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Canzoni per il capitolo:

Andrew Belle- Open Your Eyes.

Russ- Missing You Crazy.

"Allora tesoro, che ne pensi di Bruxelles?"

Mio padre mi sorrideva a trentadue denti, la tazza di caffè bollente nella mano destra e il quotidiano nella sinistra, mentre sedevamo nella sala da pranzo.

Erano appena le dieci del mattino e la candida neve ricopriva il giardinetto della sua villa ad Ixelles, uno dei quartieri più belli della città.

"E' bella, molto bella..." risposi con un tono di voce scarsamente convincente.

Erano passate quasi due settimane da quando, fatte le valige in fretta e furia, ero letteralmente volata dall'altra parte del mondo, fuggendo alla mia routine.

"Tutto qui?" insistette, chiaramente deluso.

Il suo sguardo tornò a concentrarsi sul giornale, sebbene lievemente rattristato, e mi si strinse il cuore: per quanto ci avessimo entrambi provato, avere un dialogo sembrava quasi impossibile.

In quei giorni il tempo era trascorso abbastanza velocemente fra passeggiate per quella città affascinante e diversa dalla mia, scatti fotografici ai numerosi monumenti e letture di romanzi, comodamente seduta in veranda, con una buona cioccolata calda! Mi sembrava quasi di essere sempre appartenuta a quella vita così tranquilla e, anzi, difficilmente mi ero scontrata con Yvette.

"Papà, Bruxelles è veramente magnifica e sto davvero tanto tanto bene qui, ma non è la mia New York, sai che intendo? Il suo caos, i taxi gialli che scorrono freneticamente, le feste sui roof garden, le sfilate di moda.. e sopratutto mi mancano terribilmente i miei amici..." cercai di instaurare una conversazione.

"Anche per me è stato così i primi mesi... troppa tranquillità, troppo poco movimento per un Mullen che da sempre ha vissuto nel centro della Grande Mela, ma con il tempo, te lo posso assicurare, ci si abitua e forse, i problemi della vita diminuiscono anche!" mi raccontò, sistemandosi i capelli neri e ricci, da cui avevo ripreso il colore.

"Però, cara, se desideri invitare qui i ragazzi per me non c'è problema! Immagino che Cameron ti manchi particolarmente." aggiunse.

Immediatamente, però, un conato di vomito pervase la mia gola e al sentir quel nome, fui costretta a precipitarmi all'istante sul gabinetto, ove rigettai la mia colazione.

La distanza da New York progressivamente stava cancellando quel marchio che la sua violenza aveva impresso sulla mia pelle, ma sentire o anche solo pensare a quell'essere schifoso mi faceva accapponare la pelle.

"Bella, tutto apposto? Vuoi che ti prepari un the?" chiese Yvette, avvicinandosi subito e cercando di aiutarmi in ogni modo.

"Grazie, Yvy, ma preferirei non prendere nulla." mormorai alzandomi e tornando in camera mia.

La ragazza, decisamente più giovane di mio padre, fece un sorriso timido per poi tornare al piano di sopra, dove si trovavano le loro stanze e lo studio di mio padre.

La mia camera da letto, invece, si trovava al piano terra, insieme anche alla cucina, alla sala da pranzo, al salone, al bagno padronale e alla veranda; la villa, rispetto alle case di New York, era decisamente più piccola, ma non per questo meno accogliente.

Mi sedetti sul letto, ancora disfatto, ed estrassi dal mio portafoglio la foto in bianco e nero di Gus, intento a giocare a football.

Tutto ciò che mi rimaneva di lui, in quella fredda città, era quella misera foto, stampata il giorno della mia partenza per averlo sempre al mio fianco una volta lontani l'uno dall'altra.

Amore Bugia Gioco.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora