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Canzoni per il capitolo:

MKTO- Wasted.

Jacob Lee- I Still Know You.

Per tutta la vita ero stata brava a mantenere segreti, a tacere ogni scomodo dettaglio che poteva metter nei guai la mia famiglia o la mia stessa relazione e nell'ultimo anno, io stessa avevo protetto e nascosto la mia vita segreta, ma perché, allora, mi risultava così difficile celare il nuovo rapporto che si stava costruendo fra il mio ragazzo e sua madre? Perché ero così sicura che quel segreto, così nascosto e offuscato, ci avrebbe portato alla distruzione?

Era passato un mese dalla mia festa di compleanno e in quei lunghi trenta giorni più volte avevo provato ad intavolare questa conversazione con Gus, ma mai avevo trovato il coraggio di andare fino in fondo: con quale coraggio potevo chiedergli di rinunciare a sua madre, se il misero prezzo da pagare fosse stato nascondere questo nuovo inizio? La risposta era una sola: l'unica cosa che potevo fare era tacere e aiutarlo a trovare nuove scuse per incontrarla, per ritrovare quella figura misteriosamente sparita negli ultimi tredici anni.

Più volte mi ero chiesta il perché quella donna fosse sparita così come più volte mi ero chiesta se il signor Butler fosse a conoscenza del fatto che sua moglie fosse in vita, ma, ancora una volta, altro non avevo potuto fare che tacere.

Un mese di lunghi silenzi e bugie, un mese in cui, per amore, ero diventata un'ottima bugiarda.

Quel giorno, un lunedì mattina qualsiasi dell'ultima settimana di febbraio, mi alzai più felice del solito, sebbene fossi reduce da una lunga notte al The Devil Club, e con addirittura venti minuti di anticipo arrivai davanti al cancello di scuola. Fortunatamente anche Gus era già lì.

"Ei, Butler!" sorrisi non appena mi venne incontro, completamente coperto per difendersi dal freddo.

A New York, infatti, in quei giorni aveva nevicato parecchio e forse, ci sarebbe stata presto una delle tipiche burrasche invernali.

"Mullen, da quanto tempo." ridacchiò, abbracciandomi.

Indossava un berretto di lana rosso particolarmente buffo che, però, dovevo ammettere, si abbinava veramente bene con i colori della nostra divisa, il rosso appunto e il nero.

"Fammici pensare, da circa quattro ore?" lo presi in giro, ricordando il modo in cui avevamo trascorso il resto della nottata dopo che avevo finito di ballare.

"Sono pur sempre tante." obiettò lui e poi mi baciò intensamente.

Nonostante il gelo della città, il mio cuore era costantemente riscaldato dal suo amore.

"Gus, dobbiamo parlare di una cosa seria." mi trovai costretta a dire nel bel mezzo del bacio.

Era passato più di un mese e ancora non avevamo avuto una vera e propria conversazione sull'argomento. Esigevo risposte, ne avevo terribilmente bisogno.

Inoltre, ricordavo perfettamente come quella voce maschile le aveva impartito di star lontana da qualcuno sulle sue tracce... quel qualcuno, naturalmente, poteva essere soltanto Gus.

"Vuoi lasciarmi?" esclamò, guardandomi con aria sospettosa.

Era veramente un'idiota, un'idiota furbo che, avendo capito dove volessi andare a parare, stava cercando di svicolare.

No, non glielo avrei permesso.

"Certo che no. Il problema è tua madre." sussurrai per non farmi sentire da nessuno.

"Sarebbe un problema?" domandò, sorridendo.

Presi un respiro profondo e mi preparai alla discussione; sebbene tutto ciò che volevo era evitare un litigio mattutino, dovevamo renderci conto del guaio in cui ci stavamo mettendo. O, meglio, si stava mettendo.

Amore Bugia Gioco.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora