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I giorni a Dublino passarono in fretta e ben presto la nostra vacanza oltreoceano giunse al termine. Avevamo visitato luoghi meravigliosi, avevamo osservato fantastiche opere d'arte e ripercorso la storia, avevamo mangiato piatti tipici e consumato le nostre carte di credito, ma, sopratutto, avevamo vissuti momenti che sarebbero rimasti indelebili sulla nostra pelle per sempre.

"Stasera da me, che ne dite?" domandò Gus, non appena arrivammo al punto di incontro con le limousine.

I miei amici annuirono e dopo esserci salutati, io e il mio ragazzo salimmo sulla sua macchina, pronti ad andare verso "Butler Tower", così avevamo ribattezzato, scherzosamente, il suo grattacielo.

"Non ti dai mai pace, eh!" esclamai, riferendomi all'imminente festa.

"Non voglio la pace, per carità! Voglio la vita, la passione, l'avventura e anche il dolore e la sofferenza, ma non la pace." ribatté e aggiunse: "In realtà, devo confessarti una cosa: al pranzo ci sarà anche mia madre."

Immediatamente lo guardai con aria minacciosa. Quello doveva essere il nostro pranzo.

"Gus, lo sai come la penso su tua madre e non credo sia una buona idea incontrarla. Sto già facendo tanto per mantenere la bocca chiusa." mentii.

Dopo l'ultima festa nel suo albergo, dove mi aveva fatto appositamente drogare per mettermi fuori gioco, volevo stare il più lontano possibile da quella donna.

Era cattiva, nel suo cuore aleggiavano cattiveria pura e furbizia, ma questo Gus non poteva vederlo, mai nei suoi occhi, nel suo sguardo con lui così materno, avrebbe potuto.

"Ci tiene davvero tanto e poi, il mio rapporto con lei va alla grande! Pensa, è stata anche al locale!" disse tutto felice e fiero di sé, inconsapevole di star andando verso la rovina.

Questo, però, ancora non lo sapevamo.

"Sei forse impazzito? Perché l'hai fatto?! Non pensi che sia stata una mossa avventata quanto pericolosa?"domandai in preda al panico, furiosa con me stessa per non averlo tenuto d'occhio abbastanza.

"E' mia madre, merita di sapere cosa fa suo figlio, come sta cercando di costruirsi un futuro business. E' fiera di me e per la prima volta in vita mia, ho qualcuno che davvero si interessa a quello che faccio."

"E allora perché si nasconde sotto false spoglie, perché le registrazioni di Aaron raccontano un'altra storia?" pensai fra me e me, certa che qualcosa non quadrasse.

La sera della festa, infatti, Aaron era riuscito ad intrattenersi con la presunta signora Blake e a provare che non era lei la vera proprietaria del Golden Palace.

Il nostro discorso venne però interrotto e in un baleno ci ritrovammo in casa sua, a sistemare i bagagli e a prepararci per un pranzo che si presentava a priori un fiasco.

"Dunque, dove avete detto di esservi conosciuti? Ad una festa?" domandò Theresa, mentre gustavamo il primo piatto.

Dall'inizio del pranzo non aveva fatto altro che pormi domande sulla mia vita con tono indagatore ed ero già stufa di tutta quella farsa.

Anche perché, ovviamente, per garantirle la sua privacy ci eravamo ritrovati a mangiare nel suo albergo.

"Sì, ad un festa. Anche se già sapevo che sarebbe entrato a far parte del nostro gruppo." risposi senza aggiungere dettagli.

Gus sembrava così sereno fra me e sua madre, sorrideva di continuo e cercava sempre la sua approvazione, come se da essa dipendesse tutta la sua felicità.

Mi faceva tenerezza, ma anche pena, perché sembrava così cieco di fronte a tanta falsità.

"Sai, mamma, all'inizio non andavamo d'accordo, anzi. Mi ci è voluto davvero tanto per conquistarla." sorrise suo figlio e poi mi strinse la mano da sotto il tavolo.

Amore Bugia Gioco.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora