-3-

763 14 23
                                    

Canzoni per il capitolo:

Arctic Monkeys- I wanna be Yours.

George Ezra- Shoutgun.

Avidamente le sue labbra succhiavano e leccavano le mie, mordicchiandole e di tanto in tanto, andando a concentrarsi sull'incavo del mio collo.

Mi sentivo bene stretta a lui, consapevole che mai ci saremmo lasciati andare, mai ci saremmo persi. Nel momento in cui mi baciava, mi sentivo più leggera, libera come un fiore cullato dal vento, mi portava in mondi lontani che neanche ero certa di conoscere, pur sempre, però, certa di amarlo.

All'improvviso la porta si aprì ed entrarono Martin e Aaron, incuranti del fatto che la porta fosse chiusa e che evidentemente, il loro migliore amico era occupato.

Dannazione! Un'altra occasione persa, un altro momento magico interrotto.

"Non pensavamo di trovarti indaffarato, amico!" ridacchiò Martin, accendendosi una sigaretta.

"E invece..." proseguì Aaron.

Guardai il mio ragazzo e alzai gli occhi al cielo: quei due dovevano per forza venire a casa sua ogni qual volta gli piacesse? Trovavo la cosa così insopportabile, considerando anche che io, a differenza loro, neanche avevo una chiave con cui entrare, ma dovevo sempre essere annunciata.

"Possibile che voi dobbiate sempre rovinare tutto, cazzo?" esclamò Cameron, scherzosamente.

"Non te la prendere, pensavamo che fossi solo e volessi divertirti." spiegò il fratello della mia migliore amica, mostrando un sacchetto in plastica con dentro un aggrumato verdastro e le cartine.

Erba! Ovviamente, chi se non quel fattone di Martin Khalifa poteva proporre come passatempo la droga?

"Non davanti a Bella e non in casa mia! Hai idea di cosa mi può fare mia madre se mi becca di nuovo?"

Era passata circa una settimana dalla festa di Gus Butler e in quei sette giorni le cose sembravano essere tornate alla normalità, entrambi ci ignoravamo ed io cercavo di passare più tempo possibile insieme al mio ragazzo e alle mie amiche.

Certo, qualche volta ci eravamo punzecchiati, ma mi ero dovuta, purtroppo, abituare alla sua fastidiosa presenza.

Alla fine, Gus Butler non era malaccio come persona, sapeva come far ridere i suoi amici e sapeva anche come distinguersi in campo scolastico e sportivo e ciò mi dava particolarmente sui nervi. Sembrava non aver nulla fuori posto e soprattuto, già era desiderato dalla maggior parte delle ragazze dell'Upper East Side.

Di lui non si sapeva molto: di origine newyorkese, a cinque anni si era trasferito con il padre a Londra e lì vi era rimasto fino ai diciassette anni, quando, per motivi ignoti, era ritornato nella Grande Mela.

"Si è fatto tardi, devo andare." dissi dopo essere stata ad ascoltare per una mezz'ora i discorsi strampalati dei tre ragazzi.

"Di già? Non vuoi fermarti per cena?" domandò Cameron.

Avrei voluto fermarmi, ma avevo ancora da fare molte cose e di certo, non potevo permettermi il lusso tardare. Non quella sera, per lo meno.

"Mia mamma ha cucinato il suo stufato speciale e non posso certo non mangiarlo." mentii.

In realtà, mia madre non era neanche a New York, ma da qualche parte in Giappone con le sue amiche.

"Come rifiutare il suo stufato speciale!?" mi prese in giro Cam, prima di salutarmi con un bacio.

Lasciai il suo attico e dopo aver preso la limousine, andai verso casa mia.

Avevo poco tempo a disposizione e dovevo sbrigarmi.

Amore Bugia Gioco.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora