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Canzoni per il capitolo:

Yolanda Adams- Better Than Gold.

Bill Withers- City of Angels.

Quella sera, dopo aver passato l'intera giornata con Gus, ritornai a casa, cenai, mi cambiai e riuscii subito. Ovviamente senza destare sospetti.

Mentre con un taxi raggiungevo il mio "luogo di lavoro", non potei far altro che ripensare alle parole di Gus e a quanto il tempo passato con lui fosse stato meraviglioso.

Mentre raggiungevo "The Devil's Club", mi resi conto che per la prima volta da circa un anno non sentivo il bisogno di andare in quel posto, indossare la maschera e fingere di essere un'altra persona e il merito andava a Gus Butler.

Incredibile come la vita sia capace di rimescolare le carte pensai fra me e me e scesi dalla macchina gialla, attraversai la strada ed arrivai davanti alla porta in vetro che conduceva per davvero nel club del diavolo.

Presi un respiro profondo, mi preparai psicologicamente a ciò che mi attendeva dietro quella porta ed entrai.

Dall'esterno "The Devil's Club" sembrava un semplice pub, dove si servivano alcolici ai minori e veniva suonata musica dal vivo, ma, conoscendo la giusta entrata e scendendo al piano inferiore, immediatamente si capiva cosa fosse davvero.

La copertura era un'ottima trovata per mantenere lontani i curiosi e soprattutto, evitare rogne e di certo, chiunque ci fosse dietro una cosa simile doveva essere molto intelligente.

Accertandomi che nessuno mi vedesse, andai dietro al bancone e raggiunta la botola, scesi le scale e raggiunsi la tana del diavolo.

La musica era molto più bassa, con ritmi completamente diversi e molto meno affollata, sebbene fossero soltanto le dieci, c'erano già alcuni uomini intenti ad osservare alcune mie colleghe ballare.

Naturalmente, l'entrata dei clienti era altrove, in un luogo che, per privacy, neanche noi conoscevamo.

Filai dritta nel mio camerino e trovai il costume che avrei dovuto indossare quella sera: intimo nero in pizzo, un tubino il latex rosso e dei tacchi vertiginosamente alti.

Finito con i vestiti, mi truccai leggermente, arricciai i capelli e, infine, indossai una piccola maschera nera per non farmi riconoscere da nessuno.

"Angel, stasera privato." esordì una ragazza, entrando nel camerino.

Mi pareva si chiamasse Moon, ma non ne ero poi così sicura dal momento che poco mi importava di stringere amicizia con le mie colleghe.

"Di nuovo?" sbuffai, ripensando che nell'ultimo mese ero stata soltanto nella sala privata.

"Ordini di Marcel, mi spiace. Stasera, però, hai un solo cliente." ribatté, prima di lasciarmi di nuovo sola.

In quel momento, però, avrei voluto essere in un qualsiasi posto con Gus e la cosa mi fece parecchio riflettere.

Scacciai ogni pensiero riguardante occhi verdi e ritrovata la concentrazione, andai nella stanza a noi destinata.

Aprii la porta e lì, seduto su uno dei tanti divani messi a disposizione dalla direzione, si trovava un ragazzo giovane, sotto i trenta.

Non appena entrai, si voltò e mi guardò sorridendo; dentro di me pregai che non fosse un depravato.

Non avevo bisogno di un lavoro questo era vero, però, per più di un anno lavorare in questo club mi era parso il modo migliore per evadere dalla realtà. E mi piaceva, mi piaceva da morire ballare, indossare costumi diversi ogni volta ed essere una me diversa con ogni cliente.

Amore Bugia Gioco.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora