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Bóthar na Trá, 16 giugno 1801

Il vento soffiava forte dalla scogliera lungo la stradina che si inerpicava verso il paesino di Bóthar na Trá facendo arruffare i lunghi capelli di Lea, la quale pareva essere abituata a quel tempo impetuoso tanto quanto il nostromo. Difatti entrambi camminavano dritti e spediti l'uno vicino all'altra mentre Evans dietro si teneva i lembi del paltò scuro le cui code svolazzavano come impazzite.

«Ci siamo.» La ragazza dovette gridare per sovrastare gli ululati delle raffiche e lo scroscio del mare d'acciaio sotto di loro che si infrangeva sugli scogli, indicando con un dito avanti a sé.

Aguzzando la vista, il gallese scrutò oltre una serie di colline dei tetti di paglia spioventi e annuì grave prima di prorompere spiccio: «Sbrighiamoci.»

Lea lanciò un'occhiata al dottore, al suo viso serio e corrucciato, e sentì una sensazione sgradevole montarle dentro al pensiero di Maimeó.

Colin la vide incupirsi, così le passò un braccio attorno alle spalle. «Vedrai che andrà tutto bene» provò a rassicurarla in gaelico e lei gli rivolse un sorriso stiracchiato prima di sgusciare discreta dalla sua presa e riprendere a camminare spedita nell'aria sempre più carica di umidità.

Il cielo si incupì ulteriormente e le prime gocce di pioggia li accolsero all'arrivo nel piccolo Bóthar na Trá, che definire paesino quelle quattro casupole sgangherate l'una vicino all'altra era un vero e proprio eufemismo, era davvero sempre stato tutto così ristretto? Colin si ritrovò a domandarselo distratto mentre seguiva i passi frenetici di Lea che ormai quasi correva verso una capanna dalle assi malmesse, con Gabriel Evans a seguito con la sua lunga falcata.

Aperta la porta, furono investiti da un fetore acre tanto forte da far quasi lacrimare gli occhi; nella penombra della casupola Lea scorse con un groppo alla gola nonna O'Kelly stesa su un minuscolo letto in un cantuccio scuro della capanna, ora lordato di sostanze di cui era imbrattata lei stessa, riversa semi incosciente in quella pozza maleodorante. A quella visione, lei si paralizzò in preda al terrore emettendo un grido di dolore ma venne superata dal dottore che senza esitazione si rimboccò le maniche e si accucciò a fianco dell'anziana per esaminarla rapido.

«Ho bisogno di una bacinella con acqua pulita e un panno» dettò secco, prendendo il corpo minuto e fragile dell'anziana con delicatezza per portarla in un angolo pulito della capanna, composta unicamente da quella grande stanza. «O'Leary, cercate della legna per accendere un fuoco nel camino.»

All'ordine, Colin uscì sotto la pioggerellina a raccattare della legna mentre Lea recuperava un catino con dell'acqua per poi posarla accanto al gallese, guardando oltre la sua spalla il volto cinereo della vecchina che immobile si faceva spogliare della camicia da notte sporca senza aprire nemmeno gli occhi né emettere suono alcuno.

«È... m-morta?»

Il Dottor Gabriel Evans di rado si distraeva dal proprio lavoro quando vi era immerso, ma a quella voce grondante di paura fece un piccolo strappo alla regola, così si girò per guardare il bel volto della giovane solcato da lacrime silenziose e incurvò verso l'alto un angolo della bocca. «Vostra nonna è viva e vegeta» la rassicurò tornando poi di nuovo alla sua paziente. «Ma a lei quelle uova hanno fatto un effetto ben peggiore, è anziana d'altronde, mentre voi siete giovane e forte.»

Lea guardava il viso smunto della nonna e le sue labbra secche con l'ansia che la corrodeva, e subito andò all'angolo della casa, per poi tornare con un grosso mestolo di legno colmo d'acqua. «Deve bere anche lei, dottore?» domandò cauta al gallese indicando la bocca disidratata della nonna e lui annuì soddisfatto.

«Ottimo, perfetto. Datele da bere, ma con delicatezza che non deve strozzarsi, è ancora incosciente.» Le prese una mano e la guidò per aiutarla a portare il grosso cucchiaio alle labbra esangui di Maimeó, entrambi con espressione concentrata mentre inclinavano appena il capo dell'anziana per versarle un rivolo d'acqua nella bocca appena dischiusa. «Perfetto, così, piano. Avete visto come le tengo il capo? In questo modo l'acqua scende senza problemi, dovreste riuscire a replicarlo, prestate solo molta attenzione.»

