trentanove

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Allistair

La febbre non decideva di fermarsi, era sempre alta ... Trentanove. Dovevamo partire tra due giorni e non avevo neanche visto dove avevo la valigia. Ripensai alle parole di Dimitrij, effettivamente avrei dovuto farmi fare i bagagli da qualcun altro. Così presi il telefono con fatica e lo chiamai.

- pronto, Alli? Tutto ok? - mi disse.
- senti, la febbre non scende e i-io non ho fatto i bagagli ancora -
Lui capì subito. - arrivo, te li faccio io -

Richiuse. A volte mi chiedevo se meritavo davvero tutte le sue attenzioni. Tuttavia, dopo qualche minuto venne in stanza, io ero allettato e avevo una certa fame, comunque mi sorrise e si sedette nel letto affianco a me. Facevo fatica a reggere il suo sguardo ma provai.

- come ti senti? - mi accarezzò i capelli.
- stordito, ho ancora la febbre alta ... La misuro ogni due ore - dissi.
- capisco, spero che ti rimetterai o non puoi partire con noi - mi sorrise debolmente.
- starò benone! - sorrisi anche io.
- sei uno scemo Alli -

Poi si alzò prese la valigia e iniziò a metterci le cose in base alle mie indicazioni. Era stato più divertente del previsto.

- sai, dovresti fare da servitore più spesso - scherzai.
- fottiti - mi alzò il dito medio mentre era di spalle a cercare dei calzini nell'armadio.
- non me la sento di fottermi da solo! Sono un malaticcio di merda - risi.
- sei malato ma la tua incredibile simpatia non la perdi mai, complimenti - era ironico.

Risi, almeno per quell'asso di tempo non avevo pensato al mio mal di testa. Sarei partito a tutti i costi, anche con la febbre io sarei arrivato tranquillamente in quello chalet in Italia e mi sarei goduto la vacanza. Presi delle medicine che fino ad allora avevo provato ad evitare, mi feci passare un bicchiere d'acqua e mandai giù due pastiglie.

- non esagerare con quelle - mi avvertì
- ne servono due al giorno, domani starò benone, te l'ho detto - lo fissai.
- spero tu abbia ragione - sorrise debolmente, voleva aiutarmi e stava morendo dentro, potevo vederlo e forse anche percepirlo.
- hai lezione? - chiesi poi dopo qualche attimo di silenzio.
- dovrei, ma non ho voglia di fare matematica - ammise.

- vai, non perderle, dopo le vacanze ci sono gli esami - consigliai. Non volevo che si mettesse indietro con il programma per me.

Fece per replicare ma il mio sguardo era supplichevole, non ammettevo un no. Così, mi baciò la fronte con delicatezza, sorrisi debolmente e poi uscì dalla stanza.








Miles

Esatto, come ci si sentiva ad amare un uomo? Una persona del tuo stesso sesso? Era una domanda che mi affliggeva particolarmente da quando ero entrato nel club. Tutti loro erano gay, avevano storie, intrighi ... Io non avevo mai avuto un amico gay prima di allora. Era strano, avevo baciato Hugo due volte e mi ero anche eccitato durante il pranzo. Si, stavo per forza impazzendo. Mi stavo lasciando influenzare dai loro modi di fare e vivere.
Presi il telefono e chiamai Kate sperando che mi rispondesse, ma niente. Ci stavamo trascinando a vicenda e non avevo tempo di poter chiarire bene con lei, mancavano due giorni alla partenza.
Presi infatti le valigie e le feci con una certa fretta, sicuro di aver dimenticato qualcosa ma non ci pensai.
Provai a richiamare Kate e ancora una volta non rispose, aveva spento il telefono. Avevo paura, non capivo perché fosse così incazzata con me, volevo poter parlare con lei prima di partire, non sapeva neanche che dovessi andare via per natale.
Con ansia a non finire, andai direttamente in camera sua, bussai e aprì quasi subito.

- sei un cazzo di stalker? - disse nervosa, lasciandomi però entrare.
- Kate, che ti prende? - chiesi
- dovrei fartela io questa domanda, Miles. Sparisci ogni giorno e litighiamo di continuo. Per non parlare di come sei ridotto ogni volta che sei con quelli -
- sono miei compagni Kate - sospirai
- non mi interessa! Non voglio sapere niente da te. Mi hai interrotto dal mio studio -
Si sedette dandomi le spalle.

Mi avvicinai a lei, le toccai le spalle e le baciai il lato del collo. Lei non si mosse.

- rimediamo, Kate ... Non posso stare ancora un giorno lontano da te -
- passa il natale con me Miles -

Mi irrigidii. Non potevo, cazzo.

- a tal proposito... Ho un viaggio prenotato -
- certo, che stupida che sono - rise amara, tolse di scatto le mie mani da lei e si alzò, il suo sguardo era glaciale.
- Miles, vattene via. Non voglio vederti fino a gennaio, chiaro? -
- ma ... -  provai a dire, senza successo
- no! Vattene, non voglio vederti -
- devi ascoltarmi, Kate! - alzai la voce. -a tutto c'è un rimedio del cazzo, abbiamo litigato, non ti piacciono i ragazzi e lo capisco, ma io non sono come loro -
Lei distolse gli occhi senza rispondere.
- allora? Io voglio soltanto stare con te - dissi con voce più dolce.
- Miles, voglio stare da sola -
- okay ... - sussurrai. Ero devastato

Ancora una volta mi aveva invitato a non farsi vedere da lei. Ero certo che a fine anno non saremmo arrivati ancora insieme, mi dispiaceva non poter fare molto, non potevo obbligarla a restare con me ... Non potevo.
Avevo incontrato Hugo per i corridoi ma ero come scappato per non farmi vedere, e fortunatamente ci ero riuscito alla grande. Mi chiusi lì dentro con la convinzione che non sarei uscito fino al giorno della partenza, forse era meglio così.
Chiusi gli occhi dopo essermi steso sul mio letto, ero rilassato adesso e respiravo con lentezza. Volevo addormentarmi ma lui tornò a farmi visita nella mia mente. Per qualche strano motivo non riaprii gli occhi subito, lo stavo fissando. Sorrideva, era spensierato e ci trovavamo in una casetta di legno che non sapevo neanche se esistesse. Comunque, sembrava sereno ... Tranquillo.

- forza Richards! Dammi un bacio -
Mi diceva. Ero rimasto fermo in piedi, davanti a lui, eppure non mi muovevo.

- va bene, lo farò io allora -
Si avvicinò a me e mi baciò. Per un attimo potei sentire la pressione del bacio su di me, era stata così forte che il mio cuore perse un battito.

Lo avevo sognato di nuovo ...















*Autrice*

Dim >>> troppo dolce lui piango.
Hugo che si impossessa della mente di Miles!? Ne parliamo!?

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