Bóthar na Trá, 21 giugno 1801
Lea non aveva dormito nella più comoda delle posizioni e avvertiva il collo tutto indolenzito, ma si sentiva piacevolmente riposata e tiepida. Allungando un braccio per stropicciarsi gli occhi, avvertì la presenza di qualcuno al suo fianco e la cosa parve non turbarla in un primo momento, poi quando realizzò che quel qualcuno era il Dottor Evans, fece un salto che quasi spaventò pure l'altro.
«Buongiorno dottore» sbottò imbarazzata, passandosi una mano sul bel volto ancora assonnato. «Perdonatemi, devo essermi addormentata contro di voi.»
Ricevette in risposta un sorriso sbieco, luminoso quanto i raggi del sole che filtravano dalle finestre. «Nessun problema, Ms Lea» rispose con convinzione.
Gabriel Evans aveva avuto la notte più lunga della sua vita, con il corpo morbido e invitante di Lea premuto contro il proprio, la mente che cercava di immaginarsi quale parte anatomica della giovane gli stesse premendo contro la spalla, l'avambraccio, il fianco, calde e soffici curve che gli si delineavano contro la pelle. Si era imposto di mantenere lo sguardo ben fisso davanti a sé per evitarsi di commettere sciocchezze, ma questo buon proposito era crollato nel giro di poco, non ce l'aveva fatta e aveva finito col carezzare con lo sguardo più e più volte la giovane, dolcemente addormentata con un'espressione tanto innocente che lo aveva fatto vergognare della propria eccitazione, dura e frustrata in mezzo alla gambe.
Aveva pregato che il mattino non arrivasse mai per rimanere sempre così, rannicchiato contro di lei, eppure il sole era tornato a sorgere, le sue sognanti fantasticherie sparite assieme alle tenebre notturne. E così avrebbe dovuto fare lui ormai, purtroppo, riflettè, mentre esprimeva quella sua volontà ad alta voce.
«Ve ne andate?» ripeté Lea con gli occhi sgranati e le labbra dischiuse, come se avesse pronunciato la peggiore delle volgarità.
«Devo, Ms Lea.» Il suo sorriso aveva ora una piega più mesta. «Voi e Mrs O'Kelly state bene, devo tornare a Galway per proseguire con le ricerche.»
«Ma Colin non è ancora tornato a prendervi» protestò lei con veemenza, sentendo montare addosso una frustrazione sconfortante a cui non sapeva dare un significato. «Credevo sareste rimasto qui anche solo... un altro po'.»
«Sono desolato ma non posso. Io... io ho dei compiti da svolgere» nel dirlo Evans trovò talmente vuote le proprie parole da sentirsi in imbarazzo. «O'Leary non è passato, ma posso comunque raggiungere lui e il resto dell'equipaggio per continuare con le ricerche di Samuel Lockhart, per cui siamo venuti qui apposta. Non sarei dovuto nemmeno restare, a dirla tutta, ma non potevo certo andarmene quando stavate in quelle condizioni, non potrei definirmi medico altrimenti.»
Lea annuì in maniera meccanica: era vero, lo sapeva pure lei benissimo, eppure la ferì nel profondo sentirselo ribadire in maniera così diretta. Glielo avrebbe voluto dire, tutto quello, ma invece si ritrovò a rispondergli brusca: «Se volete posso accompagnarvi fino a Galway, non è distante.»
«Non dovete disturbarvi, Ms Lea» esordì lui, prendendo la camicia ancora un po' umida dalla spalliera della sedia, e lei si odiò nel trovarsi a guardare un'altra volta quel torace snello e muscoloso, il drago baffuto che occhieggiava dalla scapola, provando uno sconforto indicibile al pensiero di vederlo per l'ultima volta.
Quell'ultimo tratto a piedi assieme fino a Galway non glielo avrebbe tolto nessuno.
«Insisto, dottore.»
Dopo essersi frettolosamente infilato la camicia, studiò il viso imbronciato e determinato della giovane e commentò con quanta più leggerezza possibile: «È dunque vero che la cocciutaggine degli O'Kelly è rinomata qui nei dintorni.»
Lo vide sorridere più disteso e capì che l'aveva spuntata anche quella volta, così ricambiò soddisfatta di rimando. «Aye, testoni e fieri» confermò con un guizzo birichino negli occhi smeraldo.
Si voltarono entrambi quando udirono nonna O'Kelly destarsi nel letto con un mugolio basso.
Salutarono la vecchia Orla che scoccò loro una severa occhiata da saggia testuggine e, dopo aver baciato con trasporto il capo della nipote, dedicò un saluto ruvido al gallese. «Grazie ancora di tutto, dottore. Siete una brava persona» nel dirlo, gli prese le mani e gliele strinse con vigore. «Ma ammetto che siete uno poco sveglio, aye?»
Chino in avanti su di lei, Gabe rimase a occhi sgranati a sbattere più volte le ciglia, un po' confuso. «In che senso, Mrs?»
Lei schioccò la lingua esasperata mentre osservava la nipote sgusciare fuori dalla capanna e concluse semplicemente: «State attento alla mia Lea, mi raccomando.» Gli fece un cenno rapido con la mano come a sbrigarsi a uscire.
Lui si passò una mano sul mento, nascondendo un sorriso, e si congedò da Orla O'Kelly.
«Vostra nonna è proprio una forza della natura» commentò a Lea dopo essere uscito, trovandola intenta a valutare lo stato del proprio vestito ancora bagnato sul cespuglio lì accanto.
«Oh, aye, Maimeó è incredibile, le voglio così tanto bene» rispose con il volto che si piegava in un'espressione di tenerezza che fece stringere il cuore di Gabe tanto da fargli male. «Allora, dottore, dobbiamo costeggiare la spiaggia e da lì...»
Vennero interrotti da un ragazzo tracagnotto che arrivava correndo come un forsennato, per poi fermarsi trafelato davanti a loro.
«Che succede, Peter Donnelly?» lo interrogò Lea preoccupata, al che Gabe incuriosito si azzardò a chiedere: «Un altro Donnelly? Un fratello di Samuel, magari?»
«Nay, suo cugino, di An Caorán.»
«Siete voi il dottore?» farfugliò senza fiato tra una boccata e l'altra, il volto tozzo paonazzo per lo sforzo.
Gabe annuì serio. «Stavo per andare a Galway, avevate bisogno?»
«Ve ne prego, m-mia moglie... mia moglie sta partorendo ma la levatrice non riesce a venire che si trova ora a An Bóthar Nua, e sta... sta perdendo tanto sangue...» Gli occhietti scuri di Peter si erano offuscati dalle lacrime e per Gabriel Evans non ci fu bisogno di aggiungere altro.
«Andiamo, svelto. Da quando sono iniziate le doglie?» chiese spiccio allungando il passo nella sua direzione, poi voltandosi verso Lea la ammonì: «Non dovete venire, Ms Lea, posso farcela anche da solo.»
«E chi vi riporta indietro? Resto con voi» e capì di aver dato la risposta che si aspettava a giudicare dal luccichio nelle sue iridi scure, così si scambiarono uno sguardo complice e seguirono Peter Donnelly che faceva loro strada, agitato.
«Le contrazioni di Ciara sono iniziate nel cuore della notte, ma la levatrice ormai non c'era più: la vecchia Siobhan è andata via dopo cena perché la moglie del giovane Riley era entrata in travaglio» stava provando a spiegare tra un ansito e l'altro.
«Un altro Riley? Un cugino di Lucie?»
«Nay, suo fratello maggiore!»
«Qui in Irlanda avete parenti ovunque» borbottò pensoso e la sua espressione ombrosa strappò un sorriso a Lea nonostante la situazione.
*N.d.A.*
Buongiorno!
Nonostante la chimica evidente tra Lea e Gabe, il buon dottore, ligio ai suoi doveri, se ne deve andare, per tornare ai suoi soliti compiti. Prima di andarsene, però, Evans viene richiesto con urgenza in un paesino lì vicino e Lea non può fare altro che seguirlo ❤️
Alla prossima, grazie per leggere e commentare!
CC
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Of Seamen and Maidens - VECCHI FANTASMI E CIELI OMBROSI
Historical Fiction[COMPLETA] Terzo capitolo della serie Of Seamen and Maidens. Seguito di ACQUE SCURE E VENTI CONTRARI. Kingston, 1801. Sono passati due anni da quando la Wicked Mary, il vascello del Capitano James Lockhart, è approdato in Giamaica. James non ha mai...