due

22 2 0
                                    

Allistair

Quella scuola era davvero enorme, bellissima ed imponente. Mio fratello l'aveva frequentata ed era stato un membro importante e stimato del Riot Club. Non ero troppo interessato a quel genere di cose, anche se mi sarebbe piaciuto vantarmi di avere il suo stesso sangue e DNA. Mio padre insistette per farmi avere una buona stanza, solitaria e grande come l'aveva avuta mio fratello. Spiacente per lui però, quando arrivammo era stata assegnata ad un'altro ragazzo.

- dovete assolutamente cambiarlo! Mio figlio deve stare qui- sentenziò mio padre.
- mi scusi ma questo non si può cambiare, è contro il regolamento- disse la donna
- papà... Davvero non importa - provai a dire, ma lui mi zittí con un gesto di mano.
Alzai gli occhi al cielo, esausto.

- mi dispiace, questa camera è stata assegnata ad un'altro.. si potrà rifare l'anno prossimo-
- al diavolo! - urlò lui.

Poco dopo la discussione si interruppe. Un ragazzo moro entrò in stanza con le chiavi in mano. Si imbarazzò nel vedere tutti fissarlo.

- questa dovrebbe essere la mia stanza - disse con fievole voce. Io sbuffai.
- ah, a lui l'avete data! - sbraitò mio padre.
- perché? - il ragazzo non capiva.
- questa stanza è di famiglia, tutti hanno alloggiato qui! E ora non danno la stanza a mio figlio- spiegò.

Lui boccheggiò per qualche istante.

- se per voi ha un valore così importante, possiamo fare a cambio. A me non interessa- alzò le spalle.
- perfetto! Hai del buon senso, almeno tu-

Li vidi scambiarsi le chiavi, e la donna custode delle camerate lo fulminò con lo sguardo prima di uscire per accompagnare l'altro nella sua stanza.

- potevi evitare il teatrino - dissi a lui.
- non iniziare! Non rovinerai la catena familiare, chiaro?-

Sono gay papà, l'ho già spezzata da un po' avrei voluto dirgli, ma mi trattenni.

Mio padre andò via dopo avermi fatto una testa enorme di raccomandazioni che non avevo minimamente ascoltato. Lo odiavo, credeva di avere pieno controllo della mia vita ma lui non sapeva niente di me ... Ero solo bravo a fingere e nascondermi anche davanti ai suoi occhi del cazzo. Capivo perché mamma lo aveva piantato.
Mi cambiai e cercai di ambientarmi un po', poi a sera inoltrata uscii a fare due passi. In quelle vie strette e buie non passava nessuno a quell'ora, perciò presi la mia carta di credito e la inserii nell'apposito macchinario. Dovevo avere dei contanti.
Poco prima di fare il pin però, venni circondato alle spalle da tre uomini.

- zitto, non muoverti ... - disse uno.
- merda - sussurrai. Bel modo di iniziare.
- inserisci il PIN e dacci duecento sterline, precise precise-

Il suo amico affianco tirò fuori un coltellino che poggiò sul mio fianco, come per intimidirmi.
Inserii il codice ma non feci altro, diedi una gomitata al tizio con il coltello facendolo cadere a terra, l'altro però mi spinse da dietro e mi diede due calci alla schiena. Gemetti dal dolore iniziale, mi presero il portafogli e da rimando, prima di andarsene, uno mi diede un forte pugno sullo zigomo e un calcio sull'addome, facendo subito colorare la guancia di un viola scuro. Tossii.
Figli di puttana.

Restai per un po' lì a terra, ma poi mi alzai lentamente e mi poggiai ad un muretto poco distante. Accesi una sigaretta anche se avevo deciso di smettere, e aspirai profondamente. Il viso mi faceva male e sicuramente avevo lividi da altre parti. Avevo la mia carta di credito in mano, l'unica cosa davvero di valore non l'avevano rubata.
Evidentemente avevano fatto quel gesto solo per divertirsi.

- ehy, tutto ok? - un ragazzo si avvicinò.
- si .. tutto ok - buttai il mozzicone a terra, oramai consumato.
- che hai fatto in faccia? - si piazzò davanti a me.
- mi hanno derubato - sospirai
- minchia, figli di puttana - mi stava guardando meglio. - vuoi una mano? -
- no, sono apposto grazie - volevo evitarlo, non mi andava di conoscere gente.

Mi incamminai davanti a me anche se non sapevo dove portasse quella strada, ma il ragazzo mi seguì ed iniziò a parlarmi come se mi conoscesse già.
Mi ero già rassegnato. Ci ritrovammo in una scalinata di un liceo, presi una sigaretta ma avevo perso l'accendino.
Lui lo notò e mi passò uno zippo.

- come ti chiami? - chiese.
- Allistair Ryle -
Lui parve sgomento - Ryle... Conosci Matt Ryle?-

Ecco, lo sapevo. Tutti conoscevano mio fratello. Il suo nome mi precedeva sempre.

- si, è mio fratello - il mio tono si fece più sicuro adesso.
- cazzo! Sei il fratello di Matt! Tuo fratello è un grande!-
- già ... -

Calò il silenzio, poi fui io a parlare quella volta.

- e tu come ti chiami? -
- sono Dimitrij mitropoulos ... E se tu sei d'accordo, potrei farti vedere il bel mondo che c'è dentro il Riot Club-

Rise sinistro mentre mi fece vedere lo zippo con più attenzione. C'era il loro stemma li sopra. Lo guardai silenzioso. Cosa avevo da salvaguardare? Nulla, la mia vita era uno schifo, non poteva andare peggio di così.








Miles

Il cambio stanza non era stato un problema, anzi. La stanza che mi avevano dato era perfetta per me, silenziosa e in disparte da molte altre camerate. Mi sistemai cercando di sentirmi subito a mio agio e iniziai a fare un giro per l'università. Avevo faticato molto per entrare e ancora non mi sembrava vero. La struttura era antica e bellissima, elegante direi.
Entrai andando subito verso la biblioteca, lì incontrai una ragazza. Aveva gli occhiali, una camicetta bianca e una lunga gonna a fiori colorati. Sembrava in difficoltà con un libro troppo in alto, così mi feci avanti e lo presi al suo posto.
Lei si voltò verso di me e sorrise timidamente. Era bellissima.

- grazie - disse
- sono Miles Richards - sorrisi presentandomi.
- è un piacere, io mi chiamo Kate -
- Kate.. che ne dici di farci un giro insieme?-

Lei acconsentì e camminammo per un po'. Lei faceva già il secondo anno perciò fu lei a guidarmi, fino a che non ci ritrovammo sopra il tetto di uno dei tanti piani della scuola.

- è così bello qui ... - disse
- concordo -
Si stese accanto a me a fissare il cielo, adesso in fase di tramonto. - allora, come mai qui?-
- ho sempre sognato di entrarci, mio padre ci teneva molto- spiegai.
- anche il mio! -

Posai gli occhi su di lei. Il suo viso di profilo era elegante e marcato come se fosse un dipinto. Doveva essersi sentita osservata visto che arrossí a mi guardò a sua volta.
Si, era decisamente bellissima.

- senti... Ho del whisky nascosto in camera, se ti va dopo puoi passare- provai.
- non mi va di ignorarti da subito dopo essermi pentita di aver fatto sesso con te al primo giorno-
Ridemmo.
- non era mia intenzione fare sesso!- mi difesi
- certo come no -

Effettivamente era vero, ma avrei fatto tutto il possibile per conquistarla.







*Autrice*

Nella foto James Leighton. <3

Posh Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora