(Maia) Dimmelo domani

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Ero ancora immersa nel lavoro quando, alle quattro del pomeriggio, Ale suonò al campanello. Sentii il vociare concitato di Mattia e Lucas ancora prima di aprire la porta.

-Ciao mostri! -

La risposta dei miei figli fu riconducibile alle urla che di norma provengono dai passeggeri delle montagne russe. Lucas mi si aggrappò alle gambe come un koala rischiando di farmi cadere, Mattia saltellò sul posto consapevole di essere ormai un po' troppo cresciuto per imitare suo fratello.

-Possiamo fare merenda? - gridò Mattia, entrando in casa e, sospettai, senza nemmeno ascoltare la mia risposta affermativa.

Ale mi sorrise: portava sulle spalle gli zaini dei bambini.

-Fai merenda con noi? - lo invitai.

-Volentieri. -

Lo feci entrare. Indossava ancora gli abiti da lavoro. Quando si tolse la giacca a vento notai che si era già liberato della cravatta lasciandola, probabilmente, in auto. Appoggiò sulla sedia anche la giacca del suo completo antracite.

Stava benissimo, mentre io indossavo una tuta sgualcita e troppo larga. Anche i capelli erano un disastro e li avevo legati con un elastico per senso del pudore.

Mattia e Lucas stavano già frugando negli scaffali della cucina, entrambi eccitati e fuori controllo.

-Ho lo yogurt in frigo - proposi, poco fiduciosa.

Ale trattenne una risatina beffarda, i bambini nemmeno sprecarono fiato a rispondermi.

Alla fine optarono per i biscotti al cioccolato e un bicchiere di latte.

Liberai parzialmente il tavolo per far spazio alle due piccole furie affamate.

Io e Ale ci accomodammo ai lati, dove avevo ammucchiato le scartoffie su cui stavo lavorando prima che arrivassero.

-Biscotti anche per te? - gli chiesi.

-No grazie, sono a posto. A cosa lavori? -

Gli mostrai un catalogo di abiti sportivi.

-Sponsor - spiegai. - Ci hanno proposto di fare anche da testimonial alla prossima collezione e posare per il prossimo catalogo. Davo un'occhiata ai completi. -

Ale sfogliò i bozzetti e le foto dei top e dei leggins cui l'azienda stava lavorando.

-Sono carini. Quindi compariresti sui manifesti di mezza nazione con indosso uno di questi? -

Sapevo cos' aveva puntato. Vidi la sua fronte corrugarsi sui top piuttosto striminziti e variopinti. Aveva sempre digerito senza troppe storie gli abiti di scena, lontani dall'essere volgari ma pur sempre un mezzo per risaltare i nostri corpi e i nostri movimenti, ma sapevo che aveva anche sempre apprezzato la mia scelta di scendere dal palco ben più coperta.

Vedere sua moglie su un catalogo con indosso uno di quei completi sarebbe stato senza dubbio fonte di litigio. Ma non ero più sua moglie.

-Non hanno parlato di manifesti. Al momento stiamo vagliando solo il catalogo, sia cartaceo che digitale, e magari qualche sagoma nelle vetrine del marchio. Per i manifesti credo chiameranno qualche supermodella. -

-Capisco - commentò, asciutto.

-Stavo anche buttando giù una nuova playlist per la prossima dance battle e ascoltando qualche nuova hit per arricchire le prossime serate. -

Non c'era nessun motivo per cui il disappunto fino a quel momento manifestato da Ale all'idea della mia partecipazione al catalogo dovesse farmi sentire a disagio. Questa consapevolezza, però, non sembrava scalfire la frustrazione che sentivo crescere nell'affrontare il suo sguardo deluso.

La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora