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Dublino, 22 giugno 1801

Thomas Street si trovava nel quartiere The Liberties vicino alla St James Gate Brewery, e davanti alla spessa porta scura della graziosa villetta in mattoni Hazel stava salendo i primi tre gradini d'ingresso quando sentì un tintinnio ai suoi piedi e con un sibilo si chinò rapida a raccogliere il bracciale caduto. «Chiusura difettata» sbottò senza riuscire a frenare l'ansia che le era montata in petto, fuori controllo al pensiero di poterlo perdere.

Si distrasse quando la porta venne aperta da una giovane domestica lentigginosa in un semplice vestito marrone, che la squadrò dubbiosa.

«Buongiorno io, mh, cercavo Mr Desmond Walsh» esordì accomodandosi un boccolo dietro l'orecchio, prima di unire le mani in grembo nel suo fare più composto e servile.

«Da parte di chi?» chiese la ragazza dalla folta zazzera scura, con una parlata veloce e dal forte accento, tanto che Hazel dovette impiegare una manciata di secondi per capire cosa potesse averle detto.

«Di Mr Murphy, il sarto» improvvisò candida, chiedendosi un po' sorpresa come fosse possibile che in soli tre giorni avesse imparato a mentire in maniera tanto disinvolta. «L'ordine da saldare per il vestito ordinato. Abito viola in organza con scollo svasato, corretto? Abbiamo faticato un po' con il corsetto per quei bottoni in madreperla ma il lavoro ultimato è davvero delizioso, Mr Murphy si è superato questa volta!»

La giovane spalancò gli occhi sorpresa, intontita da quella cascata di informazioni non richieste né previste, così grattandosi confusa il capo sotto la cuffietta inamidata legata tra i capelli arruffati sbottò: «Attendete un attimo»

Socchiuse la porta e la lasciò ad aspettare, così lei ne approfittò e sbirciò all'interno nel tentativo di scorgere qualsiasi cosa potesse indicarle la presenza di Deirdre in quella casa, fino a che non le si parò davanti una signora alta e austera, arrivata quasi senza emettere rumore. «Beth, ci penso io qui, tu fila a finire di preparare lo spezzatino» impose secca alla serva che scappò veloce verso la cucina.

«Mrs Walsh, suppongo» esordì Hazel con un piccolo inchino.

La donna dimostrava una sessantina d'anni circa, ma dalla postura composta e dai capelli ancora folti e con pochi fili bianchi raccolti in un'alta crocchia con due ricci vezzosi che le ricadevano ai lati dell'alta fronte, la giovane pensò che poteva averne pure una cinquantina scarsi seppur portati malissimo. Mrs Walsh la scrutava severa in un castigato vestito nero da lutto, la mascella squadrata ben serrata in una piega a cui pareva essere abituata da tempo e il mento appuntito all'infuori.

«Sono passata per conto di Mr Murphy, il sarto» si decise infine a parlare Haze dopo qualche attimo di silenzio denso e un po' imbarazzante.

Quella non mosse un muscolo del viso e rispose senza nascondere una vena di scetticismo: «Un vestito?»

«Sì, milady, un vestito in organza, viola con i bottoni in madreperla, ci era stato detto di doverlo preparare in tutta fretta, mi pare di aver capito fosse un regalo per un familiare ma Mr Murphy aveva...» Hazel si mise di nuovo a parlare a raffica nella speranza di intontire l'interlocutrice, la quale però non pareva proprio voler abboccare al suo semplice quanto prevedibile stratagemma, in quanto la interruppe brusca: «Noi non abbiamo fatto alcun ordine di vestito viola, giovincella, soprattutto considerando che stiamo ancora vestendo il lutto per mio fratello.»

Tormentandosi il braccialetto in mano, Hazel si mise ad arrampicarsi sui vetri, sentendo uno spiacevole rossore colpevole che le si allargava sulle gote. «Oh signora, non credo proprio l'abito sia per voi, le taglie del vestito sono più che abbondanti rispetto, ecco, alla vostra figura...»

