Capitolo 18 - ROCK N' R'HLLOR

6 2 0
                                    


"SEEEE! Perché la lunga notte è LUNGA e piena di..."

"METAAAAL!" rispose la piccola folla.

Ad urlare, dritta in piedi su un palco mezzo sbilenco che rischiava di cadere a pezzi, era stata una ragazza. I suoi capelli rossi incredibilmente voluminosi e ricci contrastavano perfettamente il trucco nero e sbavato che aveva attorno agli occhi e sulle labbra, dove era sbavato perché continuava a premere il microfono contro la bocca da quanto era esaltata. Indossava un gilet lercissimo di jeans, nonostante poi sopra avesse un cappotto di quelli da tifoso del Quidditch (quelli con le maniche bianche) su cui aveva cucito malamente un pellicciotto nero attorno al colletto. I suoi pantaloni di pelle nera erano ormai quasi distrutti, problema al quale aveva ovviato con un paio di leggins neri indossati sotto, che si intravedevano nei punti più rovinati dei pantaloni.

"No, senti, così non va bene." il tizio di fianco a lei, sul palco dal legno marcio, sbuffò sonoramente e la spintonò via senza troppi complimenti. "Sono IO il lead, non tu, fatti da parte."

Il ragazzo era pressoché vestito uguale, con la differenza che al posto della giacca da tifoso aveva una giacca di pelle spessa quattro dita, piena di tagli e cuciture, e al posto dei pantaloni di pelle indossava dei jeans più che rovinati, ma evidentemente doveva essere di tipo fuoco perché non sembrava avere freddo. In aggiunta, alla vita portava una cintura fatta interamente di "proiettili", degli strani artefatti in metallo che pare provenissero da oscuri gingilli perduti detti "pistole", di cui nessuno era certo dell'esistenza confermata.

Persino i capelli del ragazzo erano dello stesso colore della tipa che aveva appena spinto via, ma la texture era meno ricciola e più sul mosso, ed erano molto più lunghi. Sostanzialmente, la differenza principale erano i loro occhi. Lui li aveva color nocciola, un misto tra verde e castano (hazel) e lei del colore del ghiaccio più freddo del planetos.

"Sì, sentiamo." disse lei in tono pesantemente sarcastico. Lui le rivolse un'occhiataccia, ma si riposizionò in vita la sua chitarra tenuta insieme con lo scotch e guardò fieramente il misero pubblico di 5 persone.

"La lunga notte! Giunta tra noi, sì, ma non senza..." strillò con la sua voce incredibilmente rauca e nasale, come se fumasse da 50 anni nonostante ne dimostrasse una ventina.

I ragazzi tra il pubblico si guardarono vagamente confusi, qualcuno ruttò. Il tizio sul palco, ovvero Tylether Lannister Reyne, si accigliò profondamente.

"Raga, puttani gli Dèi però. Dovete dire 'METAL'." ringhiò nel microfono, amplificato dal suo potere elettro.

La folla fece un "aaah" collettivo, e finalmente dissero in coro "METAAAAL", anche se suonava molto meno entusiasta di prima. La ragazzina al suo fianco, ovvero Lucretia Electricity Hill, ridacchiò d'impulso nel microfono.

"Visto?" Lucretia alzò le sopracciglia fieramente, saltando giù dal palco. Come il suo stivalone di pelle nera rinforzato di acciaio all'interno toccò l'asse del pavimento, quella si sfondò con un suono disgraziatissimo. Lei ignorò la cosa, appoggiando la sua chitarra elettro contro il muro di legno. "Direi che sono più portata io."

"Dovevate darmi corda!" Tylether sbuffò, rivolgendosi alla folla composta dai suoi piccoli amici con cui stavano compiendo un viaggio suicida.

Già, la scenetta al limite della tristezza non era affatto un concerto su un palco marcio post-apocalittico. L'allegro gruppetto di ragazzi si era fermato quella sera al Crossroads Inn, come tappa del loro lungo viaggio verso il Nord profondo. Erano partiti da Lannisport, di cui erano tutti originari, qualche giorno prima.

Tylether era l'unico a ricordare ancora i volti dei propri genitori, perché aveva avuto la fortuna di nascere qualche anno prima che la Lunga Notte si abbattesse su Westeros. Evidentemente aveva anche una memoria formidabile, perché se non ho fatto male i calcoli avrà avuto tipo tre o quattro anni massimo massimo. In realtà io vi dico che non era molto buona la sua memoria, perché tutti i ricordi felici di giochi insieme ai suoi padri, pic nic sul grande promontorio (quello alto di Casterly Rock) ed infantili lezioni di chitarra insieme a suo padre James Lannister e suo padre Dave Reyne, in realtà non esistevano davvero. Se Tylether avesse avuto una memoria autentica e fedele ai fatti si sarebbe ricordato, dei suoi primi 4 anni di vita, un litigio dopo l'altro, tirate di capelli isteriche, varie bottiglie di alcol lanciate in giro per casa e chitarre fracassate contro i muri. Per fortuna però Tylether viveva nella beatitudine nell'ignoranza, e per ora lo lasciamo così, e lasciamo così anche il resto di Westeros (quel che ne rimane), che alla nascita di un Lannister-Reyne gioì per un breve periodo di tempo, perché finalmente le due casate avrebbero smesso di farsi la guerra. Al momento, Tylether veniva da molti chiamato "il leone arancione" o "Blitzer", per qualche motivo ignoto e sconosciuto.

Lucretia Electricity Hill, invece, come avrete dedotto dal cognome, era una bastarda delle terre di Lannisport, che non conosceva nulla delle sue origini e francamente non le fregava più di tanto.

Winter Post-ApocalypseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora