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Canzoni per il capitolo:

Billy Locker-Empty House.

Calum Scott- Dancing on my own.

Gus Butler faceva parte della mia vita da quasi due mesi, di tempo insieme ne avevamo passato fin troppo, eppure continuava ad essere un mistero.

Ogni giorno nuove voci giravano sul suo conto, nessuna, seppur convincente, riusciva a spiegare quel ragazzo dalla battuta sempre pronta e lo sguardo sfuggente.

Negli ultimi giorni, per quanto cercassi di evitarlo, lo trovavo ovunque: nei discorsi dei miei compagni di scuola, per i corridoi dell'istituto, persino sui giornali vedevo il suo volto dai lineamenti delicati... mi sembrava di impazzire.

Quel sabato mattina, mentre correvo a Central Park, avevo bisogno di ritrovare un equilibrio stabile, meno precario del precedente.

Il tutto, però, andò in fumo nell'esatto momento in cui Butler mi venne addosso.

"Non sembri una che corre..." scoppiò a ridere, dopo aver ripreso fiato.

I suoi capelli castani erano tirati all'indietro, fermati con una fascia, i suoi bicipiti erano messi in risalto da una canottiera bianca e le sue tempie erano bagnate da alcune goccioline di sudore. Mi fissava spudoratamente, i suoi occhi percorrevano ogni centimetro del mio corpo, mettendomi in soggezione.

"Neanche tu, se per questo, ma, evidentemente, non ti conosco abbastanza." ribattei, scocciata.

Se da un lato sarei voluta andar via, continuando a correre finché le mie gambe non avessero ceduto, dall'altro, mi sarei voluta fermare, sedere su una panchina e scoprire tutti quei dettagli capaci di rendere Gus Butler un'enigma.

"Che ne dici di conoscerci davanti ad una tazza di caffè, allora?" propose, sorridendo maliziosamente.

Cosa fare? Accettare o non accettare? Quella era la mia occasione per conoscere davvero il mio nemico, ma poteva risultare pericoloso.

"Facciamo a casa mia fra un'ora?" annunciò.

La sua non era una domanda, sebbene il tono fosse quello e sebbene, io non gli avessi ancora detto di si.

"Non so neanche dove abiti, Gus!" esclamai, nonostante volessi veramente sapere qualcosa di più sul suo conto.

"George ti verrà a prendere fra un'ora a casa tua. Fatti trovare pronta, al resto pensiamo noi." disse, allontanandosi e continuando a correre.

Perfetto, dovevo tornare a casa, interrompere la mia corsa mattutina e rimandare la mia uscita con Cameron, solo perché Gus voleva vedermi! Semplicemente assurdo.

Esattamente un'ora dopo ero a casa, lavata, profumata e vestita, mentre attendevo l'arrivo di quel fantomatico George.

In quei sessanta minuti, passati sotto la doccia e nella cabina armadio, tante furono le domande che invasero la mia mente, incasinando ogni mio pensiero... una, però, si era impossessata di me più prepotentemente.

Era giusto passare del tempo con il nemico, mettendo da parte la mia routine e il mio ragazzo?

Non feci in tempo a trovare la risposta o quanto meno a pensarne una che il citofono suonò e il portiere mi comunicò che una limousine mi attendeva.

In quel modo, però, una domanda trovò risposta: George era il fedele autista di Gus, colui che lo aveva seguito sin da quando era bambino e che, se vogliamo, lo si poteva considerare un secondo padre, dal momento che il primo era sempre occupato con il lavoro.

"E così voi siete la famosa ragazza del signorino Butler?" chiese educatamente George, mentre era concentrato sulla strada.

"Oh no, sono soltanto una sua amica..."

Amore Bugia Gioco.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora