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"Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è ritrovato a bramare il potere, a desiderarlo incessantemente, senza sosta, completamente affamato e assettato, perché, in fondo, avere potere significa essere forse un po' più liberi, un po' più capaci di scegliere in quale direzione far andare la propria vita.

Ma fino a che punto si è disposti a spingersi per ottenerlo? Fino a che punto è lecito e moralmente corretto agire pur di ottenere questa mera e semplice soddisfazione che altro non è che un frutto dell'ego umano, così vanitoso e fragile?"

Rispondere a quelle domande per me non era più possibile, rispondere alla mia anima e renderle conto era diventato un peso enorme, dal momento che tali pensieri giorno e notte mi laceravano dall'interno.

Mi ero smarrita lungo la via, acciecata dalle passioni e dall'amore, dal dolore e dal tormento e avevo perso la bussola.

Poco o nulla potevo fare per ritrovarmi e neanche le stelle potevano indicarmi la strada.

Ormai, arrivata a quel punto, si trattava solo di sopravvivere.

E, quella sera, il mio obiettivo era proprio quello.

Avevo lasciato le mie amiche a Miami e, in fretta e furia, ero tornata a New York, in tempo in tempo per il termine di scadenza datomi da quella stronza.

Non mi sarei fatta mettere i piedi in testa e avrei combattuto: quello era tutto ciò che sapevo, tutto ciò che ero intenzionata a fare.

A mezzanotte precisa varcai la soglia del The Devil's Club e mi feci strada fra la folla di persone ammassata per vedere le ballerine esibirsi.

Notai immediatamente, però, che qualcosa era cambiato: nuovi tavoli erano stati aggiunti e diverse persone stavano giocando a carte, scommettendo pericolosamente i loro averi, puntando solo sulla fortuna del momento.

Non mi piaceva per niente quella situazione, tutto sembrava così diverso da come lo aveva lasciato Gus e non riuscivo proprio a capire cosa volesse da me, da noi quella donna.

"E' strano, sai? Dovremmo andare d'accordo e fare shopping insieme, eppure ci incontriamo sempre in situazioni scomode, non ti pare?" esclamai, entrando nel suo ufficio.

Mi faceva schifo il modo in cui aveva modificato tutto e odiavo Gus per aver dato a quella donna il locale, perché, in parte, era anche mio, in parte si trattava anche di me.

"Finché non imparerai a stare al tuo posto, finiremo sempre in situazioni scomode, ragazzina." ribatté lei, seduta alla scrivania, con in mano una sigaretta.

La solita donna sulla cinquantina, completamente rifatta e insoddisfatta, di buona famiglia e con abbastanza soldi per accontentare tutti i suoi capricci: così avrei potuto definirla.

"Non mi piaci, non mi sei piaciuta dal primo giorno. Sei falsa e non ci si può fidare di una come te. A proposito, come dovrei chiamarti? Theresa Dominque o signora Blake? O, forse, dovrei chiamarti capo?" domandai, sfidandola.

Non mi spaventava, non mi intimoriva: volevo soltanto vendetta.

Mi stava portando via tutto e non glielo avrei permesso.

"Chiamami pure suocera!" replicò con aria divertita.

Mi stavo innervosendo e tutto ciò che desideravo era che arrivasse al punto.


"Perché non mi dici cosa vuoi da me? Se non sbaglio, ti servo per qualcosa e sono abbastanza curiosa di sapere per cosa."

"So tutto di te mia cara: dei tuoi voti a scuola, del tuo amore per mio figlio, del rapporto con i tuoi genitori, ma, soprattutto, so di Fallen Angel."

Amore Bugia Gioco.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora