Capitolo 36 - uniti nel cringe 😬😅

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"I'm breathing in...my genitals..."

Lucretia cringiò talmente forte che forse persino le pareti lo sentirono. Quel maledetto drughé di "Bruno", sempre che quello fosse il suo nome vero (a Lucretia faceva troppo schifo per concepirlo), aveva preso a strimpellare la sua orrenda chitarra acustica del cazzo e non sembrava volersi fermare. Tutti attorno a lui c'erano i suoi fratelli, biondi e riccioluti, e a loro si erano uniti vagamente riluttanti anche Clifford, Jason, Klars e Lark. Lucretia sperava vivamente che lo stessero facendo solo per poi sfotterlo quando se ne fosse andato, perché il modo fastidioso in cui pizzicava le corde era al limite del sopportabile. Forse le leggende sulla taverna degli incroci erano vere, e quello era il demone anti-metal venuto a rompere i coglioni a tutti.

"I'm kekking in, cringing out, noscoping normies in the dark..." continuò il bardo con una voce malinconica e triste.

Lucretia decise che ne aveva abbastanza, e tirò un pestone assurdo sul pavimento se si bucò di nuovo. Tutti i biondi della stanza si girarono verso di lei e la guardarono alienatissimi, bah. Come se a lei fregasse un cazzo. Li ignorò e fece a tutti il dito medio.

"Cambia musica!" strillò istericamente.

Bruno la guardò un po' esterrefatto, ma si sciolse in una risatina divertita.

"Va bene, va bene. Di canti tramandati dalla pre-apocalisse ne conosco tanti...troveremo quello che più ti aggrada." sorrise, riaggiustandosi la chitarra sulle ginocchia.

"I used to roll the dice..." ricominciò, ancora più triste di prima. "Feel my dick in my enemy's ass..."

Lucretia trattenne a forza un grido isterico, e per una volta decise di fare la cosa meno da pazza maniaca che le riusciva, scegliendo la via pacifica. Si alzò in piedi ed uscì a passo sveltissimo dalla stanza, quasi accartocciando il pacchetto di sigarette nella tasca del suo chiodo. Allentò immediatamente la presa. Quelle sigarette erano le poche superstiti di una stecca enorme che aveva trovato tra le rovine di una casa a Lannisport anni ed anni prima. Non sapeva bene come mai, ma uno strano vibe gliele faceva sentire vicine, come se fossero appartenute a qualcuno che conosceva, forse ai suoi genitori...

Salì le scale rischiando di sfondare il pavimento con ogni passo, e cercò di trattenere il fiato finché non fu fuori.

Aprì la porta della taverna con violenza, e una volta che fu nella neve lasciò andare un lungo ruggito frustrato.

"Che cazzo di CRINGE!" strillò nell'oscurità più totale.

Si portò una sigaretta alla bocca e con uno schiocco delle sue dita la sua magia di tipo fuoco generò una fiammella con cui la accese.

"Lo so, non è il massimo." disse una voce piena di compassione e anche un po' di scazzo al suo fianco. "Cosa stava cantando?"

Lucretia si girò, e lì a slumarsene una c'erano Dàire e Tylether, appoggiati con nonchalance al muro della taverna. Ovviamente Dàire era solo lì ad intrattenere l'altro che fumava, perché non amava che gli si impregnassero i capelli di odore brutto, e avrebbe preferito spezzarsi un'unghia che fumarsi una siga.

"Che cazzo ne so. Qualcosa che non è metal." Lucretia sbuffò violentemente, facendo uscire il fumo dalle labbra. Dàire di tutta risposta fece un'aggraziata risatina, mostrando dei denti completamente perfetti.

Tylether si accigliò, staccandosi dal muro e facendo un passo in avanti. Guardò in cagnesco Lucretia, come era solito fare.

"Non ci interrompere. Stavamo parlando di cose che tu non capiresti."

"Ah sì, tipo cosa? Gli yaoi classisti?"

Dàire rise di gusto, con la sua risata elegante ed angelica ma anche in qualche modo molto forte e virile. Il leone arancione divenne il leone fucsia in faccia, scaldandosi talmente tanto che si vedeva il fumo di condensa dovuto al cambio di temperatura. O forse era la sigaretta.

"Stai zitta! Non capisci niente!" sbottò cercando di fare la voce grossa, che uscì solo acuta ed isterica.

"Non ti scaldare." Dàire sorrise gentilmente, ponendogli una mano sulla spalla per placare il suo bollente spirito. "Possiamo anche dirglielo, tanto è tua sorella. No?"

Calò il silenzio tombale sul retrobottega della taverna bottega maledetta. Tylether e Lucretia fissarono entrambi Dàire come se fosse pazzo per qualche secondo, e poi si guardarono a vicenda scandalizzati.

"No!" gridarono all'unisono.

Tylether fece una smorfia, e anche Lucretia, perché ODIAVANO quando succedeva quella stupida cosa che parlavano insieme perché non si sopportavano proprio!! Dàire li guardò confusissimo.

"Non è mica mia sorella! Ti pare?!" Tylether fumò nervosamente, gesticolando con la sigaretta tra le dita. Dàire si spostò vagamente infastidito. "È solo una tizia che abbiamo raccattato anni fa a Lannisport."

"Preferirei suicidiarmi che essere sua sorella!" Lucretia fece "blergh" con la lingua, mentre Dàire li guardava a metà tra il divertito e lo scioccobasito. "Come ti è venuto in mente? Neanche ci somigliamo!"

"Già, per niente!"

Dàire incrociò le braccia contro il petto dell'armatura (ti pare che so come cazzo si chiama?) e spostò lo sguardo dall'uno all'altro tre o quattro volte, per poi annuire con un'espressione esageratamente convinta sul suo bel viso.

"Sì, in effetti non vi assomigliate per niente, ora che guardo bene." disse con le labbra a forma di U ma capovolta al contrario. "Siete totalmente diversi, non so neanche come mi sia venuto in mente."

I due redhead rosci sembrarono soddisfatti del verdetto sicuramente sincero del cavaliere del miele, che ora sembrava quasi sull'orlo delle risate. Invece scosse la testa, e si avvicinò a Lucretia.

"In ogni caso è parte del tuo gruppo, quindi non dovrebbe essere un problema dirle..."

"Dirmi cosa?!" Lucretia sbuffò. "Su, parla, non abbiamo tutta la lunga notte."

Tylether scosse la testa amareggiato, e con un "tsk" degno di Shadow the Magic Hedgehog, suo personaggio dei videogiochi preferito (lui poteva giocarci perché era tipo elettro) fece cenno ai due di seguirlo.

"Abbiamo un piano, vieni."

"Ma un piano per COSA?!" Lucretia strillò. 

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