L'ultima persona al mondo

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Alla terza coreografia, una di quelle aeree con i tessuti, temetti davvero di vomitare. Forse era la tensione. O forse i bignè. Probabilmente entrambi.

Lo stomaco resse ma dovetti liberarlo subito dopo, con l'ausilio di un water e lontano dallo sguardo del pubblico.

-Sei una demente. -

-Ora sto bene. -

-Sicura? -

-Sì, J, sono sicura. Non ho più niente nello stomaco. -

Andai al lavandino a sciacquarmi la bocca sotto lo sguardo accusatorio della mia amica.

-Te l'avevo detto di non ingozzarti. -

-Santo Dio, smettila. Sembri Ale! Ho vomitato e ora è tutto ok. Vogliamo farcene una ragione e proseguire con le coreografie? -

Mi guardai allo specchio. Trovai il riflesso del mio volto pallido, con occhiaie scure sotto gli occhi. Le guance scavate. Gemetti.

J mi abbracciò.

-Tranquilla tesoro, dopo ti sistemo con un po' di trucco. -

-Sembro la sposa cadavere. -

-Hai appena vomitato, di che ti lamenti? Ficcati una caramella inbocca, riprenderai un aspetto decente tra qualche minuto. -

Non avevo ancora recuperato il peso perso durante il ricovero di Lucas. Con i pasti ero un disastro: non avevo più trovato, né cercato, un equilibrio alimentare. Mi era capitato diverse volte di pranzare alle quattro del pomeriggio, spesso con cracker e formaggio. A cena andava meglio, ma solo se avevo con me i bambini. Era ora di darsi una regolata.

Anche gli abiti di scena mi vestivano un po' troppo larghi, e le costumiste avevano dovuto sistemarli sui fianchi e in vita.

Dovevo decisamente darmi una regolata.

Feciun respiro profondo, pronta a tornare in scena.

***

-Ha vomitato sul serio? - Mancini sembrava trovare sinceramente divertente il racconto di J in merito alla mia esibizione in un passo a due con il water.

Sentirlo raccontare da J, tutto sommato, divertiva anche me.

La sala riservata per la cena post spettacolo era ampia e ben illuminata. L'aperitivo era servito a buffet, ma erano gli alcolici ad andare per la maggiore, rispetto al cibo. Tutte le ragazze della crew erano rimaste, così come i Black Wolf. I ragazzi, in ghingheri, erano davvero attraenti, e sembravano perfettamente a loro agio in quell'ambiente elegante. Il loro flirtare con le mie ballerine era più che evidente, ma trovai il quadretto tenero e appezzabile. Erano giovani, spensierati e innamorati della vita. Io non ero più così da un po' di tempo.

A parte loro e Mancini, tra gli invitati riconobbi solo qualche personalità della politica locale e parte dello staff di chirurgia pediatrica. Mi fece piacere costatare che alcune delle colleghe di Mancini mi avevano riconosciuto chiedendomi di Lucas.

Ero in pace con me stessa anche io dentro il mio abito corto ma non appariscente, nero con qualche strass in vita. J mi aveva rimproverato la scelta dello stivale al posto delle decolltè ai piedi, ma mi sentivo comoda. Al trucco aveva provveduto la mia amica, e tutto sommato sentivo di muovermi all'interno della mia confort zone.

-Oh, sì, tre magnifici conati seguiti da un getto verdognolo di tutto rispetto! -

-J, tesoro, non sono certa che sia l'argomento ideale in questo momento...- le feci notare.

La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora