dodici

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Miles

Hugo mi mandò un messaggio anche se non avevo idea di come avesse il mio numero. Mi diede appuntamento nella sua stanza, dicendomi che sarebbe stato un tassello fondamentale per me e per il mio futuro nel club. Incuriosito, mi diressi puntale verso la sua stanza, bussai e poco dopo aprì.
Era in vestaglia.
Mi sorrise e mi fece passare. La sua stanza era tappezzata di quadri con gente aristocratica che parlava, mangiava ...

- belli vero? Sono i miei parenti. I parenti dei componenti del club- mi spiegò.
- ma io non ho parenti del genere -
- beh non importa, io faccio parte della nobiltà decaduta, non dovevo starci neanche io in mezzo, eppure eccomi qui-

Lo guardai in silenzio. Allora non era un obbligo essere parenti di nobili. Pensai.
Poco dopo mi guidò verso un grande specchio e c'era un altarino lì davanti.

- vedi, miles. C'è una tradizione che portiamo avanti da molto tempo e lo facevano anche i nostri antenati. Ogni inizio anno ci vestiamo con una sorta di uniforme, tutti uguali, e andiamo in una cena... Una cena importante- iniziò a spiegare.
- che tipo di cena? - gli chiesi.
- andiamo in un locale che può soddisfare ogni nostra richiesta, uno importante ... Ci riservano il loro migliore tavolo e mangiamo. Il problema però si crea più tardi-
- in che senso? - mi preoccupai.
- beveremo molto, faremo giochi e forse, ci sarà un escort-

Mi ghiacciai.

- un che? Escort? -
- si, non ti va bene? - mi guardò mentre finalmente aveva il mio vestito tra le mani.
- no e che ... Io insomma ... Sono fidanzato -
Lui rise quasi scettico - non c'è problema, tanto non lo dovrai guardare negli occhi-

Lui non capiva, stava parlando al maschile ed io non ero gay come loro.
Poco dopo lasciò stare il discorso e mi fece vedere il vestito, era bellissimo e sfarzoso. Lo toccai, era fatto di un ottimo materiale e curato nei minimi dettagli.

- spogliati, provatelo così vedo se modificarlo- disse con troppa nonchalance.

Deglutii incerto, ma comunque feci come disse. Mi svestii davanti ai suoi occhi nonostante faceva finta di non guardarmi. Mi aiutò a mettere bene il completo rivelatosi più difficile del previsto e mi guardai allo specchio, con lui dietro di me che mi toccava ovunque.

- sei bellissimo Miles, davvero - disse con voce fievole. - ti sta quasi perfettamente- mi toccava la schiena e dietro le gambe.
Mi scosse un forte brivido.
- cosa non mi sta bene? - chiesi.
- niente di complicato, il pantalone è leggermente troppo lungo ma non ci metto niente a tagliarlo un po'. La giacca ti sta perfetta- sorrise.

Effettivamente mi sentivo così diverso con quel vestito... Era bellissimo.

- sai anche cucire? - iniziai a togliermi la giacca.
- si certo, mi rilassa e non mi fa pensare troppo alla mia vita- prese la giacca e la ripose in una scatola. - ho la vita così complessa... Non capiresti-
- non è detto sai - lui mi guardò.

Mi tolsi i pantaloni e glieli passai.

- lascia stare Miles, non ti interessa -

Quel tono mi fece spaventare, sembrava un argomento importante e fastidioso per lui, così lo lasciai stare. Mi rivestii e lui mi diede la scatola con il completo dentro. A parte, mi porse anche le scarpe.

- domani c'è una cena importante come ti ho detto, indossa tutto e fatti bene i capelli. Lì dentro c'è l'indirizzo e l'orario, se non hai passaggio avvisami-
Annuii silenzioso.
- per i pantaloni, passa domattina in camera mia e te li darò. Anche sta sera se hai tempo-
- certo, va bene - risposi.

Me ne andai subito dopo.








Hugo

Il suo corpo era bellissimo, aveva i muscoli appena accennati sulle braccia, belle spalle e pelle chiara. Gli addominali erano marcati ma delicati, stessa cosa per i pettorali. Le gambe erano toniche e lunghe, esili.
Mi ero promesso di non guardarlo, dopotutto era fidanzato e soprattutto etero. Ma era più forte di me, e poi non me ne fregava nulla se ci fosse Kate nella sua vita. 
La sera mi presi tempo per modificare i suoi pantaloni, sapere che li aveva indossati qualche ora prima mi faceva sentire strano, avevo un peso sul petto e il suo odore si era già impregnato dentro il tessuto. Aveva una colonia fantastica. Mi misi a cucire i pantaloni e dopo mezz'oretta avevo finito, lo stirai per bene e lo piegai, non mi restava che attendere lui che venisse a riprenderli. Ammisi che speravo tanto lo facesse quella sera.
Quando lo toccai, sentivo i suoi muscoli rigidi, lo capivo aveva avuto ansia, ma quel tocco a me fece l'effetto contrario. Ero rilassato come lo ero poche volte. Lui, Miles Richards mi rilassava.
Sorrisi da solo mentre sorseggiavo un bicchiere di scotch sulla poltrona, aspettando nella fievole atmosfera creata da una abat-Jour.

Attesi una, due, tre ore...
Bene, mi dissi, non sarebbe passato. Spensi la luce e mi diressi verso il mio letto, quando un bussare alla porta mi fermò. Mi pervase uno strano fremito di eccitazione che subito mi fece incamminare verso la porta.
La aprii, era lui.

- Miles, stavo andando a dormire -
- scusami, prendo i pantaloni e vado via - si scusò.
- tranquillo, entra - sorrisi.

Prese i pantaloni, la sua faccia era strana, cupa.. diversa da quella che era entrata quel pomeriggio.

- tutto bene Richards? - chiesi dubbioso.
- si ... Solo che sono scosso - ammise.
- scosso? Perché? - ero curioso - Kate sembra contraria alla mia ammissione al club. Dopo aver visto la mia stanza in quelle condizioni ha cambiato notevolmente idea-
Sospirò e io gli toccai la spalla per incoraggiarlo. - capisco i suoi dubbi, stare nel club non è per niente facile-

Ancora una volta eravamo circondati da una luce calda e debole della stanza, rendevano il suo volto ancora più bello e attraente.

- sta tranquillo Miles, le passerà -
Lui mi guardò - dici? Io la amo, non sopporterei che mi lasciasse... Non ora-

Il mio stomaco si contorse, mi staccai subito da lui e feci dei passi indietro. Il mio improvviso cambio di umore lo notò.

- Hugo? - chiese lui infatti.
- non è niente, va pure. È tardi - non lo guardai e lo accompagnai verso la porta.

Non me lo aspettavo neanche che lui potesse dire qualcosa, infatti non parlò se non per dire un fievole grazie che disse mentre chiudevo la porta. Forse non voleva neanche essere sentito eppure udii tutto.

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