«Ecco la legna» tuonò soddisfatto Colin di ritorno dal giro tra il vicinato, portando una serie di ciocchi asciutti che era riuscito a farsi dare dalla gente lì attorno. Rimase un attimo indispettito a osservare la sua Lea stretta accanto al gallese che imboccava la vecchia per darle da bere, come se fosse una cosa da dover fare in due. «Che altro posso fare, dottore?» chiese ad alta voce tamburellando impaziente le dita sugli avambracci muscolosi.

Senza nemmeno voltarsi, Evans lo istruì: «Accendete il fuoco in modo da mettere poi a bollire dell'acqua con la radice di zenzero e i cardi.» Adagiò con cura l'anziana sulla terra battuta del pavimento e svelto si tolse la giacca. «Venendo qui ne ho visti molti, me ne potreste procurare qualcuno fresco da usare?» aggiunse facendo vagare lo sguardo tanto al nostromo che alla ragazza mentre si sistemava le maniche della spessa camicia in lino e recuperava la catinella con l'acqua.

Lea annuì seria e uscì a passo svelto.

Colin la seguì con lo sguardo e si sbrigò ad accendere il fuoco per poi sgattaiolare all'esterno anche lui. La trovò appena fuori Bóthar na Trá, china a bordo strada coi piedi scalzi immersa nella fanghiglia a strappare concentrata un cardo dallo stelo lungo e irto di spine: la vide così bella con i capelli scarmigliati, le labbra piene serrate, che non riuscì proprio a trattenersi.

«Voglio sposarti, Lea.»

La ragazza alzò il capo per lanciargli un rapido sguardo in cui lui non scorse il giubilo che si aspettava di vedere, poi tornò al suo compito senza nessun commento.

Colin le si avvicinò e continuò con trasporto: «Voglio chiedere la tua mano a Cillian O'Kelly in modo che tu possa diventare mia moglie...»

«Ho ben sentito quello che mi hai detto» lo interruppe lei con una nota di avvertimento nella voce che indispettì l'altro. «Ora però devo assolutamente prendere i car...»

«Mo chuisle, non capisci? Ora ho un lavoro rispettabile e posso darti quel che ti meriti.» Le afferrò con impeto le mani facendole cadere i cardi raccolti nella fanghiglia creata dalla pioggerellina di prima.

Gli occhi chiari e affilati di Lea brillavano di lacrime e il nostromo si trovò anche lui commosso da quel volto così dolce e caro, lì a un soffio da lui.

«In tutti questi anni non sei proprio cambiato, Colin» mormorò lei affranta. Gli tolse le mani con uno strattone dalle sue e riprese con furia a strappare cardi, incurante dei graffi che si stava procurando.

O'Leary rimase come di pietra e dovette attendere un paio di secondi prima di recuperare la voce. «Lea, io non capisco questa tua reazione, credevo ci amassimo.» Senza demordere la raggiunse e l'afferrò deciso per un braccio in modo da potersi guardare di nuovo in faccia. «Guadagno bene» le precisò alzando un sopracciglio scuro.

«A me questo non importa Colin!» gridò lei esasperata mentre una lacrima le scendeva rapida lungo la gota pallida. «Non adesso quantomeno, maledizione, non capisci? C'è mia nonna immersa in vomito e feci che sembra quasi morta, sto prendendo i cardi per l'infuso e tu vieni qui a parlarmi di matrimonio? Non hai un briciolo di rispetto verso gli altri, sei rimasto il solito egoista di sette anni fa.» Prese con un gesto brusco i fiori caduti a terra e ritornò correndo verso Bóthar na Trá lasciando O'Leary da solo con il proprio triste buco nel petto.

*N.d.A.*

Buongiorno!

Dopo tanti anni ad aver sognato questo momento, la proposta di Colin a Lea si rivela ben diversa da come se l'era immaginata.

Riguardo al disturbo di Lea e nonna Orla, si sono beccate una brutta intossicazione alimentare che Evans spera di alleviare con un infuso di cardi e zenzero, visto che hanno entrambi delle buone proprietà depurative. Ci diverte molto scrivere del buon dottore in quanto ogni volta scopriamo dei nuovi rimedi naturali!
Alla prossima, buona lettura.

CC


Of Seamen and Maidens - VECCHI FANTASMI E CIELI OMBROSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora