca e Chiara? Ma sei scema? Chiamale Bianca e Neve, già che ci sei! - commentai, sbirciando dall'arco a vista della cucina i preparativi per la mia sorpresa. Christian e Marco sembravano particolarmente impegnati. Bianca e i miei bambini cominciavano a esaurire la pazienza.

Guardai l'orologio: mancava poco.

- Che nomi proponi tu? Sentiamo... - mi incitò.

- A me piace Nora. È breve, ma esotico. -

Jennyfer sembrò prendere in considerazione la proposta con un'espressione assorta.

- Mmmm... lo metto nella lista dei papabili. Ma preferisco ancora Viola. -

Marco fece capolino, appoggiandosi al varco della cucina con una spalla.

- Ragazze, ci siamo. -

Scambiai un'occhiata soddisfatta ed eccitata con J.

Andai in salotto, presi posto accanto a Marco che mi cinse le spalle. Mattia mi saltò in braccio. Lucas si accomodò sulle ginocchia di Marco: anche in questa nuova coppia, il mio secondogenito aveva scelto il genitore alfa, e non ero io.

- Bimbi, siete pronti? - chiesi.

Sullo schermo comparvero decine di volti: sorrisi divertiti, cordiali, su facce amichevoli. Alcuni erano visi conosciuti: i Black Wolf, molti componenti della battle di Falchi, Falchi stesso, diversi colleghi di Marco, e una marea di sconosciuti.

- Mamma, chi sono? - volle sapere Lucas che, forse, iniziava a capire.

- Sono i nostri followers, amici e anche alcuni colleghi - gli spiegai.

Feci partire il countdown sullo schermo tv, condividendolo con tutti coloro che erano on line sulla diretta social.

Contammo insieme, a voce alta, come un Capodanno in streaming tra migliaia di persone.

Sentii la tensione dei miei figli crescere, e la mia emozione crescere per quella piccolezza che però mi aveva richiesto impegno e dedizione.

7...

6...

Anche Marco iniziò a contare.

5...

4...

Alzammo tutti la voce, anche i bambini, trasportati dal desiderio di sapere.

3...

2...

Alzammo le braccia, come ad accogliere un'ondata di energia che neanche Goku quando deve sconfiggere l'ennesima creatura spaziale apparentemente invincibile.

1...

E l'urlo partì, forte, convinto, dalle nostre gole, ma anche da quelle dei ballerini, dei medici, dei followers... da tutte le quasi quindicimila persone che avevano accolto la mia richiesta, il mio bisogno di fare un regalo ai miei bambini.

Quella sera, quindicimila persone collegate da nove Paesi diversi, gridarono una sola, unica, buffa parola:

SCORREGGIA!!!

Lucas la gridò parecchie volte. Indicò i volti dai tratti esotici, quelli chiaramente appartenenti a etnie diverse presenti sullo schermo e che ancora ridevano felici della reazione di mio figlio, incontenibile all'idea che imparassero l'unica parola italiana davvero utile nel suo personalissimo vocabolario.

Mattia si commosse. Mi baciò.

Ed eccola, la felicità.

L'amore della mia vita seduto di fianco a me.

Un figlio che mi bacia davanti a dei testimoni.

L'altro entusiasta della mia sorpresa.

La mia migliore amica nuovamente incinta.

Sua figlia che abbraccia Lucas.

Christian che abbraccia Jennyfer.

Quindicimila persone collegate da nove Paesi diversi.

Due birre sul tavolo, due succhi di frutta in cucina.

E una sola parola a unirci tutti: scorreggia.


MARCO

Quando i bambini furono a letto e Maia addormentata mi alzai, andai in salotto, presi i due pacchetti di Marlboro dalla tasca della giacca, mi diressi in cucina e li gettai via.

Poi mandai un messaggio a Daniele, ringraziandolo di aver partecipato con la sua fidanzata alla diretta.

Tornai a letto, e mi sentii pulito.


SPAZIO AUTRICE

È finito.

Mi piacciono gli epiloghi che riprendono qualcosa dell'incipit. E così è stato.

Lo so, è breve. Forse troppo. Forse ci ragionerò un po' su, magari cambierò qualcosa.

Ma forse resterà così.

Seguono due capitoli bonus. Uno per J, uno per Chris.

A chi mi ha seguita fin qui: grazie, di cuore.


La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora