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Mentre attraversavamo le trafficate strade di New York, proprio quando meno serviva, il tempo parve rallentare, tramutando ogni minuto in estenuanti ore.

Avevo paura, paura per il futuro, paura per il passato, per quel maledetto passato che aveva condizionato ogni istante del mio presente.

La mia mente andava a mille, ponendosi domande su domande, facendo ipotesi su ipotesi, senza mai giungere ad una vera e sensata conclusione.

Quel folle amore, che per mesi ci aveva tratto lontano dal male, si stava tramutando in un'arma a doppio taglio, pronta a ferirci e ad allontanarci, ma ancor peggio erano quelle bugie, quelle sottili menzogne, che a poco a poco ci avevano dilaniato, portandoci a crollare.

E infine c'era quel gioco, quel dannato gioco di potere e rancore, che fin dal principio ci era stato avverso e aveva tramato contro di noi, due ragazzi innocenti finiti, per puro caso, in qualcosa di estremamente grande e rischioso.

Non mi ero mai fidata di Theresa Dominique, alias Blake, più volte avrei voluto dire la verità al signor Butler, ma l'amore mi aveva reso cieca e impotente di fronte a un'evidenza che fin da subito era stata troppo chiara perché noi potessimo comprenderla del tutto.

Forse avrei dovuto dare ragione al mio istinto quando ero ancora in tempo per fermare quella pericolosa macchina che era stata azionata involontariamente dall'innocenza di un figlio a cui era stata portata via la madre, ma, in quel preciso momento, sebbene lo avessi voluto davvero, non avrei potuto fare nulla per cambiare il corso degli eventi.

Tutto ciò che mi restava da fare, in quel giorno di fine maggio, era pregare che ci fosse un rimedio a quel male che, inconsciamente, avevamo innescato.

"Credevi davvero di riuscire a nascondere una cosa simile a me, Simon Butler?" gridò subito dopo a Gus.

Quest'ultimo, da quando eravamo entrati in macchina, non aveva osato parlare, neanche quando interpellato da suo padre.

Era sicuramente spaventato e arrabbiato, serbava rancore nei confronti dell'uomo che lo aveva cresciuto e chiaramente si aspettava la verità, ma come poteva pretendere così tanto se era stato il primo a mentire, dicendo bugie su bugie?

"Perché i Mullen sono qui? Loro non c'entrano nulla con la nostra famiglia." esordì con tono pacato, incurante che qualcosa di ben più grande si celasse all'orizzonte.

In un certo senso mi rincuorò sapere che in un momento simile lui volesse proteggermi, ma non c'era veramente niente che potesse fare per me, perché la colpa, in quella vicenda, era anche mia ed arrivato il giorno in cui avrei dovuto affrontare le conseguenze del nostro folle amore.

Se stessi provando paura? Assolutamente sì, stavo letteralmente tremando dalla paura, ma la cosa spaventosa era che ormai non temevo più per me o per la mia reputazione, ma per ciò che sarebbe accaduto a quel noi che con tanta sofferenza avevamo costruito e per cui avevamo lottato.

Non ero ancora pronta a perdere l'unica persona per cui avevo trovato la voglia di vivere ed essere me stessa.

Perché quando si ama con intensità, con ogni singola cellula del proprio corpo, non si è mai pronti a perdere.

"E invece siamo invischiati, nostro malgrado, in questa faccenda più di quanto vorremmo." sospirò mia madre, lanciandomi un'occhiataccia.

Probabilmente se sapevano di Theresa, sapevano anche che io sapevo, che anche io ero una bugiarda. Al pari di Gus.

"Perché tu lo sapevi, vero? E non provare a mentirci, abbiamo dei video risalenti al tuo compleanno, mentre vi appostate davanti all'ufficio della signora Blake." aggiunse mio padre.

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