Capitolo 38 - la profezia di Ormund Baratheon 🐉🦌

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Nella nebbia di cristallo e nella neve di metallo, alle pendici di un castello caduto... uomini bestie, persone con le corna, ragazzi con gli occhi di drago... serpi luminose avvolte attorno al destino, un male proveniente da nord, sguardi vecchi e nuovi che si incrociano, e il ruggire di una bestia morta da secoli...

Ormund spalancò gli occhi lilla e si mise a sedere sul suo letto tutto trafelato. Era stato un incubo, un altro....

Si affrettò a prendere carta e penna dal mobile vicino al suo letto e si mise a scrivere nel dettaglio il sogno che aveva avuto, non prima di aver puntato un dito verso la candela sul mobiletto e averla accesa. Alla luce blu-viola della fiammella di non-fuoco della candela, il ragazzo, dai capelli argentati dalle meches naturali rosse si mise a scrivere, borbottando quando la vecchia biro (appartenuta ai suoi genitori quando ancora andavano a scuola oltre venti anni prima) smetteva di scrivere.

Alla sua porta bussò qualcuno.

"Sei sveglio?" Chiese la voce di una ragazza.

Il ragazzo platinato-rosso non smise di scrivere mentre rispose di sì ma no lascialo in pace!!! Non sarebbe riuscito a scrivere tutti i dettagli se quella brutta scema avesse continuato a infastidirlo!

"Ti stai facendo un seghino??? XD" chiese ancora quella stronzetta (affettuosamente), marcando l'accento sul XD.

Ormund si mise a gridare stavolta. "No Argella, brutta scema! Sto scrivendo un sogno!"

Allora la porta si aprì di colpo, rivelando la figura di una ragazza alta e magra di circa diciotto anni, dai lunghissimi capelli neri a ciocche rosse chiusi in due lunghe trecce, e vestita da maschio, con una felpa nera e gialla troppo grossa per lei legata in vita da una cintura e dei pantaloni rammendati.

La ragazza, Argella, saltò sul letto del fratello, facendo volare quasi per terra penna e foglio. "Noooo epico un altro?? Cosa predici stavolta? Facciamo che predici che la mamma non ci fa studiare algebra di nuovo?"

"Ma no, mica predico che non studiamo algebra. Sono cose più... elevate." si diede un certo tono il fratello maggiore.

"Per cui che sogno è?"

"Uhhhmmm mumble mumble" pensò tutto pensieroso Ormund. Lesse un po' quello che aveva scritto.

"C'è una ragazza con le corna... e un boa di struzzeros al collo. Poi un tizio sfigatissimo che si rigira nella neve mentre uno psicopatico wannabe ride... e poi c'è questa bestia malformata tutta stranissima trooooppo divertente e c'è una grotta con un tizio che miagola e si accarezza il pancione e... poi non mi ricordo, sai?"

"Forse è meglio così, sembra proprio un sogno di merda." disse Argella saltando in piedi con un triplo salto carpiato.

Ormund si alzò dal letto quando sua sorella smise di rompere i coglioni nella sua camera personale, nell'ala più esterna di Capo Tempesta, proprio a picco sul Mare Stretto che, in quel punto, non era ghiacciato. Le tempeste (per questo si chiama Capo Tempesta) erano perenni e sempre fortissime, pioveva ininterrottamente da diciotto anni e ormai tutto s'era mezzo inondato, comprese le fondamenta del castello dei Baratheon che in quei 17+ anni erano diventate un allevamento di pesci. Sua sorella maggiore era nata col potere di controllare l'acqua e le bestie marine, dunque era facile allevarle e avere da mangiare senza dover uscire dal castello, cosa che sarebbe stata difficile dato che sorgeva su un promontorio che in quei tantissimi anni era diventata un'isola e intorno non c'era assolutamente nulla.

A forza di mangiare pesce, Ormund si sentiva un po' pescio ormai.

Forse tutti quegli incubi li faceva a forza di mangiare o pesc? O forse era legato al fardello che suo padre, l'ormai defunto lord Connington, aveva dato in eredità ai suoi figli?

Ormund si guardò allo specchio. Era un ragazzo altissimo e robusto, tipico dei Baratheon, ma i suoi capelli erano pallidi, di un biondastro platinato strano, striati di rosso naturale, tipico colore di capelli dei Connington. Aveva, però, gli occhi lilla, chiaramente distinguibili da un grigio/azzurro dei Connington o il blu intensissimo di sua madre Shireen e sua sorella Argella.

Non ricordava suo padre, morto durante l'Apocalisse, assieme a entrambi i suoi nonni, lord Jon Connington e lord Stannis Baratheon, perchè era davvero troppo piccolo per ricordare anche solo il suo viso. Peccato, se si ricordasse tutto ciò sarebbe molto più facile, ma invece dobbiamo sorbirci questo monologo interiore palloso di un teenager edgino.

Si vestì con una casacca gialla e nera scura ma un po' chiara sbiadita dal tempo, una spessa cintura di pelle di cervo intarsiata d'oro (ma i fili d'oro si erano un po' scuciti) alla vita, pantaloni gialli e neri pure loro e stivaloni scuri da pioggia, perchè a forza di piovere incessantemente qualche perdita d'acqua si era intrufolata nel castello e c'erano pozzanghere un po' ovunque.

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