Cadde un altro silenzio ma il volto di Mrs Walsh parve perdere parte della durezza iniziale. «Non ne so nulla, ma sembrerebbe un ordine per mia cognata» sbottò infine. «Mio marito però non è in casa, è passato a trovare sua sorella in Francis Street.»

«Grazie mille, milady» trillò Hazel con qualche decibel in più del rispettabile mentre Mrs Walsh con un cenno secco del capo si congedava chiudendole il portone in faccia, ma lei stava già volando verso l'indirizzo indicatole.

La via le era sembrata familiare ma rifletté tra sé che, dopo più di due settimane a girare per le strade di Dublino, sarebbe stato difficile il contrario. Mentre quasi correva lungo le strade fangose, una piccola parte della testa le ricordò che la sua breve parentesi di ricerca stava volgendo al termine, cosa avrebbe fatto poi?

Ogni cosa a suo tempo, si disse, senza rallentare l'andatura.

Avrebbe rivisto Dee e già la cosa le stava mettendo una sorta di euforia in corpo, avrebbe però dovuto capire per bene cosa chiederle, come strutturare il discorso senza farsi sopraffare da quell'angoscia buia e terribile che l'aveva dominata nei giorni precedenti: cosa era successo a Ross? Lei ne sapeva niente? Aveva visto o saputo qualcosa? Lo aveva visto morto? Lui...

Le lacrime riaffiorarono con violenza, offuscandole la vista per una manciata di secondi, ma scosse decisa il capo e inghiottì grosse boccate d'aria senza smettere di correre verso Francis Street: a breve lo avrebbe saputo. Presto avrebbe chiarito.

Presto saprò di più su di te, amore mio.

Quando giunse davanti a un'elegante villetta a schiera con alte finestre che si affacciavano sulla via, si ritrovò con la mente in bianco, senza avere la benché minima idea di un discorso da poter dire a Deirdre una volta che l'avrebbe vista.

Salì i gradini in pietra chiara e bussò decisa.

«Desiderate?»

«Cercavo Deirdre» chiese fulminea a una giovane serva, piccola e minuta in un completo scuro che la faceva ancora più esile, la quale la fissava insistente dalla soglia e che, al tono e ai modi tanto diretti, parve mettersi a disagio, sistemandosi i sottili capelli paglierini sotto la cuffietta ornata di pizzo.

«Mrs O'Byrne non può ricevervi» mormorò debolmente.

Hazel rimase spiazzata solo per una frazione di secondo, non capendo perché il nome le suonasse conosciuto, ma insistette prima che le venisse chiusa la porta in faccia: «Devo parlare con lei, è una questione di vita o di morte.»

«Non posso, gli ordini del signore sono di non accettare visite per Mrs O'Byrne...»

«Senti, so che avrai di certo avuto istruzioni precise ma vedi, io non posso andarmene proprio ora che l'ho trovata e giuro sulla memoria di mio marito che non me ne andrò fino a che non parlo con Deirdre, fosse l'ultima cosa che faccio su questa terra.»

«Abbassate la voce, il signore è in riunione» pigolò, quasi con le lacrime agli occhi mentre provava a chiudere la porta, compito non facile in quanto Hazel si era messa in mezzo e glielo impediva con una luce folle nello sguardo.

«E io non la abbasso, ora mi metto a urlare come un'aquila che mi sentono fino a Buckingham Palace, Gesù, Giuseppe e Maria!» sibilò Hazel socchiudendo gli occhi e spingendo con più forza la spalla contro il portone massiccio.

«Vi prego, vi supplico» farfugliò la serva con le lacrime agli occhi, e Hazel si sarebbe di certo dispiaciuta per quella fragile ragazzina se non avesse avuto un obiettivo ben chiaro in mente, quando a un tratto arrivò da lontano una voce conosciuta.

*N.d.A.*

Buongiorno,

le ricerche di Hazel sembrano essere arrivate a uno snodo... forse?
Alla prossima, grazie a chi continua a seguirci!
💖

CC


Of Seamen and Maidens - VECCHI FANTASMI E CIELI OMBROSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora