17.

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Hazel aveva sperato che quello sciocco bisticcio su Nosey potesse scivolarle di dosso in fretta, ma dovette riconoscere che non fu affatto così. Quando la bestia era stata macellata e sapientemente cucinata dalle mani esperte di Dembe Freeman, il cambusiere originario della Guyana francese, l'equipaggio aveva esultato di gioia nel vedersi servito un piatto di carne fresca dopo oltre un mese, ma lei non era stata altrettanto felice di quella cena tanto succulenta quanto nefasta.

Appena poteva, Hazel si buttava nelle sue solite attività sulla nave per non pensare a quel peso che sentiva in corrispondenza del petto e quella mattina in infermeria con Kinkaid fu sollevata di avere qualcosa in più per tenersi occupata.

Il diretto interessato pareva molto meno contento: dopo che un barilotto di rum gli era caduto sulla gamba destra con un sinistro scricchiolio di ossa, non era riuscito più ad alzarsi e urlava come un ossesso ogni volta che provava a spostare l'arto, piagnucolando di non volerlo amputare.

«Credo si sia fratturato il femore.» Una volta in infermeria, Evans si mise a osservare accigliato il rigonfiamento che era cresciuto in fretta sotto il ginocchio del povero Kinkaid che respirava con affanno, i lunghi capelli paglierini appiccicati alla stretta fronte impiastricciata di sudore freddo. «Non voglio che mi avveleniate come avete fatto col vitello» frignò.

«Non ho certo avvelenato quella best-... Oh, insomma, sta' fermo un attimo se non vuoi ti somministri davvero del curari.» Evans tastò il panciotto nero in corrispondenza dei pettorali e sgranò gli occhi scuri. «I miei occhialini, che brutta cosa invecchiare... Hazel, siate gentile, ho dimenticato la mia giacca con gli occhiali nella cabina del capitano, potreste andare a recuperarmela?»

«Certo, doc.» Scattò solerte, i passetti corti e rapidi che si udivano a malapena nel corridoio del ponte inferiore e vide che in fondo la porta era ancora aperta. Bussò comunque e cauta vi infilò il capo riccioluto per gettare un'occhiata all'interno. Sentendosi colpevole di immettersi nella cabina del capitano senza permesso, andò dritta come un fuso alla sedia scostata dal tavolone scuro che dominava l'intera stanza, la giacca nera di Evans che pendeva dallo schienale.

La afferrò rapida e stava già facendo dietro-front dopo essersi accertata gli occhiali fossero nel taschino indicato dal dottore, quando l'attenzione venne completamente catturata dal lucente oggetto che riposava quieto sul tavolo lì accanto: una magnifica scacchiera in legno con le sue brave pedine, posate in un ordine a lei sconosciuto sui vari riquadri chiari e scuri.

Sapeva di doversene andare, e in gran carriera, ma era davvero la prima volta che riusciva a vedere da vicino quei pezzi piccoli e tanto dettagliati. Con le mani sudate, si sorprese ad allungare un braccio e afferrare quello che aveva tutta l'aria di un cavallo nero dall'espressione torva; se lo avvicinò al naso col fiato sospeso, meravigliata dai dettagli squisiti della folta criniera.

Il Capitano Lockhart rientrò con espressione funesta in stanza, rimuginando sulla fortuna di non aver rotto la botte di rum, soprattutto avendo visto l'ansia con cui era stato rincorso da Mr Harris, i cui occhi acquosi avevano recuperato un guizzo di vivacità al pensiero si danneggiasse il carico di Mr Peabody. La seccatura venne accantonata quando capì di non essere solo in cabina: Mrs MacLeod stava in piedi che guardava con occhi sgranati la scacchiera abbandonata brutalmente poco prima.

Quando lo udì, quasi le cadde sia il cavallo nero che stringeva tra le dita, sia la giacca scura di Evans, il piccolo volto a forma di cuore sfigurato dal terrore.

«P-perdonatemi, capitano, non sarei... non sarei dovuta entrare senza il vostro permesso, ma il Dottor Evans aveva, la giacca e gli occhialini, e c'è Kinkaid che...»

«Nessun problema, Ms Miller» la interruppe lui quanto più gentilmente possibile. Si poggiò la mano sul fianco stretto e con un sorriso incoraggiante le domandò: «Vi piacciono gli scacchi?»

Of Seamen and Maidens - VECCHI FANTASMI E CIELI OMBROSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora