(Marco) La sbronza. Decisamente.

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- A che ora finisci il turno? -

Christian passava dal mio ufficio quasi ogni giorno. Di solito faceva finta di aver bisogno di me per qualche cartella clinica, ma il più delle volte voleva solo capire quanto ero scoglionato.

E con scoglionato intendo emotivamente a pezzi.

- Due ore fa. Circa - risposi.

Si fece avanti, e ricordo che si era già cambiato, niente camice. Capii subito che non avrebbe nemmeno finto di volermi parlare di lavoro.

- E cosa stai facendo? -

Decisi che anche io non avrei finto.

- Sposto fogli a vanvera dalla scrivania all'archivio, e viceversa. -

Sorrise, di un sorriso che mi parve quasi trionfale.

- Ottimo. Allora abbandona questa inutile attività e sali in macchina. Ti porto a bere. -

Appoggiai i fogli, ma mi abbandonai sulla poltrona. Ero svuotato, stanco.

- Preferisco andare a casa. Vai da Jennyfer, avrà sicuramente qualche voglia assurda da esaudire. Anzi, cerca già su google una gelateria che le prepari un gelato al gusto tigre siberiana. -

Si sedette anche Christian, senza smettere di sorridere.

- Sì, ha una voglia assurda, ma riguarda te. E no, non è che ti vuole scopare. -

Sbuffai. Avevo cercato Maia continuamente, in quelle tre settimane. Trovandola sempre. Non si negava, non lo faceva mai. Ma non era disposta a vedermi, tantomeno a perdonarmi. Non sarebbe tornata sui suoi passi: me lo aveva ribadito, con educata fermezza.

Nemmeno Jennyfer avrebbe spostato quel macigno di astio che mi separava da Maia.

- Ci ho già provato, Christian. Puoi dire a Jennyfer che ho giocato tutte le mie carte e che non ho vinto nemmeno una mano. Quindi trovale il gelato alla tigre siberiana e un ghiacciolo al cuore di vergine innocente e vai a massaggiarle i piedi. -

- Non hai giocato le carte giuste. -

- Non ho più niente in mano, Christian. Nemmeno nella manica. Niente assi, niente Jolly. Forse un due di picche. Non di più. -

- Jennyfer sostiene che non hai giocato tutto finché non hai toccato il fondo. -

Lo guardai incredulo.

- Sono piombato a casa sua e ho minacciato il suo ex. E lei mi ha invitato ad andarmene a fanculo. Se non è toccare il fondo questo... -

Christian si appoggiò con i gomiti sulla mia scrivania.

- Io non ho intenzione di contraddire la Valchiria incinta che abita a casa mia. E la Valchiria sostiene che ti stai disperatamente attaccando al bordo pur di non toccare il fondo. -

- E tu dille che sono venuto a bere anche se non è vero. -

- J è come un cane antidroga, solo che annusa le bugie. Lei ti troverà, Marco. E per farlo si lascerà dietro una lunga scia di sangue e cadaveri che neanche John Wick. E tu, Marco, chiuderai quella scia, e non sarà una cosa breve, te l'assicuro. Ora, pensaci bene. Vuoi venire a sbronzarti fino a vomitare con me, o preferisci farti trovare dalla legione di demoni che alloggia nel corpo della mia fidanzata? -

Non ebbi bisogno di pensarci più di due secondi.

- La sbronza. Decisamente. -

La sindrome dell'eroeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora