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I sottufficiali avevano ben deciso di concludere la serata visto che di emozioni se n'erano avute fin troppe così ognuno si ritirò prima del solito nelle rispettive stanze.

Il Capitano Lockhart non aveva il minimo accenno di sonno, soprattutto non dopo quella sfuriata, quindi, una volta in cabina, si tolse la giacca con uno strattone e una serie di imprecazioni masticate a mezza voce e recuperò la propria chitarra dai cassettoni sotto le vetrate di poppa. Li chiuse con uno schianto sonoro e si mise seduto sul davanzale facendo dondolare un piede nudo per terra, pizzicando cauto le lunghe corde in budello con il capo appena inclinato ad ascoltare il suono dell'arpeggio per accordare lo strumento alla luce della lanterna appesa al soffitto.

La moglie sospirò guardando la redingote accartocciata a terra che raccattò senza un commento, poi sedendosi meglio nella cuccetta incassata rimase in silenzio a osservare il marito, in maniche di camicia e con il volto pallido concentrato sulla chitarra, come ogni volta che cercava di tranquillizzarsi per qualcosa che lo impensieriva.

«Che hai, moglie?» la interrogò lui all'improvviso, senza nemmeno alzare gli occhi, i ricci che gli cadevano davanti al viso chino in avanti. «Sei decisamente silenziosa.»

«Non è stata una serata che possa definirsi gradevole.»

«Io intendevo nelle ultime settimane.»

Deirdre ignorò la sua occhiata intensa e glissando su quell'osservazione commentò piuttosto, incrociando le braccia sotto il grosso seno: «Avete parlato con Ross? Quella sua uscita è stata molto inappropriata.»

James annuì appena, velocizzando la melodia. «L'ho ben avvertito di evitare altre scenate simili sulla mia nave. Ubriaco fradicio a cena, ah!»

«Mi sento tanto mortificata per la piccola Hazel, mi sono vergognata io al posto suo.»

«Non provarci a metterti in mezzo ad affari altrui, come tuo solito» l'avvertì lui, il tono tutto a un tratto più freddo. «Te l'ho detto mille volte, non mi piace si ficchi il naso in faccende che non siano le proprie.»

«Lo so, lo so» lo liquidò lei in fretta con uno sbuffo. «Però ammetto di provare una stretta al cuore al pensiero della loro infelicità. Non avrei mai pensato Ross potesse arrivare a tanto.»

«Donna, maledizione, mi hai almeno ascoltato?»

«Ma certo, James, solo che non riesco a smettere di preoccuparmi per loro, anche se me lo imponete nel vostro miglior tono brusco.» Sospirò pesantemente, fissando il pavimento con piglio aggrottato.

James si interruppe per guardarla con attenzione, poi riprese pizzicando alla chitarra una canzone più dolce: «Dovresti sapere tu meglio di chiunque altro che rabbia e alcol sono una pessima combinazione, trasformando un santo nell'animo più misero.»

Deirdre riconobbe la canzone, una che lei amava particolarmente, Mo Ghile Mear, e un angolo della bocca si alzò verso l'alto, il piede che si muoveva a tempo. «Oh, James, capisco il vostro ragionamento ma, se qualcuno vi sta a cuore, dovreste cercare di aiutarlo in un momento di evidente difficoltà» insistette però mentre si slacciava il corsetto del vestito.

James le scoccò un'occhiata dura, mordendosi le labbra, indeciso se farle presente o meno che lei era la prima a non volere l'aiuto degli altri, o meglio, il suo. «Con che coraggio andrei a fare la morale a qualcuno quando io so di essermi comportato ben peggio?» Non c'era traccia di autocommiserazione nella sua voce, solo una ferma convinzione mentre poggiava a terra la chitarra con gesti delicati. «Forse l'avrai scordato, ma io no di certo: ho ucciso delle persone e ne avverto ogni giorno il peso. L'avrò anche fatto per necessità, ma ho marchiato nella mente ogni singolo individuo a cui abbia tolto la vita, i loro lamenti, le loro suppliche e mi obbligo a portarmi sempre appresso questo pesante fardello. È il minimo io possa fare per onorare la loro memoria.»

Fece un profondo respiro e decise che tanto valeva aprirle il cuore e provare così a colmare quella distanza che sentiva farsi sempre più netta tra di loro. «Tu eri presente quando ho ucciso quel dragone, l'ho fatto davanti ai tuoi occhi. E non credere che non ricordi come fosse ieri la tua espressione terrorizzata, come se credessi che fossi capace di far del male anche a te» Si alzò per inginocchiarsi davanti alla moglie e con delicatezza le prese le mani e continuò in un sussurro: «Ricordo perfettamente tutto: la rabbia, il dolore, la paura nei tuoi occhi. Adesso preferirei strapparmi il cuore dal petto piuttosto che ripetere anche solo un'unica di quelle azioni orribili, eppure le ho compiute, ciò significa che potrei sempre ripeterle. Quindi non biasimare un uomo che straparla sotto l'effetto dell'alcol e della rabbia, perché non puoi sapere cosa sta passando in quel momento» concluse con tono fermo.

Deirdre sentì la propria voce tremarle nel rispondergli: «Non credevo aveste una così bassa considerazione di voi stesso.»

«Sono semplicemente realistico: non riesco a perdonarmi per ciò che ho fatto.» Le carezzò attento una gota, scendendo piano sulla piccola cicatrice tra la clavicola e la spalla sinistra e la vide sussultare appena al suo tocco, senza però scostarsi e accettando quel contatto. «Non riesco a cancellare quella tua espressione dalla mia dannata memoria... Io spero vivamente di non rivedertela mai più, perché nel momento in cui tu mi rivelassi di avere paura di me, allora sarebbe giunta l'occasione per me di uscire dalla tua vita. Deirdre, se sapessi che ti suscito più paura che affetto, non lo sopporterei.»

Le labbra piene di Deirdre tremarono impercettibilmente, come se fosse sul punto di rivelargli qualcosa, ma non lo fece, rimanendo in silenzio con gli occhi spalancati, scossa, sottraendo una mano dalla presa del marito e portandosela al petto. Cercando di immaginare cosa potesse turbarla, dopo un attimo di esitazione volle aggiungere: «Ci tenevo inoltre a farti presente che a me non importa un accidenti di niente di avere figli con te.»

La vide bloccarsi e rimanere come congelata, senza sapere bene che dire. James si umettò la labbra nervosamente, ormai aveva tirato fuori l'argomento e intendeva andare fino in fondo; dopo aver stretto la presa sulla sua mano destra, insistette con più veemenza: «Se è ciò a preoccuparti in questi giorni, ci tengo a ribadirlo, e voglio che ti rimanga bene impresso: io sto bene con te, così come siamo ora. Non ho sogni o aspirazioni particolari sul nostro futuro, purché restiamo così assieme. No, un figlio non mi renderebbe più felice perché tu mi basti, moglie mia.» Lockhart aveva compreso quale fosse il motivo della tensione e dei continui battibecchi tra i MacLeod e, conoscendo la grande empatia di Deirdre, aveva pensato che potesse esserne rimasta ferita, soprattutto quando si trattava di un tema tanto delicato quanto l'avere un figlio. Figlio che lei non avrebbe potuto mai avere.

Dee ricambiò fiacca la sua stretta e si sforzò di rivolgergli un sorriso convincente. «Ne sono felice, James. Ora però vorrei stendermi, domani sarà una giornata piena.»

Lui nascose un sussulto, ma annuì rigido, cercando di mascherare la delusione davanti a quella risposta tanto distaccata: aveva creduto di fare qualcosa di buono, ma pareva che quella crepa tra di loro non accennasse a ridursi. «Ma certo, direi che hai proprio ragione, sei sempre molto previdente.»

Deirdre si stese e gli diede le spalle, rimanendo a guardare a lungo il pannello scuro della parete, senza riuscire a frenare quel groppo dal prenderle la gola e quasi impedirle di respirare.


*N.d.A.*

Buongiorno!

James si ritrova a parlare con la moglie di un argomento delicato, dopo una serie di incomprensioni sfociate nel nulla, senza però ottenere granché da lei di rimando.

Vi lasciamo il link della canzone suonata da Lockhart ❤️

Alla prossima!

CC


Of Seamen and Maidens - VECCHI FANTASMI E CIELI OMBROSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora