Dublino, 18 giugno 1801
Attraverso il velo di pioggia sottile e insistente che lo aveva inzuppato da testa ai piedi, James guardava l'imponente torre merlata di St Audoen's Church, mangiata dalle intemperie e dal tempo, più simile alla Torre di Londra che non al campanile di una chiesa. Si avviò con cautela in mezzo alle rovine scandagliando attento gli involti a terra degli accattoni in cerca di qualche capigliatura rossa familiare, zigzagando tra donne che toglievano frettolose i vestiti stesi su fili precari che si allungavano tra gli archi a ogiva di una vecchia navata a cielo aperto. Dopo aver sbirciato ogni ubriacone avvolto nei propri indumenti lerci che se la dormiva a terra in santa pace tra le rovine, senza aver riconosciuto né suo fratello né lo scozzese, imprecò a denti stretti e riattraversò il cimitero di lapidi storte e sbeccate per cercare qualche altro posto in cui rintracciarli mentre l'emicrania avanzava galoppante, attanagliandogli la testa in una morsa sempre più stretta.
Prima di arrivare alla locanda, si era detto che tanto valeva non perdere la giornata e darsi alle ricerche, anche se dover trovare due persone invece che una, per di più da solo, non era proprio facile. A seguito di St Audoen's si fermò presso un austero edificio in mattoni rossi dallo stucchevole quanto poco appropriato nome di Beloved Daughters of Charity ma una volta bussato, la pingue suora in abito e velo scuro gli disse in maniera assai fredda e poco caritatevole di andarsene pure via che loro lì non avevano nessuno che corrispondesse alle descrizioni fornite. Per la forza della disperazione si fermò pure in una casa di piacere il cui tanfo di corpi sudati e sporchi usciva persino fuori dalla porta ma nemmeno lì nessuno scozzese dai folti ricci rossi era venuto a cercare rifugio, figurarsi un esile ragazzo moro dai penetranti occhi azzurro ghiaccio.
All'altezza del Brazen Head, James pensò che il dolore alla testa lo avrebbe fatto impazzire e resistette all'impulso di ribaltare la bancarella di un ambulante che vendeva fazzoletti dai colori sgargianti che gli facevano male agli occhi. Non c'era nemmeno bisogno che ridessero tutti in maniera così sguaiata, sbandierando la loro stupida felicità ai quattro venti.
Entrò macchiando di pioggia le assi scure del pavimento dell'ampio ingresso, distogliendo lo sguardo dalle due poltroncine davanti al camino acceso con uno scatto che gli procurò un capogiro e dovette afferrarsi al corrimano delle scale che prese a salire con passo lento.
Entrando nella camera che aveva condiviso solo fino a un paio di notti prima con Deirdre, pensò che fosse particolarmente deprimente alla luce grigia e spenta che filtrava dalla finestra, quando prestando maggiore attenzione gli si mozzò il respiro: lei era passata a portare via le sue cose, perché il suo baule e la cappelliera erano spariti, c'era addirittura il segno a terra della polvere che si era accumulata attorno al bagaglio, come a ricordargliene l'assenza. Questo avrebbe dovuto aspettarselo, ma gli aveva comunque provocato un colpo al cuore: lo spazio prima occupato dalla sua valigia gli sembrò tanto desolante e tutto a un tratto la cosa gli parve essere di vitale importanza e, ora che non c'era Mrs MacLeod nei paraggi e non doveva badare a non crollare davanti a lei, si lasciò cadere sul materasso e pianse lacrime amare e piene di disperazione senza riuscire a frenarle.
Si diede giusto qualche minuto di tempo per auto commiserarsi e lasciarsi pervadere dalla nauseante prospettiva di quella che sarebbe stata la sua vita da lì in avanti: vuota e triste come quel rettangolo di pavimento circondato di polvere. Si alzò a fatica e con gesti lenti cercò l'infuso nel proprio bagaglio, frugando tra vestiti che avrebbe voluto buttare dalla finestra, poi recuperatolo si trascinò nuovamente di sotto per farsene preparare una tazza dalla cameriera, che lo guardò scettica non riconoscendo uno degli ingredienti come uno dei soliti rimedi per l'emicrania. Lui la ignorò e ritornato in camera attese che gliela portassero, seduto sul materasso con espressione spenta mentre lottava per non pensare a niente, per poi ingollare il contenuto della tazza che gli venne consegnata poco dopo ancora bollente. Andò a stendersi un paio d'ore a letto, scivolando in un oblio senza sogni. e una volta sveglio constatò con un sorriso amaro che quel rimedio rimaneva il migliore per la sua emicrania e la moglie aveva ragione a insistere tanto affinché ne avessero una scorta sufficiente sempre con loro.
Prima di uscire di nuovo, volle andare nella camera che era stata dei MacLeod e rimase a guardare i bagagli ordinati preparati da Hazel mentre aspettava che il marito rincasasse: la vista di quel piccolo baule in legno scuro con le rifiniture in ferro battuto e due grosse cinghie in cuoio per la chiusura gli procurò un magone che lo bloccò con occhi lucidi alla porta.
Si rese conto di non voler dare alla giovane il medesimo dispiacere di tornare in quella locanda pregna degli ultimi spiacevoli ricordi, così chiamò di nuovo la cameriera e ordinò di far preparare i bagagli tanto suoi quanto dei MacLeod e di mandarli dal MacKenzie's a Ringsend. Prima che gli venisse fatto presente che loro non fornivano quel genere di servizio, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una serie di monete dorate che misero a tacere qualsiasi possibile obiezione al riguardo e una volta concluso che non aveva più altro da fare in quel posto tanto triste uscì spedito per continuare con le sue ricerche.
Fu così che quando Hazel si svegliò si trovò davanti il proprio baule.
Sbatté gli occhi gonfi di pianto e sonno, non capendo bene se quello che vedeva fosse vero o un sogno, avendo passato la giornata precedente rincantucciata a letto a dormicchiare in un dormiveglia in cui non aveva smesso di piangere perché le sembrava di continuare a sentire rumori che associava sempre a Ross: passi sulle scale, scricchiolii di porte che si aprivano, parlottii confusi. Sognava di vederlo entrare in camera e arrivare di soppiatto da lei con quel suo fare cauto di quando lei dormiva e non voleva disturbarla, certe volte le sembrava incredibile fosse la stessa persona che entrando in una stanza sbattesse contro ogni oggetto presente al suo interno con un fracasso da banda con gli ottoni, svegliando chiunque nelle vicinanze.
Sentiva il suo alito tiepido e profumato tra i capelli, le grosse mani ruvide ma gentili concederle una breve quanto dolce carezza: la sensazione era tanto reale che le veniva la pelle d'oca eppure non riusciva a svegliarsi per parlargli, avvertiva che doveva farlo con urgenza anche se non ne capiva il motivo. Quando però riusciva a prendere coscienza e alzava le palpebre per cercarlo, capiva di essere nello stanzino maleodorante del MacKenzie's in un letto troppo grande e vuoto per lei senza Ross al suo fianco e le lacrime tornavano a bagnare il cuscino già imbrattato.
Quando vide il loro baule in legno scuro, attese qualche secondo per valutare se fosse sveglia o si trattasse di un altro di quei sogni sfuggevoli e angosciosi, poi a fatica si mise a sedere. Un angolo della testa registrò una nuova tazza di tè sul comodino assieme a una piccola mela dalla buccia dalle tinte ruggine. Si alzò e sfiorò il baule che Ross stesso aveva fabbricato con l'aiuto di Tom Chadwick, perché quello che avevano comprato in tutta fretta prima della loro partenza da Plymouth anni addietro si era frantumato dopo una rovinosa caduta dalla Wicked Mary quando la fune di un paranco si era rotta con uno schiocco sordo sparlagliando sul molo tutti i loro averi e riducendo il vecchio bagaglio a un'accozzaglia di schegge e travi rotte.
Rimase a carezzarlo ancora un po' mentre prendeva grossi respiri profondi, prese un foglietto su cui riconobbe la svolazzante scrittura del Capitano Lockhart ma lo lasciò scivolare a terra senza leggerlo e allungò le dita tremanti ai lacci in cuoio che chiudevano il baule. Quando li sciolse per aprire il coperchio, venne accolta dall'odore tanto familiare di Ross, come un caldo abbraccio, e afferrando il primo capo che riposava piegato ordinato in cima prese a singhiozzare convulsamente, portandosi in volto lo spesso cotone della camicia del marito.
Rimase accucciata a terra sulle lastre di legno gelide del pavimento a urlare il suo dolore senza ritegno, per l'ennesima volta, mentre si stringeva addosso quei vestiti che portavano ancora il suo profumo e l'eco della sua risata. Alla fine si addormentò per terra in quel bozzolo di abiti sempre più freddi e si svegliò quando era già buio, tutta indolenzita e per nulla riposata. Si trascinò fino al comodino per ingollare il tè gelido e la mela asprignola senza nemmeno sentirne il sapore e si rintanò a letto con la camicia di Ross, per poi tornare a riaddormentarsi, percorsa dai brividi.
*N.d.A.*
Buongiorno,
il Capitano Lockhart è tornato al Brazen Head a recuperare i loro averi, scoprendo con sgomento che sua moglie aveva già provveduto a portare via le proprie cose, mentre quel che è rimasto dei vestiti di Ross sono per Hazel un fardello più che pesante.
Grazie per continuare a seguirci, buona lettura,
CC
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Of Seamen and Maidens - VECCHI FANTASMI E CIELI OMBROSI
Historical Fiction[COMPLETA] Terzo capitolo della serie Of Seamen and Maidens. Seguito di ACQUE SCURE E VENTI CONTRARI. Kingston, 1801. Sono passati due anni da quando la Wicked Mary, il vascello del Capitano James Lockhart, è approdato in Giamaica. James non ha mai...