-30-

200 7 0
                                    

Canzoni per il capitolo:

James Bay- Bad.

Majik- Save Me.

Vuoto.

Per le successive ventiquattro ore tutto ciò che vidi fu il vuoto.

Il mio sguardo, sempre vigile, si era spento, il mio cuore spezzato e le mie guance per ore erano state solcate da lacrime amare e niente, nessun correttore o fondotinta di marca, era riuscito a coprire o cancellare le decine di lividi ed ematomi che si trovavano sul mio corpo, ormai deturpato e massacrato.

Anche seguire le lezioni, rimanendo concentrata sulle varie materie, sembrava impossibile, il mio sguardo vacillava, perdendosi ovunque.

Mi sentivo così impotente e priva di ogni scelta, così impaurita e braccata.

Quando l'ultima campanella della giornata suonò, cercai di tirare un sospiro di sollievo, ma risultò estremamente complesso anche fare una cosa del genere.

Con passi rapidi mi avviai verso la limousine, la borsa stretta contro il fianco e lo sguardo volto ovunque, speranzoso di sfuggirli, speranzoso e desideroso di non incontrare anima viva.

"Bella! Aspetta, doveva vai così di fretta?" esclamò Gus, fermandomi al cancello della scuola.

Non appena sentii la sua voce, sobbalzai e per poco non scoppiai a piangere.

"Cosa c'è?" domandai senza neanche guardarlo negli occhi.

Dovevo stargli lontana. Per il suo bene, ma anche per il mio.

"Sei sicura che vada tutto bene? Sembri così distrutta, così diversa dalla ragazza che conosco." spiegò brevemente, facendo un passo verso di me.

Immediatamente, feci un passo indietro e tremando, mi guardai intorno.

"Devo andare, ci vediamo stasera al Club, d'accordo?" sussurrai e scappai via, senza neanche attendere una risposta.

Nonostante avessi implorato l'autista di portarmi a casa con la massima urgenza, ahimè, quando arrivai a casa, lui era già lì, come se quella fosse la sua abitazione ed io fossi una sua proprietà.

"Sei in ritardo." annunciò, non appena arrivai in cucina.

Non appena ebbe finito di preparare il pranzo nella mia cucina, ci sedemmo alla mia tavola e iniziammo a mangiare il mio cibo.

"Allora, come è andata la tua giornata, amore?" chiese, mentre assaggiava la carne.

Io, per quanto mi sforzassi di mangiare e sorridere, sentivo un magone costante fra lo stomaco e la gola.

"Smettila con questa sceneggiata: non potrà mai funzionare! Io non voglio stare con te, questa non è casa tua, è casa mia!" sbottai, sentendo il mio mondo completamente sottosopra e desiderando riprendere il controllo sulla mia vita.

"Ho dato a Ben la giornata libera, sembrava così stanco!" disse, ignorando la mia precedente affermazione.

"Adesso basta!- sbattei il bicchiere contro il tavolo e questo si ruppe in mille pezzi, frantumandosi nel medesimo modo in cui si era frantumato irreparabilmente il mio cuore e iniziai a piangere- tu non hai alcun diritto sulla mia vita! Non sei nessuno, non lo sarai mai. Io ti ho amato a lungo, ma sono cresciuta ed è normale e tu non hai alcun diritto di vincolarmi a te in questo modo."

"Ti devo ricordare la tua seconda vita e di come essa, insieme alla tua reputazione, possa essere messa a repentaglio in ogni momento?" domandò con tono freddo, la sua voce prima di emozioni, il suo sguardo gelato.

Amore Bugia Gioco.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora